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Viale dei Platani, via gli alberi e lavori ancora al palo 

ASCOLI - I discussi lavori per la realizzazione di una stazione di ricarica elettrica non sono mai partiti. L’opera avrebbe dovuto essere riconsegnata proprio in questi giorni. In compenso, nell’area, transennata da aprile sono andati subito distrutti i pochi alberi che c’erano
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di Walter Luzi

 

“Ecomobility point” di viale dei Platani, lavori ancora al palo. In attesa delle colonnine di ricarica per veicoli elettrici, l’unica opera compiuta è stata la distruzione dei pochi alberi che davano ombra e ossigeno alle panchine e ai giochi per i bimbi di quella piccola oasi a ridosso della pista ciclabile. Per il resto, dietro il transennamento dell’area interessata, che risale ai primi di aprile, tutto è ancora fermo.

L’area in oggetto

 

Alcuni abitanti della zona, frequentatori abituali del giardinetto, ci avevano segnalato il ritardo nell’esecuzione dei lavori già a settembre (leggi qui). I 240 giorni inizialmente previsti per l’ultimazione degli stessi, sono così volati via tutti senza registrare progressi sul campo. Il progetto di riqualificazione, in otto mesi, ha visto soltanto sparire panchine e altalene per far posto a detriti ed erbacce.

 

Due alberi espiantati e trapiantati in un angolo dell’area interessata ai lavori, stanno disseccando anche a causa della prolungata siccità dei mesi scorsi. Un altro grande albero è stato invece subito tagliato perché di intralcio alla salvezza del pianeta, che passa obbligatoriamente, ci dicono gli esperti, anche attraverso lo sviluppo della mobilità dolce. Concetto assai problematico da spiegare agli anziani, ex frequentatori abituali di quelle panchine, e ai bambini, privati dei giochi e, pure loro, della frescura, questo della transizione green senza green.

La moderna crociata europea contro quel trascurabile 98,5% del resto del mondo che continuerà a bruciare, comunque, combustibili fossili, è però partita senza se e senza ma. Anche senza armi per combatterla, stavolta, a dirla tutta. Cioè sprovvista di tecnologie avanzate, priva dell’adeguata disponibilità di materie prime, e dell’indispensabile autosufficienza energetica.

 

Dettagli insignificanti per una Europa ignobilmente sprovveduta che si sta contemporaneamente votando, con la stessa becera irresponsabilità, anche all’economia di guerra. E ne parliamo solo perché, per questa opera, si spenderanno 170.000 euro di fondi del Pnrr erogati da Bruxelles. Next generation eu. Denominazione dell’operazione suggestiva, come sempre. 750 miliardi di euro che dovevano servire a risollevare le economie degli Stati membri depresse dalla pandemia.

 

Era il luglio del 2020, e il fronte comune era contro il covid. Poi sono ritornate le guerre, i genocidi, i bombardamenti indiscriminati, le corse al riarmo che conducono solo a concretizzare la minaccia incombente della terza guerra mondiale. L’ultima, perché sarà tutta nucleare. I guerrafondai del palazzo europeo, come tutti i servi stolti, proprio non ci arrivano a capirlo. La next generation, la prossima generazione per dirla facile, se ce ne sarà una, non ha bisogno di nuovi armamenti e di auto elettriche. Di bombe e di monopattini. Ma di pace, di lavoro. E di alberi.

Restyling del verde e nuovo “ecomobility point” a Monticelli, lavori ancora al palo


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