di Filippo Ferretti
Una folla indescrivibile ha presenziato oggi pomeriggio, 29 dicembre, in Duomo all’apertura del Giubileo ad Ascoli. Infatti, il vescovo Giampiero Palmieri ha presieduto la celebrazione dell’evento religioso nel capoluogo piceno, preceduta da un’altrettanto affollata processione che, alle ore 17, dopo il ritrovo tenutosi presso la chiesa del Santissimo Crocifisso, ha avuto avvio verso la Cattedrale, sede in cui si è svolto il rito della Santa Messa.
Ieri la stessa cerimonia, pure molto partecipata, è avvenuta a San Benedetto (leggi qui).
In particolare ad Ascoli, nella cornice del sagrato del Duomo si è svolta la memoria del Battesimo con la fonte battesimale, prima del solenne ingresso in chiesa. L’evento eucaristico presieduto dal presule si è tenuta a tre giorni dall’apertura ufficiale a Roma, celebrata il 24 scorso e, come dicevamo, si è avuta in seguito al raduno di preghiera fissato in piazza Cecco d’Ascoli a Porta Romana, caratterizzata dall’accensione delle candele e dalla partenza del pellegrinaggio in direzione Cattedrale.
Qualche difficoltà la processione l’ha subita una volta giunta in piazza Arringo, a causa del poco spazio lasciato tra i tavoli dei bar, le casette di Natale e la presenza del Trenino in sosta.
Monsignor Palmieri ha guidato nel percorso la curia e i fedeli presenti all’evento religioso che, dopo il rinnovamento delle promesse battesimali, ha lasciato il posto alla Santa Messa, a cui hanno presenziato migliaia di fedeli, tra cui vari rappresentanti delle istituzioni locali.
In Cattedrale ad accompagnare la funzione c’era anche la Corale, al cui intervento hanno partecipato gli stessi fedeli. In occasione dell’Indulgenza Plenaria, il cui tema scelto è “Pellegrini di Speranza”, volto ad accompagnare i fedeli sino al 6 gennaio del 2026, il vescovo Gianpiero Palmieri ha spiegato che due saranno le iniziative volte ad accompagnare il Giubileo: i luoghi del Perdono e le porte della Speranza.
«Il tema della Speranza è un tema decisivo, perché restituire slancio alla speranza serve a contrastare la perdita dello sguardo sul futuro, relegando a una posizione di impotenza che rischia di far ristagnare» ha detto l’alto prelato, certo che con la speranza si possa progettare invece il futuro, cercando di mettere insieme tutte le energie per realizzarlo.
«Per i pagani – sono state le parole di monsignor Palmieri – la speranza era un male, come nel mito del vaso di Pandora, dove la speranza rimane in fondo al vaso, perché la si vede come un’illusione.
La speranza cristiana invece è molto concreta: per Tommaso d’Aquino è una passione che muove la vita, è fiducia nella vita, nel futuro, nell’andare avanti.
La speranza è una passione fatta di sensibilità, intelligenza e di volontà che, con lo Spirito Santo, diventa una virtù.
La speranza è raffigurata come l’ancora che permette di avere i fondamenti per terra e di sperare nel futuro.
In questo nostro tempo la disperazione si inietta nel cuore: individualismo, guerre, povertà, famiglie “dink” (con due stipendi e senza figli). La speranza vuole l’impegno.
Rimettersi in movimento per riabilitare la speranza è l’obiettivo del Papa e della nostra comunità cristiana».
E’ stato sempre il vescovo Palmieri ad esporre il percorso dell’Anno Santo: «Vivremo due iniziative: i luoghi del Perdono e le porte della Speranza.
Prima il perdono per ripartire, per riconciliarsi tra di noi. Ci saranno 9 luoghi, detti appunto “luoghi del Perdono”, uno per ogni vicaria delle Diocesi del Piceno, in cui sarà possibile vivere tre momenti: liturgia penitenziale, rinnovo della professione di fede e memoria del Battesimo, un atto concreto di carità.
Poi, affinché la speranza non sia un’illusione, è importante condividere le buone pratiche, così da generare speranza. Ogni territorio è invitato ad aprire una porta di Speranza».
Quello di oggi è solo l’inizio di un lungo percorso di fede che si chiuderà solo all’inizio del 2026, seguendo un programma già comunicato dalla Diocesi e descritto nel dettaglio dal nostro giornale.
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