Guardare il mondo da una prospettiva diversa. Quella di chi vive la malattia in un’età dove tutto dovrebbe essere gioia, sorriso, spensieratezza, soprattutto nei giorni di festa. Esercizio difficile, in tempi che vanno di corsa come quelli attuali, una corsa spesso in direzione sbagliata, fuori contesto, votata al vuoto. Ma necessario, benefico, sia per chi passa il tempo in una corsia d’ospedale che per chi in quella stessa corsia prova ad afferrare il senso di certi accadimenti. Ci vuole una certa buona dose di coraggio, da ambo le parti. Ma quando succede, scocca una specie di scintilla.
Piccola, tenue, tremolante. Ma pur sempre scintilla. Questi ragazzi provano in tutti i modi a tenerla viva. Ormai da anni, con sacrificio e generosità, senza cercare la minima pubblicità o il facile consenso da clic social, percorrono con cadenza mensile la direttrice verso San Benedetto donando tempo e affetto, cercando il sostegno di anime affini per reperire regali e costumi e portare un po’ di allegria nei reparti di pediatria degli ospedali “Mazzoni” e “Madonna del Soccorso”. I costumi, ma chiamarli così è riduttivo, sono quelli di Spider-man, Batman e della principessa Belle. Più veri del vero, sono anch’essi frutto di donazioni e sacrifici.
Ma non solo, perché da qualche tempo al progetto, voluto dall’associazione ascolana “Futura”, si è aggiunto anche il “Salesi” di Ancona, uno dei presidi d’avanguardia a livello nazionale quando si parla di ospedali pediatrici. Un “impegno” non da poco, anche a livello emotivo. Altre storie, altri reparti da visitare, altri piccoli sguardi da incrociare, cercando di calibrare al meglio gesti e parole. L’ultima visita, alle porte di Natale, ha visto come ospite speciale proprio Santa Claus. E una pergamena preziosa, che la Fondazione Salesi ha voluto donare a “Futura” per l’impegno messo in campo.
«Il sorriso dei bambini ripaga di ogni sforzo, annulla tutte le fatiche. Le reazioni di emozione dinanzi ai personaggi arrivati lì per loro ci fa sperare di poter essere importanti, anche solo per un po’, nel percorso che devono affrontare per guarire», assicurano i volontari, che a questa missione hanno votato loro stessi, organizzandosi con pochi mezzi, facendo i salti mortali ma soprattutto tenendo un profilo basso ed evitando il più possibile di apparire…a volto scoperto.
D’altronde, se il vecchio adagio che fa coincidere beneficenza e anonimato resta ancora valido, di slancio e idee per proseguire loro ne hanno a iosa. Tanto che il nuovo anno porterà, complice la generosità di chi sostiene il progetto (tra cui l’Avis) e di chi dona per far sì che tutto accada (a proposito, è aperta una campagna di crowdfunding online qui), due nuovi personaggi che però restano ancora top secret.
Insomma, la truppa sta per crescere anche a livello numerico. Non si è mai in troppi quando si tratta di portare una carezza a chi soffre.
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