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Il 2024 di Spazzafumo: la forza di tanti progetti, la debolezza politica

SAN BENEDETTO - "Rendiconto" di fine anno per l'Amministrazione Comunale, che dalla sua può vantare molte opere realizzate, progettate o comunque indicate, ma dall'altra soffre di poca forza attrattiva, non consona alla città più popolosa a sud di Ancona. Con una eccezione, il Piceno Dmo
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Antonio Spazzafumo

 

di Pier Paolo Flammini

 

C’è uno snodo fondamentale nel 2024 politico-amministrativo di San Benedetto: è rappresentato dalla crisi provocata dal momentaneo addio (clicca qui) alla maggioranza dei consiglieri comunali Umberto Pasquali e Martina De Renzis, con la pattuglia dei consiglieri a favore di Spazzafumo che si ritrovarono ad essere una “non maggioranza”. Poi Pasquali e la più silenziosa De Renzis rientrarono (clicca qui) – non si è mai capito il motivo dell’abbandono, seguente l’allontanamento dell’assessore all’Urbanistica Bruno Gabrielli, e quindi neanche il ritorno – e così la giunta Spazzafumo ha ripreso il suo cammino, anzi prolungato fino al 2027 dal recente provvedimento (i cinque anni di mandato scadrebbero nell’autunno 2026, ma si votò in ritardo per colpa del Covid).

 

Sbandamento politico e bracciate al pelo dell’acqua, con le conseguenze che vedremo. Ne avevamo parlato proprio all’apertura della crisi – meglio dire crisetta – politica, e potete leggere un pre-consunto del 2024 proprio qui.

 

Baciato dalla fortuna e da una congiuntura irripetibile, scrivemmo, perché Spazzafumo si è insediato in pieno Covid quando le restrizioni di bilancio che stanno riportando l’Italia a una devastante crisi industriale erano sospese, con gli evidenti benefici che ne sono conseguiti. E inoltre, appena avviato il mandato, ci sono state subito soluzioni a situazioni incancrenite da anni: San Pio X, la nuova caserma della Polizia Municipale, lo stesso Ballarin (al di là delle contestazioni dei tifosi, e al di là del grande punto interrogativo su quello che sarà in quell’area e dei gravi errori di viabilità, Spazzafumo ha dato seguito alle promesse elettorali), l’indicazione del nuovo Ospedale a Ragnola, i fondi per Villa Rambelli, il paventato spostamento dell’Ast di via Romagna, la riqualificazione (anche qui prevista ma ancora non realizzata) dell’ex Palazzo Comunale di Piazza Battisti, la riapertura della Piscina Comunale e i recenti fondi ottenuti anche per la vasca scoperta, la riqualificazione di Piazza Montebello (anche qui rimandata a settembre 2025, però).

 

Poi c’è l’idea che cambierebbe il volto del lungomare di San Benedetto, al di là degli aggiustamenti del tratto nord (non chiamiamoli riqualificazione), si tratta della modifica più importante dai tempi di Perazzoli (pista ciclabile e Viale delle Tamerici) e Martinelli (nuovo lungomare a Porto d’Ascoli). Ovvero riscattare dal demanio l’area dell’ex Galoppatoio, congiungerla a quella già recuperata della vicina ex Bocciofila (quanti ex), pedonalizzare tutto il tratto che si affaccia sul mare e aprire al traffico veicolare Viale Marinai d’Italia, e addirittura posizionare la mastodontica statua progettata da Pericle Fazzini, “Il Pescatore” (clicca qui).

 

Ha ragione Spazzafumo a sottolineare come molti nodi cittadini abbiano o stiano vedendo il loro scioglimento durante questi anni – magari perché ha raccolto il lavoro dei precedenti primi cittadini, come sul Ballarin, San Pio X o caserma della polizia municipale, certo.

 

C’è l’altro lato della medaglia, come sempre. La debolezza politica. Che non è solo quella di una maggioranza esigua numericamente, con la perdita rapida di tre consiglieri comunali (Giorgio De Vecchis, Luciana Barlocci, Simone De Vecchis) e l’addio a due assessori (il citato Gabrielli e Lina Lazzari).

 

Tra i meriti indiscussi dell’Amministrazione vi è quello di aver dato vita al Piceno Dmo (clicca qui), un tentativo di coinvolgimento dell’intero territorio, sia pubblico che privato, su un turismo non più solo pensato per coriandoli amministrativi. E’ una goccia nel mare delle necessità e San Benedetto, prima città della provincia per numero di abitanti e città più popolosa delle Marche tra Ancona e il Tronto, non riesce a recuperare la leadership politica tale da essere riferimento.

 

A livello provinciale, la forza di attrazione di Ascoli e Offida, per quanto riguarda il centrodestra – mai così forte grazie all’appoggio regionale e nazionale – e il centrosinistra, fanno sì che persino i comuni prossimi a San Benedetto siano sottratti alla logica rete di comunanza con la città principale. E la stessa cosa sembra accadere alla stessa giunta Spazzafumo. Con conseguenze che vengono pagate da tutti i cittadini della Riviera, non solo i sambenedettesi: si pensi alla remissività sulla sanità, alla debolezza propositiva sulle infrastrutture rispetto al nord delle Marche.

 

Un iter come il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, cosa buona, rischia di essere sterile non solo perché le modifiche urbane interne si susseguono e rendono vani studi statici, ma perché si tratta di analisi che per avere effetto pratico e non solo discorsivo dovrebbero coinvolgere la vera città e non quella falsa amministrativa del 1861. E se pensiamo anche al Piano Regolatore, i Piani di Spiaggia e a tutta la pianificazione urbanistica, ecco che lo sguardo riflesso al proprio ombelico anziché all’area urbana mostra un respiro breve. La speranza è che il Piceno Dmo inizi a camminare e produrre benefici e avvii nel medio termine effetti positivi tali da coinvolgere altri settori: la collaborazione intercomunale è ferma a quanto avvenuto negli anni ’90 o primi 2000 con la gestione della raccolta dei rifiuti e degli Ambiti Sociali o di gestione delle acque.

 

C’è poi il tema della Samb Calcio, sul quale sono malamente inciampati i due predecessori Gaspari e Piunti. I ritardi, le lentezze e le parole sempre poco chiare sui progetti presentati o desiderati dalla società di Vittorio Massi sono spesso di difficile comprensione, specie e a farli è un uomo pratico – come nel bene o nel male sta dimostrando di essere – come Antonio Spazzafumo.


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