di Walter Luzi
La befana vien di notte. Mito delle infanzie di quelli con i capelli più bianchi, come noi. La vecchia brutta e severa, molto meno bonaria e rassicurante di Babbo Natale, che ci intimoriva non poco con il suo aspetto e i suoi modi spicci. Che, proprio per questo, ci induceva più facilmente a fare i buoni, ci convinceva più rapidamente a rigare diritto. Per evitarci, oltre alle sgridate dei papà che ben facevano i papà, e gli sculaccioni delle mamme che ben facevano le mamme, anche cenere e carbone in dono per l’Epifania. Perché così funzionava un tempo. Premi per i meritevoli, castighi per gli indisciplinati. Karma pedagogico e civico basico oggi completamente smarrito, perché poi i criteri, un po’ in tutti i campi, sono cambiati. In peggio, purtroppo, ovviamente. Le calze vuote le appendevamo, fiduciosi, ai camini, aspettando che, nell’ultima notte delle lunghe feste natalizie, arrivasse la befana a riempirli di cioccolatini e caramelle. Bastavano per farci sorridere.
Bastava poco, allora, per essere felici. Soprattutto nelle famiglie dove il poco doveva bastare per tutto. Ed erano tante. Poi c’erano quelli, a volte senza saperlo, più fortunati. Erano i figli di dipendenti di alcuni enti, istituti, o anche fabbriche, dalle maggiori possibilità economiche, certo, ma anche più sensibili, verso le gioie che poteva regalare loro il giorno magico dell’Epifania. Oggi vogliamo risfogliare insieme l’album ideale, delle foto e dei ricordi, di quelle befane aziendali che si materializzavano, per magia, con i sacchi pieni di quei regali che desideravamo, ma che ci eravamo anche impegnati al massimo per meritare, durante un anno intero. Foto e ricordi che non saranno certamente tutti. Ma chi ce ne può suggerire di altri, e mandarci, magari, altre immagini sul tema, lo faccia pure. Saremo ben lieti di ospitarli, su queste stesse colonne, la prossima Epifania.
Nel frattempo l’augurio per l’anno appena iniziato è quello di riuscire a rendere migliore questo mondo. Dichiarando la pace, finalmente, invece della guerra, agli altri uomini. E pace alla Natura intera, finalmente, per far sì che non debba ribellarsi ancora. Perché dal cielo non debbano piovere più bombe e calamità.
Perché, scrutandolo fra un anno, vorremmo avvistare ancora solo la vecchia volare a cavallo della sua scopa di saggina. Per scendere fra noi, grandi e piccini, tornando magari, almeno lei, possibilmente, all’antico, sano e saggio, criterio. Premiare i buoni, e punire i cattivi.
Comune di Ascoli e Vigili Urbani
La Befana del Vigile era una iniziativa spontanea di solidarietà diffusa su scala nazionale. Ditte e privati, oltre a tanti patentati di buon cuore, facevano a gara per donare. Autovelox e zone 30, parcheggi a pagamento e ztl, non erano stati ancora inventati per avvelenare i rapporti fra automobilisti e guardie municipali. I moderni pizzardoni erano considerati, con affetto, rassicuranti custodi delle nostre strade e preziosi sorveglianti della viabilità cittadina.
In Ascoli tutti i regali per loro venivano consegnati davanti al bar Ideal, in Piazza Arringo, e raccolti in un’area transennata per l’occasione, dove si ammucchiavano gli scatoloni. Era poi il comandante a destinare gli oggetti raccolti in base alle necessità di ogni vigile urbano.
Una volta il Corpo venne omaggiato persino di una lavatrice. Dopo il 1980 il punto di raccolta venne trasferito direttamente al Comando, con le consegne dei doni ospitate, in qualche occasione, nelle sale del Palazzo dei Capitani in piazza del Popolo. L’usanza è poi andata progressivamente scemando negli anni Novanta.
Per i figli degli altri dipendenti comunali invece, piccole cerimonie con spettacoli dedicati ai bambini, sono state spesso ospitate nella sala dei Mercatori del Palazzo comunale. Fra i conduttori delle varie edizioni anche il popolare Sandro Avigliano. In una foto ricordo del 1992 sono riconoscibili i membri del consiglio direttivo del Cral comunale (da sinistra) Giuseppe Pizi, Luigi Censori, Marisa Cordoni, Giovanna Cola, Vincenzo De Cesare e il presidente storico, per circa un decennio, dal 1990 al 2000, Francesco Piccioni.
