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Ville storiche del Piceno, dalle colline al mare (Foto)

NELLA PRIMA parte del reportage abbiamo visto alcune delle ville presenti della media valle truentina. Ora è il turno delle numerose residenze presenti della bassa vallata del Tronto, da Colli a San Benedetto; esse costituiscono un unicum straordinario, una sorta di museo diffuso all’aperto
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Ingresso e giardino di Villa Piccinini, a Spinetoli (ph G. Vecchioni)

 

di Gabriele Vecchioni

 

Nella prima parte del reportage relativo alle dimore storiche del basso Piceno (leggi qui), dopo un’ampia introduzione, abbiamo visto alcune delle ville presenti della media valle truentina. Ora è il turno delle numerose residenze storiche presenti della bassa vallata del Tronto; esse costituiscono un unicum straordinario, una sorta di museo diffuso all’aperto.

 

 

Villa Saladini dalla Salaria (ph G. Vecchioni)

Nel precedente articolo sono state considerate alcune delle dimore storiche dell’area ascolana, situate nella media valle del Tronto e nelle immediate vicinanze della città. Il tour virtuale continua con quelle della bassa valle del “fiume di Ascoli”, una zona molto ricca di tali costruzioni.

 

 

Geometrie sulle colline picene (ph G. Vecchioni)

Prima di analizzare qualcuna di queste residenze, vediamo come l’argomento era stato trattato da un importante storico del passato. L’Abate Giuseppe Colucci aveva scritto (Antichità Picene, 1795), che «Molti Signori Ascolani avevano scelto avvedutamente il territorio per farvi fabbriche commode per villeggiarci vicino al Tronto, in una fertilissima campagna, coperta da ogni parte di viti, ma specialmente di olivi e fertile di grano, e d’ogni altro genere di biade». Una frase questa che spiega che le “ville” erano sì costruite in luoghi ameni e con tutte le comodità del palazzo cittadino ma avevano anche una funzione economica, erano cioè anche centri di controllo e produzione agricola.

 

Alba autunnale nella bassa valle truentina (ph G. Vecchioni)

Lo storico specificava che «il principale requisito, che gli scrittori di architettura precettano per fab­bricare una villa, è la scelta dell’aria salubre; vi aggiungono la collina con l’amenità della verdura pel piacere della vista. […] è ben fornita di tutte le prerogative, godendosi molto paese nell’intorno della valle del Tronto, con vaga prospettiva de’ suoi colli, da’ quali si vede spuntare la montagna de’ fiori, e più da lungi anche il gran sasso d’Italia; ed è dominata dall’oriente, sul cui orizzonte si scuopre un tratto di marina».

 

Nella seconda citazione vengono specificati l’aspetto paesaggistico e le motivazioni estetiche di queste costruzioni; l’assunto offre lo spunto per una considerazione. Già ai tempi della Roma classica, con il termine villa si identificava la dimora rurale costruita sul fondo del proprietario, con finalità produttive; nel Medioevo il termine fu esteso all’insieme di case e strutture costruite vicino alla residenza del “signore” del luogo.

 

In epoche più vicine alla nostra, la villa è la residenza di campagna che ottempera alla doppia funzione, operativa e di “villeggiatura”. A questo proposito, le due voci “villa” e “villeggiatura” sono strettamente collegati: «…il nobile [o il proprietario] costruiva la residenza in campagna in un contesto paesaggistico scenografico, con le comodità delle quali godeva nel palazzo cittadino. La casa aveva strutture accessorie (il parco, il giardino) che permettevano di passeggiare, accogliere ospiti, praticare l’otium».

 

Una breve digressione. Il termine latino otium viene tradotto oggi con “ozio” che implica un’accezione negativa, quella del non-far-niente: in realtà l’otium latino indicava l’astensione dai lavori consueti; la pagina della Treccani spiega che «era il tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici [dal negotium, dalla particella negativa nec e otium (NdA)], che poteva essere dedicato a sé e agli amici».

 

Ma torniamo al nostro giro turistico delle dimore storiche della Valle del Tronto.

 

Villa Mastrangelo a Colle del Tronto; a dx, ambiente interno (ph Dimore Storiche Italiane)

 

Villa Mastrangelo, a Colli del Tronto, è situata in posizione panoramica rispetto alla sottostante vallata e con una bella vista sulle catene montuose vicine e i borghi d’altura sui crinali. Fu realizzata intorno al 1840 dall’architetto Ignazio Cantalamessa (lo stesso dell’iconica Fontana dei Cani di Ascoli Piceno) con le tipiche orme regolari del Neoclassico, con una bellissima scalinata. Dal sito ad essa dedicato, apprendiamo che è una «Villa ottocentesca dalle forme leggiadre ed eleganti, dalle piacevoli proporzioni, immersa in un paesaggio agreste nel verde delle colline».

 

Gli ambienti interni furono decorati da Riccardo Fogliardi, lo stesso artista che aveva dipinto le stanze di Villa Cicchi.
Una voce popolare vuole che sia stato il nobile ascolano Giacinto Mucciarelli a farla costruire in una posizione tale da poter ammirare la nobildonna che viveva in una villa sottostante; i due personaggi sono rimasti, in qualche modo, legati: entrambe le costruzioni sono diventate resort di qualità. La villa è immersa in un parco (giardino, frutteto con pozzo, uliveto), progettato, molto probabilmente da un “nome” importante, l’ascolano Antonio Orsini.

