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L’ultimo saluto a Emanuela Massicci: «Lei è per noi il “punto e a capo” di un modo di vivere senza violenza» (Foto)

CASTIGNANO -  Gremitissima chiesa di Sant'Egidio Abate di Ripatransone per la toccante cerimonia presieduta dal vescovo Palmieri. Sferzanti le sue parole: «E' insopportabile l'atteggiamento di Caino come quello di chi se ne infischia. Solo una comunità che vigila sui suoi figli può avere un futuro»
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Profondo e composto dolore per una giovane vita spezzata, quella di Emanuela Massicci, di 45 anni, uccisa lo scorso 19 dicembre nella sua camera da letto a Ripaberarda di Castignano, che condivideva con il marito Massimo Malavolta, arrestato per averla brutalmente uccisa.

 

 

Oggi, 24 dicembre, l’ultimo saluto nella gremitissima chiesa di Sant’Egidio Abate, dove tutta la comunità si è stretta attorno alla famiglia della donna, dei suoi bimbi di 1 e 8 anni, dei suoi genitori e del fratello in particolare, esempio di grande dignità nella devastazione.

 

La cerimonia è stata presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri che nell’omelia ha toccato un punto cruciale della vicenda che ha sconvolto il Piceno alle porte del Natale: «Non basta la legge per impedirci di fare del male. Il maligno deve scomparire dal nostro cuore ed ognuno di noi deve rinunciare alla violenza, fisica e verbale.

Emanuela ce lo insegna».

 

Ed ancora l’alto prelato: «Il maligno è accovacciato fuori dalla nostra porta. Se ci lasciamo andare, prenderà il sopravvento. Per questo ognuno di noi deve vigilare sul proprio cuore ma anche su quello degli altri.

E’ insopportabile l’atteggiamento di Caino (al centro della lettura scelta per la funzione, ndr) come quello di chi se ne infischia.

Solo una comunità che vigila sui suoi figli può avere un futuro».

 

«Oggi siamo in tanti qui – ha detto monsignor Palmieri – ed è importante per far sentire l’affetto, la stima e la condivisione del dolore ai familiari di Emanuela. Ma è anche importante che ognuno di noi  metta da parte i propri convincimenti, il proprio modo di interpretare i fatti. E taccia. Perché a parlare deve essere solo il dolore. Un dolore grande che merita rispetto e attenzione».

 

Sono state le Beatitudini l’altro testo sacro scelto dal vescovo: «Emanuela ci è vicina in questo momento e con lei, oggi, si realizzando le Beatitudini.

Emanuela è per noi il “punto a capo”  di un nuovo modo di vivere insieme, rinunciando alla violenza e lasciando che il maligno resti fuori dalla porta e non si impossessi di noi».

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