Clienti del supermercato non trovano posto nel parcheggio: ci sono le auto dei residenti

di Filippo Ferretti

In mancanza di stalli dove lasciare il proprio mezzo c’è anche chi decide di lasciarlo sempre parcheggiato nelle aree private destinate agli acquirenti delle attività commerciali.

E’ accaduto per mesi nel centro del capoluogo piceno e allo scopo di fronteggiare i “finti clienti” alla fine c’è stato bisogno di operatori della sicurezza.

Episodi che confermano come non finisca l’emergenza legata alle soste veicolari non consentite nel cuore di Ascoli. La situazione, come è noto, coinvolge da tempo soprattutto la parte più antica delle Cento Torri, quella interessata maggiormente dai cantieri edili attivi per la ricostruzione post sisma. Negli ultimi mesi è accaduto spesso che veicoli non autorizzati abbiano impedito l’ingresso di case e negozi, ma si trattava pur sempre di soste selvagge effettuate lungo strade pubbliche.

Non era mai successo prima che parcheggi privati fossero occupati da abusivi, i quali per molto tempo hanno pensato bene di piazzarci la propria macchina. Quale migliore occasione poteva essere per chi non trova mai posto, dato che si tratta di un parcheggio con accesso sempre libero e scevro da ticket?

La pacchia però, dopo mesi e mesi di occupazioni non autorizzate, è terminata in queste ore, quando i responsabili del supermercato ascolano “Tigre” in Via Oberdan a Porta Romana, hanno deciso di affidare a uomini, preposti al controllo il compito di accertarsi che a lasciare la macchina nel parcheggio prospiciente fossero davvero dei clienti, in procinto di entrare a fare spesa.

Tutto ciò si è reso necessario dopo la consapevolezza che l’area disponibile per varie decine di auto risultava piena anche nei momenti in cui all’interno del supermercato l’affluenza degli acquirenti era minima. Con l’ausilio di apposite sentinelle si è visto poi che numerosi residenti della zona avevano deciso di fare del parcheggio del “Tigre” la propria personale sosta, a volte anche per tutta la giornata.

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