«Il Terzo Settore, in particolare la cooperazione sociale, è un soggetto attrezzato, con proprie capacità imprenditoriali, in grado di creare risposte flessibili, innovative e tecnologicamente avanzate e di qualità nell’ambito sanitario e sociosanitario. I cambiamenti degli ultimi anni ci dicono che c’è un’esigenza di adeguamento, mobilità ed accelerazione che spesso stride con i tempi degli enti istituzionali e delle Amministrazioni pubbliche. Pertanto l’ascolto, il dialogo, l’integrazione e la cooperazione tra il Pubblico ed il Terzo Settore hanno una rilevanza fondamentale. Credo che solo stringendo la cooperazione con il governo regionale, le istituzioni sanitarie locali e gli altri interlocutori del settore, potremo dare risposte sempre più adeguate ed efficaci alle persone e alle nostre comunità».
È con queste parole che Domenico Panichi, presidente del Consorzio di Cooperative Sociali Cattoliche “Il Picchio”, ha concluso il convegno dal titolo “Sanità Pubblica e Aree Interne – Il contributo delle imprese sociali e del no-profit”, che si è svolto ieri, venerdì 13 dicembre alla Bottega del Terzo Settore di Ascoli.
L’evento, organizzato in occasione dei quarant’anni dalla fondazione del Consorzio, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno, della Regione Marche, di Confcooperative e dell’Unione Montana del Tronto e Valfluvione.
A seguire anche monsignor Gianpiero Palmieri, vicepresidente della Cei e vescovo delle due Diocesi del Piceno, ha portato il suo saluto ai presenti: «Le ultime vicende sismiche ci hanno fatto riscoprire come i territori interni siano capaci di creare coesione: anche se intorno ci sono solo rovine, le persone riescono ancora a tessere relazioni che le tengono strette le une alle altre. Per ora lo spopolamento non è ancora così radicale, ma, se non si agirà adeguatamente, è ovvio che con il tempo il tessuto sociale verrà meno. È dunque necessario moltiplicare tutte quelle occasioni in cui l’identità collettiva viene riproposta: feste, ricordi, manifestazioni. Oltre a questo bisogna pensare al lavoro: ricostruire gli edifici, infatti, è molto importante, ma l’elemento fondamentale è il lavoro, che restituisce dignità e speranza».
È stata poi la volta della consigliera regionale Monica Acciarri, la quale ha affermato: «Un quarto della popolazione dell’entroterra ha più di 65 anni. A questo invecchiamento della popolazione si aggiungono anche le ulteriori difficoltà legate al terremoto. Dobbiamo quindi affrontare insieme le sfide che ci attendono. La Regione Marche è intervenuta, ridando personalità giuridica agli enti locali, il che significa anche avere un portafoglio proprio. I fondi sono pochi e talvolta vengono spesi male: in questo dobbiamo migliorare. Ci vuole inoltre una rete tra imprese sociali, no profit, sanità pubblica. Come ama ripetere spesso papa Francesco, “Nessuno si salva da solo”».
Anche il presidente di Uncem Marche (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), Giuseppe Amici, ha ribadito l’importanza del lavoro nelle aree interne: «Come si sono spostati il lavoro e l’economia, si sono spostate anche le persone. Dobbiamo quindi proteggere le occasioni di lavoro nei nostri territori e cercare di stabilizzare i nostri interessi e le nostre economie nei territori interni, scommettendo sul lavoro e sui servizi che migliorano la qualità della vita dei cittadini, come scuole e turismo».
L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento del presidente nazionale di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, il quale ha spiegato perché cooperazione e sanità debbano andare a braccetto: «C’è un anelito nel mondo che chiede la cooperazione, perché cooperare significa mettere insieme le braccia e la testa e raggiungere quindi obiettivi più grandi. Questo è particolarmente vero nell’ambito della cura dei fragili. Sono reduce da un convegno a Nuova Delhi, dove si è detto proprio di andare oltre i pensieri finanziari che finora sono prevalsi: pur sapendo che richiedono un tempo maggiore, tuttavia porteranno a risultati più efficaci. Noi siamo come il bambù, il quale impiega sette anni per crescere, ma poi fornisce frutti ogni due settimane».
Il senatore Guido Castelli, Commissario Sisma, è intervenuto tramite un videomessaggio per dire che nell’agenda pubblica la questione demografica è una priorità e che «è necessario pensare alle strategie da mettere in atto. L’aspetto antropologico della “restanza” è alla base di tutto. I giovani non devono limitarsi a non andar via, devono anche avere motivi che permettano loro di rinunciare alle seduzione della partenza. Per far sì che questo avvenga occorre munire il territorio di modernità».
È stata poi la volta della senatrice Elena Leonardi, Segretario della 10ª Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale, la quale ha manifestato un plauso alle realtà presenti nel territorio e ha poi rassicurato sul fatto che «il Governo sta lavorando al fianco del terzo Settore e del no profit con azioni concrete, come la legge delega, il decreto anziani. La risposta integrata tra pubblico e privato è la strada giusta da fare per vivere un percorso virtuoso che dia realmente risposta alle istanze del territorio».
La prima parte del convegno si è conclusa con l’intervento molto apprezzato del professor Luigino Bruni, economista e storico del pensiero economico, con interessi in filosofia e teologia, Ordinario di Economia Politica alla LUMSA di Roma, direttore scientifico di “The Economy of Francesco” e presidente di SEC (Scuola di Economia Civile).
Ha detto Bruni: «La cura è una dimensione che non può appartenere solo ai medici, agli infermieri o ai badanti, ma deve essere di tutti».
Nella seconda parte del convegno sono state portate le testimonianze delle buone pratiche già attuate in alcune realtà territoriali, ponendo l’accento su innovazione e modelli virtuosi.
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