di Federico Ameli
«Grazie, grazie, grazie. Dovevamo essere tanti, siamo tantissimi. È emozionante vedere qui tanti sindaci, avere la condivisione di un intero territorio mostra quanto sia grave questa emergenza. L’unità può fare la differenza».
Esordisce così, con un saluto sintetico ma estremamente sentito, il sindaco di Comunanza Domenico Sacconi nell’aprire i lavori dell’assemblea pubblica convocata per discutere insieme la questione Beko, la multinazionale dell’elettrodomestico che in vista del prossimo anno ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Comunanza.
Uno scenario potenzialmente drammatico sul piano occupazionale ma anche sociale, dato che in ballo ci sono i destini di oltre 300 famiglie e di migliaia di piccole e medie aziende che, da 50 anni a questa parte, si sono specializzate andando a configurare un indotto consolidato e in grado di garantire un flusso economico che, nel giro di qualche mese, rischia di scomparire.
“È il momento di agire insieme per il bene comune” è lo slogan scelto per un’assemblea pubblica che, nel pomeriggio di oggi, lunedì 2 dicembre, ha visto centinaia di lavoratori, imprenditori, rappresentanti di associazioni di categoria e istituzioni locali e nazionali prendere posto nell’auditorium “Adriano Luzi” per discutere insieme delle prospettive che attendono il polo di Comunanza, messo in discussione a 50 anni di distanza dall’inaugurazione.
La risposta del pubblico testimonia l’importanza del tema. Oltre a chi lavora, vive e fa vivere quelle zone, in platea c’è posto per la stragrande maggioranza dei sindaci del territorio, che per un pomeriggio hanno scelto di lasciare il proprio comune per rivolgere la propria attenzione a un tema che, inevitabilmente, non coinvolge la sola Comunanza.
A ripercorrere la storia di uno stabilimento attivo dal lontano 1974 è il consigliere comunale Massimiliano Trobbiani. «I dirigenti di Beko Europe, nella riunione di giugno al Mimit, hanno evidenziato una saturazione dello stabilimento al 56% e una contrazione delle vendite a causa dell’inflazione. Nella seconda riunione di novembre, poi, ci è stato presentato uno stabilimento in perdita, ma più contenuta rispetto agli altri poli in Italia, frutto di una forte concorrenza di altri player in Italia e una produzione frastagliata, con capacità in eccesso rispetto alla domanda.
Non eravamo così preoccupati perché avevamo delle rassicurazioni non solo all’interno dello stabilimento, dato che qui si produce sul venduto, in una fabbrica “liquida”. Alla terza riunione, invece, non siamo stati invitati».
Come riferito dal consigliere Trobbiani, il Comune di Comunanza può contare su ben 65 società di capitale con sede in paese a fronte di una realtà in cui vivono appena 3.000 abitanti, ma che ogni giorno coinvolge un numero ben più elevato di persone e lavoratori. Una realtà in grado di sviluppare un Pil importante e un indotto da preservare a ogni costo per mantenere competitivo il territorio, al di là di alcune evidenti lacune sul piano logistico che pongono Comunanza sullo stesso piano di molte altre realtà delle nostre aree interne.
Dopo i primi interventi affidati agli amministratori di Comunanza, il microfono passa tra le mani dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, che annunciano una mobilitazione in programma nella mattinata di sabato 7 dicembre, a partire dalle ore 10.
«Non abbiamo visto gli investimenti dichiarati – evidenzia Alessandro Pompei, segretario provinciale Fiom-Cgil – Beko sta facendo una competizione sulla bassa gamma. Stiamo portando avanti una battaglia sindacale attraverso una manifestazione dal titolo “Comunanza non si chiude”, perché nel momento in cui Beko chiude a chiudere è un intero territorio, con ricadute pesantissime per le attività commerciali.
Vogliamo i fatti. Ci aspettiamo che il Governo, a prescindere dalle opzioni che eserciterà, smentisca questo verdetto di morte per una fabbrica e i suoi 50 anni di storia».
IL TERRITORIO – Al di là di qualche voce fuori dal coro proveniente dalla platea, il pomeriggio trascorre all’insegna della condivisione tra istituzioni e addetti ai lavori su un punto fondamentale: unire le forze per garantire un futuro a Comunanza e alle aree interne.
«Rappresentiamo circa 200.000 imprese in tutte le Marche, che oggi sono tutte al fianco di Comunanza – conferma il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini – Oltre alla Beko ci sono tantissime altre imprese che sono cresciute e si sono specializzate sul territorio, e una chiusura comprometterebbe tutto l’indotto. Dovremo mettere in campo qualsiasi iniziativa di sostegno per i lavoratori, le imprese e l’indotto per tutelare questo territorio. Alle istituzioni dico che c’è molto da fare e molto da poter fare. Dobbiamo individuare le risorse per far tornare Comunanza un punto focale dell’economia locale, tenendo conto anche dell’altissima specializzazione delle nostre maestranze».