* Il testo continua dopo le foto
Enel
Le Befane dell’Enel sono ancora ricordate da molti di quelli che erano bambini soprattutto a partire già dai primi anni Settanta. In precedenza i regali venivano ritirati infatti dai dipendenti in azienda e portati a casa ognuno per proprio conto. L’idea di una serata dedicata con uno spettacolino di canti che vedeva protagonisti gli stessi bambini fu di Peppe Di Benedetto. Fu lui l’artefice principale della nascita del coro voci bianche, quasi tutti figli di dipendenti Enel di Ascoli (tranne qualche rarissima eccezione come quella di Domenico Luzi). Di Benedetto ebbe l’aiuto determinante, sotto il profilo strettamente canoro e musicale, del suo amico pianista Prosperi nel preparare le performances dei piccoli allievi. Mentre un nutrito ed entusiasta team di colleghi tecnici, validissimi volontari tutto fare, guidato da Primo Curzi, Maria Piccioni e Rolando Breccia, lo affiancò nella organizzazione, nella messa a punto dei server audio, luci, e nell’approntamento della sala.
Nella buona riuscita, in una parola, di quelle serate dedicate alla Befana e alla consegna dei doni ai piccini. La figura prima protagonista dell’evento è stata a lungo impersonata, con maestria, da Gisella Ercoli. Il successo riscosso, in termini di presenze e unanimi, lusinghieri apprezzamenti, anno dopo anno, fu enorme. Non solo. Sull’onda di quei successi, e grazie anche all’appoggio incondizionato della direzione aziendale e dei sindacati, sempre sotto l’impulso di Peppe Di Benedetto, la sala del circolo ricreativo ascolano, facente capo, su scala nazionale, all’Arca Enel, figlia dei primordiali C.R.E., Circoli Ricreativi Enel, inizierà ad ospitare, successivamente, anche i leggendari e affollatissimi veglioni di Carnevale.
Nessun’altro circolo ricreativo aziendale, all’epoca, poteva vantare l’organizzazione di così tante iniziative negli ambiti più disparati, di cui molte, come i campionati aziendali tricolori di sci alpino fra le altre, su scala nazionale. Anche il coro dei piccoli figli dei dipendenti conoscerà anni di successo e notorietà, grazie alle numerose esibizioni, persino…in trasferta, con il suo vasto e richiestissimo repertorio di canzoni in vernacolo della tradizione picena, scritte dal poeta e musicista ascolano Emidio Cagnucci.
L’Elettrocarbonium e le altre fabbriche
La potenza economica dell’Elettrocarbonium, e le relazioni sindacali, negli anni Sessanta e Settanta, sempre costruttive nel reciproco interesse, della proprietà e delle maestranze, portavano ad iniziative meritorie ancora oggi ricordate dagli ex dipendenti più anziani. Come un anticipo cash di importo non certo banale per l’epoca, fino a 150.000 lire, per l’approvvigionamento di legna da ardere in casa in vista dell’inverno, poi successivamente riaddebitato, a piccole e comode rate, in busta paga. Oppure la possibilità di poter acquistare, a prezzi scontatissimi, in tempo prenatalizio, il pregiato olio locale Monini.
La tradizionale, ricca befana per i piccoli, e piccole, figli dei tanti dipendenti della gloriosa, e non del tutto giustamente vituperata, S.I.C.E., non faceva eccezione. L’azienda non badava certo a spese in ogni occasione propizia, almeno fino alla fine degli anni Ottanta, per gratificare i propri dipendenti. Franca Gabrielli andava fino a Grottammare, al grande Capacchietti Center Gross, per scegliere personalmente i giocattoli. Molto apprezzati i kit dei piccoli maghi con le istruzioni e tutto l’occorrente per riuscire a stupire in casa con i giochi di prestigio.
Se lo ricorda ancora bene Franco Luzi, che le subentrerà nell’incarico della scelta, anche presso i Bazar dell’Assassino del grande Bruno Galanti, e che presiederà per un ventennio la Cassa Previdenza aziendale per i dipendenti. Dopo l’Elettrocarbonium, sempre leader riconosciuta e indiscussa in ogni ambito del territorio, venivano le altre grandi fabbriche locali.
Il Fondo Sociale Dipendenti Uniroyal Manuli, finanziato per metà dall’azienda, organizzava la Befana per i figli dei soci iscritti. Sotto le gestioni del direttivo delegate ad Anna Andena, l’iniziativa conobbe, negli anni Ottanta, le edizioni più fastose con la scelta accurata dei giocattoli più belli ed adatti per ogni fascia di età dei piccoli. Il grande locale della mensa aziendale la location abituale per la consegna, ma in una occasione si affittò addirittura la sala del Supercinema. Anche la Cartiera Mondadori, finchè ha fatto parte dell’omonimo gruppo, attraverso il Fondo Assistenza per i dipendenti organizzava la Befana per i figli dei soci iscritti. Quello dal 1980 fino ai primi anni Novanta è stato il periodo più fulgido di questa iniziativa che venne abolita subito dopo il passaggio del glorioso stabilimento ascolano, nel 1993, al gruppo Sottrici Binda.