 

VILLE DELLO SPINETOLESE

 

Villa Piccinini e Villa Mozzoni (a dx), sulle colline spinetolesi (ph G. Vecchioni)

 

L’area del comune di Spinetoli e delle due frazioni di fondovalle, Pagliare e Villa San Pio X (rispettivamente, li pagliara e li piane, in dialetto), è quella con la maggiore densità di ville signorili: in un articolo uscito su questa testata ne erano state considerate otto (ma ce ne sono di più).

 

Villa Piediprato (ph G. Vecchioni)

Le motivazioni della presenza di un così alto numero di residenze storiche sono diverse; chi fosse interessato ad approfondire l’argomento può trovare notizie nell’articolo citato (leggilo qui), in letteratura e sul sito web del comune di Spinetoli.

 

Villa (dei) Priori a Stella di Monsampolo (ph Dimore Storiche Italiane)

Villa (dei) Priori, a Stella di Monsampolo. Alta su un poggio dal quale domina la via consolare Salaria (ora Statale 4), la dimora storica è identificata, nel catalogo generale dei Beni culturali, come “Villa suburbana dell’Ottocento locale”. Edificata nel 1850, la villa era la residenza di campagna della famiglia Priori, proprietaria di vasti appezzamenti agrari. È stata recentemente ristrutturata (nel 2022) ed è circondata da un ampio parco che ne facilita l’attuale destinazione (relais).
Per aumentare la visibilità della costruzione dalla sottostante Via Salaria e ampliare la strada di accesso sono stati abbattuti, in corso d’opera, due cipressi monumentali, sorta di biglietto da visita del complesso, presenti anche nel logotipo della precedente attività commerciale.

 

La facciata di Villa Nicolai, a Centobuchi di Monteprandone (ph FAI)

Villa Nicolai a Centobuchi di Monteprandone. Anche questa dimora si affaccia sulla Salaria con il suo bellissimo parco. È una costruzione del Settecento, identificata in un catasto del 1753 come “palazzo di cento busci” (= cento buchi, sicura origine delle “strano” toponimo della località), con riferimento alle buche pontaie presenti nelle murature per facilitarne la costruzione.
L’edificio, di proprietà dei Marchesi Odoardi, aveva funzione di controllo del territorio, come l’analogo palazzo degli Odoardi a Castel di Lama. Nato come casino di caccia, ebbe diversi passaggi di proprietà, fino ad appartenere ai marchesi Diotallevi. Alla morte senza eredi dell’ultimo rappresentante, la proprietà fu ereditata dal dottor Nicolai, appartenente a un’antica famiglia locale, agronomo e amministratore dei fondi dei Diotallevi.
Anche questa dimora, come altre della vallata truentina, è un’apprezzata location per eventi particolari.

 

VILLE DELLA COSTA 

 

Villa Laureati a porto d’Ascoli. In secondo piano, la Torre guelfa (ph FAI)

Si arriva così alla costa, seguendo la Via Adriatica verso nord. L’area costiera adriatica non appartiene geograficamente, alla valle del Tronto; vediamo però, rapidamente, due dimore signorili ancora presenti in zona: entrambe necessitano di interventi di recupero, più o meno urgenti.
La prima è Villa Laureati, accanto alla torre trecentesca denominata Torre Guelfa, ben visibile dalla Statale Adriatica. La villa è disabitata da tempo e ha bisogno di interventi importanti; è di proprietà privata e l’ingresso è interdetto.

 

Villa Cerboni-Rambelli, a San Benedetto del Tronto (ph FAI)

 

Arrivati in città (a San Benedetto del Tronto), a fianco dell’ospedale “Madonna del Soccorso”, c’è Villa Cerboni-Rambelli. La villa venne costruita alla fine dell’Ottocento dal chirurgo, dottor Angelo Cerboni Baiardi. Pietro Paolo Rambelli (deceduto nel 1999) ereditò i beni della moglie morta nel 1992; tra essi anche l’area dell’ex fornace Cerboni. La moglie del dottor Rambelli era Anna Maria Sestili, erede della storica famiglia sambenedettese dei Cerboni.
La villa ha un vasto (più di un ettaro) parco, di grande valore, per la varietà delle essenze vegetali che lo compongono. Per volontà espressa nel testamento dal proprietario, la villa e il parco annesso sono stati acquisiti dall’Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto.

 

Secondo i vincoli testamentari, il Comune di San Benedetto del Tronto dovrà destinare la villa a Museo, da intitolare a “Sestili Anna Maria in Rambelli, Gaia Rambelli e dottor Pietro Paolo Rambelli”.

 

Tutto il complesso della villa sarà perpetuamente inalienabile e il pavimento del salotto centrale al primo piano dovrà rimanere inalterato perché realizzato in materiale raro e irriproducibile. Il complesso è attualmente in attesa di sistemazione.

 


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