I sindacati dei proprietari di immobili (Aspi, Confedilizia, Uppi, Confabitare) e quelli degli inquilini (Sicet, Sunia, Uniat, Unione Inquilini) mettono in guardia sulle conseguenze della crescente diffusione di bed & breakfast e affitti turistici nel centro storico di Ascoli. «Se da un lato queste attività rappresentano un’opportunità economica e turistica – spiegano – dall’altro rischiano di compromettere la residenzialità e il tessuto urbano della città, come già avvenuto in altre località a forte vocazione turistica».
Secondo le associazioni, mentre l’ospitalità diffusa in borghi abbandonati e aree poco abitate contribuisce alla riqualificazione del patrimonio edilizio e alla rivitalizzazione di territori marginali, la situazione cambia radicalmente per i centri urbani. «Qui, sottrarre abitazioni per destinarle al turismo può avere effetti negativi non solo sulla qualità della vita dei residenti, ma anche sui servizi pubblici, come la viabilità e l’accesso agli alloggi per lavoratori e famiglie».
Ad aggravare il problema, sottolineano i sindacati, c’è la combinazione di fattori che hanno già compresso l’offerta abitativa ad Ascoli e provincia negli ultimi anni: le conseguenze del terremoto del 2016, la crescente presenza di studenti universitari e l’aumento della domanda turistica. «Questi elementi hanno portato a un incremento dei canoni di locazione, rendendo gli affitti sempre meno accessibili per famiglie a reddito medio e basso».
Le organizzazioni ritengono essenziale invertire questa tendenza, puntando a favorire la crescita della popolazione residente. La proliferazione degli affitti turistici, secondo i sindacati, va regolamentata per evitare una concorrenza squilibrata tra residenti e turisti, che rischia di svuotare i centri urbani della loro funzione abitativa primaria. «È necessario contenere l’espansione degli affitti turistici – concludono – per preservare la vivibilità delle città e mantenere un equilibrio tra residenzialità e turismo».
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