«Circa un anno fa l’Istat in un nostro convegno propose lo studio sulle previsioni demografiche nel periodo 2021/2041 del nostro territorio e fu documentata una situazione grave che metteva in discussione la tenuta sociale delle aree interne. Nella provincia di Ascoli la previsione era di un – 15,10% nella fascia della media collina e un – 29,72% nella fascia della montagna, mentre nella provincia di Fermo i dati presentati erano di – 13,04% nella media collina e -16,59% nella zona montana. Questa costante perdita di popolazione in dette aree, associate a quelle già avvenute nei decenni scorsi, mette a forte rischio la tenuta del sistema sociale per il venir meno della massa critica necessaria per lo svolgimento di alcuni servizi». Si apre così la nota del presidente della fondazione San Giacomo della Marca, Massimo Valentini.
«La recente inchiesta de Il Sole 24Ore offre ulteriori dati che ci permettono di cogliere una peculiarità delle nostre zone nel contesto nazionale delle aree interne – prosegue il presidente -. In detto studio per il periodo dal 2014 al 2024 nelle 110 provincie italiane i decrementi di popolazione maggiori trovano Ascoli al terzo posto con un – 13,9% e Fermo con Macerata al settimo posto con un – 10,9%. Certamente il terremoto del 2016 ha avuto un ruolo centrale, ma occorre anche tener conto di alcune debolezze strutturali che già persistevano prima dell’evento sismico e che sono documentate dalle precedenti tendenze demografiche. Da ultimo va anche considerata la progressiva chiusura di aziende manifatturiere di proprietà estere nelle aree interne, che avevano rilevato tali attività in passato, in conseguenza dell’irreversibile processo di trasferimento delle produzioni non qualificate in paesi a più basso costo di manodopera».
«In questi anni le aree interne sono state oggetto di importanti supporti finanziari derivanti dal PNRR, dalla strategia per le aree interne (SNAI) con il Fondi Strutturali 2021-2027 e dai Fondi per la ricostruzione post terremoto. Appare a tutti evidente che una strategia solo assistenziale non ha alcuna possibilità di incidere e continuare nel tempo, solo una strategia mirante al sostegno del lavoro nella forma d’impresa in una visione di sviluppo territoriale che valorizzi le peculiarità delle aree, ovvero agricoltura e agroalimentare di qualità, artigianato, turismo, manifattura ad alto valore aggiunto, cluster di servizi per innovazione e quant’altro può portare un contributo sostanziale per rendere tali aree vocate alla permanenza di una residenza di famiglie e persone. Lo sviluppo del lavoro da remoto e delle tecnologie, la possibilità di lavoro flessibile, la qualità della vita nelle aree interne, nonché la crescente impossibilità di sostenere economicamente e umanamente lo stress delle grandi città, apre inoltre interessanti potenziali di crescita se si adotta una strategia che sappia affrontare lo sviluppo di tutte le necessarie connessioni infrastrutturali. Le connessioni digitali stanno avendo una significativa crescita con i fondi previsti dal PNRR. I lavori sono in corso e l’obiettivo del Piano e di portare tali collegamenti ultraveloci in 213 comuni delle Marche entro giugno 2026. Oltre le connessioni digitali sono inoltre fondamentali le connessioni infrastrutturali con le primarie vie di comunicazione. E’ pertanto assolutamente strategico sia il progetto della nuova linea di alta velocità ferroviaria nelle Marche, l’adeguato sviluppo dell’hub intermodale di Ancona, nonché riconnettere le aree interne ad un collegamento efficace con queste primarie vie di comunicazione».
«Per le Marche sud invece di valutare solo l’ipotesi progettuale della terza corsia dell’A14 di cui sono note le criticità – conclude il presidente – ovvero il blocco di questo tratto per i 10 anni di lavoro previsti, l’aumento inevitabile di incidenti per i lavori che dovranno essere eseguiti a fianco dello scorrimento del traffico al alta intensità, come i lavori di manutenzione di questi ultimi anni hanno documentato, i gravi problemi ambientali presenti sulla costa, nonché gli ingenti costi di questa soluzione, inducono a richiedere di valutare altre alternative progettuali. Tra queste l’ipotesi della bretella autostradale da Porto San Elpidio sino al raccordo con A24 e A14. Una soluzione proposta da Mario Baldassarri, dalla nostra Fondazione e da molti altri soggetti del territorio che non avrebbe le problematiche della terza corsia sopra evidenziate, che sarebbe meno impattante dal punto di vista ambientale rispetto ad altre soluzioni e che risolverebbe il problema della connessione delle aree interne con una primaria via di comunicazione attraverso i caselli da realizzare in tutte le vallate».
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