«Chiudere lo stabilimento Beko sarebbe un dramma economico e sociale – commenta Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli e presidente Anci Marche, nonché del Consiglio nazionale Anci – Il futuro del Piceno passa dalla capacità di produrre e mantenere lavoro. Comunanza è un esempio di vitalità, che attraverso il lavoro ha mantenuto qui tanti giovani e lavoratori che con la loro professionalità hanno garantito la crescita di uno stabilimento che ha fatto la storia. Non vogliamo ricordare il cinquantesimo anniversario come quello di una possibile chiusura. Beko non può dimenticare la storia e un capitale umano che ha assicurato la crescita di questa industria».
LA REGIONE – Una prima buona notizia, in questo senso, arriva dall’assessore regionale Andrea Maria Antonini, che conferma la volontà delle istituzioni di rifinanziare gli incentivi previsti nell’ambito dell’area di crisi complessa che insiste sul Piceno e su Comunanza.
«È un argomento che da rappresentante del territorio mi coinvolge da vicino – afferma – Ringrazio il sindaco perché dal primo momento ci ha voluto presenti, e per noi è un impegno morale molto forte. La presenza istituzionale va oltre i colori politici e dà la conferma di un territorio coeso. Dal ministero abbiamo avuto garanzie sull’applicazione del Golden power, con molti parlamentari che si stanno da fare sul tema, e la Regione sta cercando di ottenere delle risposte. Dobbiamo rendere questo territorio sempre più competitivo, con più risorse, servizi e investimenti».
«Posso testimoniare l’impegno che la Regione ha messo dal primo minuto su questa partita – aggiunge l’assessore regionale Stefano Aguzzi – La fusione in un colosso europeo aveva creato tante aspettative per il rilancio del settore. A settembre, in assenza di novità, ho scritto al ministero e ai miei colleghi di altre regioni per riconvocare un nuovo tavolo. A novembre non ci hanno fornito particolari indicazioni, e nel tavolo del 20 novembre è stata poi paventata la chiusura. Siamo tutti motivati per far sì che quel piano industriale sia rivisitato o ritirato».
«Sono preoccupato perché in questi stabilimenti c’è il know how e la storia che hanno dato un contributo importante alla nostra regione – dichiara il presidente regionale Francesco Acquaroli – Siamo consapevoli di un indotto con numeri enormi, che non possono essere riassorbiti in nessun altro settore. La crisi prospettata da Beko sarebbe irreversibile. Abbiamo cercato delle strategie da percorrere con il Governo, ma non dobbiamo avere dubbi o problemi tra noi, nel rispetto di chi sta vivendo giorni drammatici.
Ho chiesto di partecipare a un tavolo molto importante il 10 dicembre, quando confermerò che la storia degli stabilimenti è la storia della nostra regione, e che una chiusura vanificherebbe tutti gli sforzi che si stanno facendo sul piano della ricostruzione e delle infrastrutture. Le prescrizioni impongono di tutelare capacità produttiva e livelli occupazionali. Restiamo uniti: spero di potervi dare buone notizie il 10 dicembre».
DA ROMA – «Voglio confermare la massima vicinanza e il massimo impegno nel rappresentare questa crisi anche a livello nazionale – assicura l’onorevole Augusto Curti, già sindaco della vicina Force – Abbiamo chiesto di fare chiarezza sulla Golden power. Siamo in un momento difficile, in cui serve unità per far fronte a un terremoto sociale. Dobbiamo rispondere così come si fa di fronte alle catastrofi, insieme, formulando proposte senza piangersi addosso, come nel caso della Zes».
«È successo qualcosa di inaccettabile, cambiando le carte in tavola nel giro di pochi mesi – aggiunge Giorgio Fede, parlamentare per il Movimento 5 Stelle – Nel 2018 l’ipotesi di una chiusura è stata scongiurata, il compito del Governo è tutelare il territorio. Chiudere 320 posti di lavoro a Comunanza avrebbe un impatto devastante su un’area già colpita dal terremoto e da diverse problematiche».
«La forza di questa vertenza presuppone unità per superare questa tragedia, che diventerebbe un colpo mortale per ciò che stiamo facendo sul piano della ricostruzione – spiega Guido Castelli, commissario straordinario per la Ricostruzione – Abbiamo il dovere che le prescrizioni applicate alla Beko vengano rispettate, mantenendo i livelli produttivi. Sono convinto che il Governo si renderà coerente grazie a una filiera istituzionale che consentirà un aggiornamento immediato tra le parti.
Rappresenteremo una comunità sconfortata e preoccupata, ma che sa che verrà fatto tutto il necessario per tutelare questo territorio. Non sarà lasciato nulla di intentato».
«Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione – conferma Lucia Albano, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Si sta discutendo sul tema della competitività, che riguarda tutta l’Europa, che deve imparare ad applicare politiche concrete e non ideologiche, che poi si ripercuotono anche sui territori. Ho insegnato per anni nelle aree interne e conosco bene questa realtà. Le prescrizioni non sono state mantenute, con effetti sui livelli occupazionali. Vogliamo lavorare sulla produttività e la competitività nel settore del bianco per ottenere risposte concrete».
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