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Don Francesco Simeone, sit-in di protesta davanti al “Mazzoni”

ASCOLI - All’ingresso della sua parrocchia, sit-in e striscioni di solidarietà nei confronti del sacerdote pugliese, che all’inizio del prossimo anno rientrerà a Taranto, nella sua diocesi di appartenenza. Testimonianze di stima e affetto che continuano ad opporsi al suo improvviso e discusso trasferimento   
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Il sit in davanti al “Mazzoni”

 

di Walter Luzi

 

Dopo il tazebao anche un sit-in. L’ennesima attestazione di stima e di affetto nei confronti di don Francesco Simeone arriva nel giorno dell’Immacolata davanti all’ingresso dell’ospedale “Mazzoni”. Disciplinatamente radunati all’attiguo imbocco di via dei Glicini, per evitare eventuale intralcio ai mezzi di soccorso in entrata e in uscita dal nosocomio, una cinquantina di fedeli hanno nuovamente manifestato il proprio disappunto per l’improvviso allontanamento del sacerdote.

 

Un rientro programmato, hanno sostenuto i due vescovi, Gianpiero Palmieri e Ciro Cimiero, in una nota congiunta redatta “con paterno affetto” settimane addietro, nella diocesi di Taranto, nella quale don Francesco è incardinato. La naturale conclusione di un fidei donum nato durante la precedente pastorale di Giovanni D’Ercole. Alla prevista marcia, da Monticelli fino al palazzo vescovile di Piazza Arringo, hanno rinunciato, responsabilmente, alla vigilia, gli stessi organizzatori. Una rappresentanza dei fedeli di don Francesco era già stata ricevuta infatti, in settimana, anche dal vescovo Palmieri, che non si è sottratto al confronto, ed ha ribadito nell’occasione l’unico motivo del trasferimento: l’espressa richiesta della Curia pugliese di far rientrare il sacerdote nella sua diocesi di appartenenza.

 

Mostrando, nel contempo, anche disponibilità ad un confronto sul tema fra la piccola comunità ascolana e il suo omologo pugliese, Ciro Cimiero. Discorso non del tutto chiuso, quindi? Vedremo. Certo è che, a meno di colpi di scena, l’eventualità che l’ospedale di Ascoli possa perdere la sua amata guida spirituale resta sempre, al momento, concreta.

 

Dentro al “Mazzoni”, giorno dopo giorno, notte dopo notte, nell’ultimo lustro, questo giovane prete di Martina Franca è riuscito grazie alle sue doti, a farsi conoscere, apprezzare, ricordare. Spesso riuscendo anche nell’impresa di entrare nel novero degli affetti, dei riferimenti, più importanti, nelle vite di molti. Portando anche al fuori delle corsie dell’ospedale, dove pure è onnipresente, il suo sostegno, la sua parola, il suo gesto mai banale, codificato. Lui è così amato proprio per questo. Per la sua debordante umanità, che non appartiene a tutti gli uomini. E nemmeno a tutti i ministri di culto. Il suo saper essere sempre presente, discreto, sensibile, soprattutto nei momenti dolorosi, che dentro un ospedale sono, comprensibilmente, ben più numerosi di quelli gioiosi. E questa è l’unica cosa che conta.

Anche se suona incomprensibile privarsi di un validissimo e benvoluto giovane parroco, nonostante la penuria, cronica e forse irreversibile, di vocazioni e di sacerdoti, nella Chiesa come nella nostra diocesi. I pochi preti disponibili, spesso in età avanzata, sono già costretti infatti agli straordinari, alle funzioni domenicali celebrate con il turbo, per correre in tempo utile da un paesino all’altro dopo l’accorpamento delle piccole parrocchie imposto proprio dalla carenza di sacerdoti.

 

Il sempre più frastornato e dispiaciuto prete pugliese continua nella sua missione senza aver ricevuto altre notizie ufficiali circa il suo, ormai prossimo e irrevocabile, ritorno nella sua terra natale. Un rientro sollecitato senza deroghe e senza proroghe. Ma anche senza nuovi incarichi già assegnati. Del discusso ritorno a casa di don Francesco Simeone, che pure ha fatto così tanto rumore ad Ascoli, non ci sono tracce sul sito ufficiale della sua diocesi di appartenenza.


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