di Luca Capponi
Nel mare magnum dei social è per fortuna vero che a volte si trovano oasi di vivo interesse, miniere di conoscenza, curiosità e aneddoti. Fatte di partecipazione, collaborazione ed educazione. È il caso di “Ascoli Piceno: la città dei travertino“, gruppo Facebook nato nel febbraio 2012 e che ad oggi conta quasi 24.000 iscritti, di cui buona parte residente fuori città. Tutti votati alla “causa”, quella di, per usare le parole della fondatrice e amministratrice Piersandra Dragoni, «ricostruire la storia più grande di questa città, e soprattutto di questa comunità, attraverso le piccole storie, quelle che non conosce nessuno».
Proprio vero, se si pensa che qui, giornalmente, si possono trovare le notizie e le immagini più disparate, fornite e dettagliate da questa grande community di persone appassionate delle cento torri. Tra gli ultimi interessanti esempi, le foto del concerto che Mina tenne in piazza del Popolo a metà degli anni ’60 o quelle del dipinto di Giulio Gabrielli coi ruderi della chiesa di San Giovanni Decollato, trovato al Mercatino dell’Antiquariato. E poi fotografie artistiche, cartoline d’epoca, antiche iscrizioni sui muri, cartine geografiche. Con un occhio sempre attento all’attualità ed alla salvaguardia del patrimonio storico cittadino.
Ma non solo, perché nel tempo, grazie alle azioni del gruppo, sono state poste in essere anche iniziative benefiche come raccolte fondi per donazioni a meritorie realtà quali Iom, Ail, Anffas, all’associazione Mons Gallorum per realizzare una ludoteca per i bambini di Montegallo o, altro esempio, il restauro di opere d’arte contenute nella Cattedrale, l’Annunciazione del ‘500 di autore ignoto e il “Sant’Emidio in adorazione di Maria e del Bambino Gesù” di Ludovico Trasi (1634-1694).
Tanto che i membri più attivi e presenti del gruppo, tra visite guidate, mostre e due libri pubblicati, si sono guadagnati il simpatico appellativo di “travertini“.
«La collaborazione che c’è ancora oggi mi stupisce in positivo – conferma Piersandra Dragoni -. L’esempio della mostra sulla bacologia ascolana appena terminata da “Rinascita” è esemplificativo: quando ho pubblicato un post chiedendo se c’era qualcuno che avesse materiale c’è stata un risposta corale incredibile. Ecco, proprio la coralità è una delle caratteristiche che più apprezzo del gruppo. Lo si nota anche quando vengono fuori foto antiche o racconti; grazie a commenti, esperienze e ricordi riusciamo spesso a ricostruire pezzi di storia e a tirare fuori dal dimenticatoio passaggi importanti della Ascoli che fu».
«Un’altra cosa che ci inorgoglisce è il constatare come fra gli iscritti quasi la metà viva fuori Ascoli ed un terzo addirittura all’estero– continua -. Si tratta di persone che seguono il gruppo perché magari hanno dei parenti o delle ascendenze qui o perché sono semplicemente attratti dalle fotografie. Alla fine molti di loro finiscono inevitabilmente per venire a visitare la città, e ci sommergono piacevolmente di messaggi per avere le informazioni più disparate. Riuscire a rispondere e seguire tutto è diventato quasi un lavoro, il gruppo infatti non è solo quello che si vede sulla pagina ma c’è un sommerso dietro che ovviamente non emerge».
«Ecco, credo che ancora oggi, dopo oltre dieci anni, stiamo ancora cercando di portare avanti gli obiettivi che avevamo prefissato all’inizio – conclude Dragoni -. Far conoscere Ascoli come città del travertino agli stessi ascolani, in Italia e all’estero e in più, ribadisco, ricostruire attraverso le piccole storie la storia un po’ più grande di questa città e soprattutto di questa comunità».
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