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Beko, confermata la chiusura di Comunanza, Fede: «Per le Marche è tsunami industriale»

IN AUDIZIONE in commissione Attività produttive della Camera, l'azienda ha ribadito il piano per l'Italia. La reazione dei sindacati
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Un momento della manifestazione a Comunanza

 

 

Tutto come detto: la Beko Europe in audizione in commissione Attività produttive della Camera, ha ribadito il piano per l’Italia, con 1935 esuberi e la chiusura, a fine 2025, degli stabilimenti di  Comunanza e Siena, il ridimensionamento di Cassinetta e tagli a Fabriano.

 

Per l’azienda ha parlato il responsabile delle relazioni esterne, Maurizio David Sberna, che ha confermato le gravi perdite economiche e la necessità di attuare il piano per evitare una situazione ancora peggiore.

 

Sberna ha anche sottolineato il rispetto del golden power nella previsione di chiusura  di Comunanza e Siena ed il ridimensionamento di Cassinetta, in quanto sottoutilizzati nella capacità produttiva.

 

La reazione dei sindacalisti, presenti all’audizione, non si è fatta attendere. Per tutti (Fiom Cgil, Fim, Uil e Ugl) il piano è inaccettabile,  si è di fronte ad una operazione commerciale e non industriale ed è necessaria una forte azione del Governo. 

 

 

«Nella regione Marcheè il commento del deputato piceno del M5S Giorgio Fedein particolar modo, il caso Beko rischia di avviare una sorta di tsunami industriale: l’azienda tanto a Comunanza quanto a Fabriano opera già in distretti in crisi. Soprattutto, in due aree interne che già sono costrette a combattere lo spopolamento e l’assenza di opportunità lavorative.

Giorgio Fede

E’ chiaro che il piano dell’azienda è per noi inaccettabile, ma è altrettanto assurdo finora l’operato del governo Meloni, con il ministro Urso che continua ad agitare la bandiera del Golden Power e l’azienda che ribadisce di muoversi completamente all’interno delle prescrizioni che esso prevede.

A questo punto ci si chiede che meccanismo sia stato attivato: con la sola clausola che scongiura la sovrapposizione in Europa il Golden Power non serve a un bel niente, perché è noto a tutti da decenni che il rischio non è certo la delocalizzazione in Europa ma quella nei paesi extra UE.

Non a caso Beko vuole chiudere in Italia per riaprire in Turchia, Egitto o altrove. E’ necessario che il governo vada a tutelare il nostro mercato con forza, credibilità e competenza, non con pressapochismo ed incapacità come fatto finora. I mesi consecutivi di calo della produzione industriale in Italia sono ormai 21, e Urso non ha più alibi. Territori come quello marchigiano rischiano la desertificazione produttiva: per una regione come la nostra, ciò significa il baratro economico e sociale». 



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