di Pier Paolo Flammini
Il coordinatore del comitato “Fermiamo il consumo di suolo a San Benedetto”, Amilcare Caselli, alla luce dei dati recentemente diffusi dall’Ispra (clicca qui) torna a criticare la gestione urbanistica a San Benedetto, facendo riferimento alle tre aree superstiti da asfalto e cemento in città.
Rispetto all’Area Brancadoro, Caselli scrive: «Invece di essere comprata dall’ente pubblico è stata svenduta all’asta al privato col fantomatico progetto di un grande centro ricreativo e sportivo; come se un privato potesse assolvere alle funzioni pubbliche, o rimpiazzare le istituzioni nella progettazione del “bene comune”».
«Non va meglio per la zona Ragnola su cui è previsto un grande Polo Sanitario – continua – con il nuovo ospedale, la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità: a parte i ripensamenti annosi di queste allegre decisioni, segnaliamo che per le ultime due strutture, per altro necessarie, dovrebbe essere prevista la riconversione di edifici già esistenti, procedura già attuata in tante città, e riguardo il nuovo ospedale ci viene detto che sarebbe indispensabile perché il vecchio Madonna del Soccorso sarebbe ormai vetusto, privo delle caratteristiche di sicurezza e ormai poco gestibile data l’ubicazione in pieno centro. Peccato che non si vede dove siano queste mancanze, non siano certificate da nessun documento ufficiale, e per giunta si vorrebbe fare il nuovo ospedale in quello che diventerà il nuovo centro della città, spostando così il problema, ma non risolvendolo. Inoltre non viene spiegato cosa ne sarà del vecchio complesso».
«La terza grande area ancora libera, tra la piscina, via del Mare e il quartiere Sentina a Porto d’Ascoli, è anch’essa, come si poteva immaginare, di proprietà di uno o più costruttori in consorzio: il progetto è come al solito una serie di palazzine, case e palazzi a cui, giustamente, l’attuale amministrazione si è opposta in virtù dell’individuazione dell’oggettiva utilità in vista del bene comune, ma come tante altre, la questione attualmente rimbalza tra i tribunali, e così anche qui rimane pericolosamente sospesa la spada di Damocle, ma solo sulle teste dei normali cittadini» aggiunge.
Senza dimenticare, scrive Caselli, «il completamento del quartiere San Pio X, corredato di nuove palazzine e un centro commerciale intesi come metro di scambio col costruttore privato in cambio di una piazza e due strade di collegamento. Tra qualche anno se va bene saremo oltre il 40% di suolo consumato in città».
Caselli poi fa riferimento al nostro recente articolo sui prezzi degli appartamenti: «Gli appartamenti costano fino a 8 mila euro al metro quadrato, una cifra impensabile in ogni comune limitrofo dell’entroterra e degli adiacenti costieri (in realtà cifre simili si trovano anche a Grottammare e Cupra, ndr). Questo semplice ma drammatico dato giustifica ogni speculazione, persino la continua trasformazione autorizzata di tanti hotel in condomini e residence».
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