Primo inquietante segnale dell’inizio della triste parabola discendente della storica cartiera. Le sarà fatale il nuovo passaggio di mano, nel 1998, alla multinazionale Alshtrom, che ne decreterà, nel novembre del 2007, la definitiva chiusura dopo quarantatre anni di ininterrotta, e pregiata, produzione.
Magazzini Gabrielli & Standa
Il supermercato Tigre, sorto nel cuore dell’ipercementificato e popoloso nuovo quartiere di Monticelli, è stato, fin dai primi anni Ottanta, location tradizionale della comparsa della Befana. Con generosità il gruppo Gabrielli metteva a disposizione nell’occasione l’ampio parcheggio che si riempiva, il pomeriggio dell’Epifania, di tanti bambini con i loro genitori, residenti nel quartiere. Inoltre organizzava momenti di intrattenimento dedicati ai più piccoli e offriva loro i sacchetti di caramelle e dolciumi in regalo.
Iniziativa protrattasi fino ad oltre gli anni Duemila. Successivamente il Gruppo Gabrielli ha continuato ad appoggiare economicamente l’iniziativa, che dura ancora oggi, anche se questa è stata trasferita presso il teatro parrocchiale della chiesa dei Santi Simone e Giuda. Alla Standa la Befana veniva un po’ snobbata, preferendogli…la concorrenza. Pirro Stipa, infatti, uno dei dipendenti fino ai primi anni Ottanta, durante il periodo natalizio si aggirava fra i reparti travestito da Babbo Natale, facendo letteralmente impazzire i piccoli clienti, stupefatti e increduli alla sua vista. Nella foto lo vediamo, sempre all’interno della Standa, con in braccio la piccola Rossana, figlia del collega Tommaso Pulsoni.
Carisap & Inps
Fin quando è rimasta in vita, la Cassa di Risparmio di Ascoli a Natale è stata prodiga con tutti. I clienti delle varie agenzie gratificati con gli ambiti gadgets pubblicitari che in molti ancora conservano in casa, e, ovviamente, i propri dipendenti. Il tradizionale appuntamento annuale natalizio era allargato alle rispettive famiglie, con regali per i figli più piccoli. Per anni, quello che era un vero e proprio party esclusivo riservato ai dipendenti della Cassa di Risparmio, dall’ultimo degli impiegati assunti fino ai più alti dirigenti del benemerito Istituto bancario locale, è stato ospitato nel centro congressi della Camera di Commercio in via Cola d’Amatrice.
Quindi, successivamente, la location dell’evento è stata trasferita nel nuovo centro sportivo-ricreativo immerso nella campagna di Monticelli alto, che oggi è diventato il Circolo sportivo Fondazione Carisap. Poi, acquisita successivamente da altri gruppi bancari, anche la Carisap, con i suoi anni di vacche grasse, è finita fra i ricordi più cari. Come quei quaderni che i funzionari passavano a regalarci nelle nostre pluriclassi delle scuole elementari. In copertina c’era stampato un salvadanaio. Un incoraggiamento, anche per i piccoli scolari, al risparmio, alla previdenza. Alla responsabilità di saper investire sul proprio futuro. Avevamo, noi vecchi di oggi, la fortuna di poterne sognare uno. La determinazione per costruircelo con le nostre mani, in un mondo, un sistema, che non era perfetto, né facile, né comodo. Ma lo volevamo migliore per tutti. E la fatica, i sacrifici, non ci spaventavano. Sapevamo che un giorno sarebbero stati ricompensati dalla vita, senza dover contare più solo sui i nostri miti infantili dell’Epifania.
Babbo Natale, meglio, ascolanamente parlando, lu vecchiò, divideva la scena con la befana anche all’Inps. Il circolo ricreativo poteva, e può ancora oggi, contare, come per gli affollatissimi veglioni carnevaleschi, su un grande salone delle feste per occasioni come queste. Luci e musiche venivano scelte e dosate con sapienza per caricare di brividi la spasmodica attesa dei piccoli, figli dei tanti dipendenti dell’Istituto. Alla fine la Befana e lu Vecchiò facevano finalmente la loro comparsa in scena fra il tripudio dei più piccoli. Un regalino era garantito per tutti.
Ma la Befana di quegli anni lontani, o almeno di quelli a metà dei Settanta, è stata sicuramente troppo buona. Perché fra quei bimbi delle tante foto ricordo pervenuteci, abbiamo riconosciuto, insieme al fratello Fabio, anche il nostro attuale direttore responsabile Peppe Ercoli. I due figli del noto, storico protagonista del Carnevale ascolano in piazza, nonché dipendente della sede ascolana dell’Inps, Alberto “Peperoso” Ercoli.
La festa poi non finiva subito, perché il clou della memorabile giornata era costituito dalla mini lotteria riservata ai bambini per l’aggiudicazione di un unico premio in palio. Il più ambito. Il giocattolo più bello e costoso di tutti, che ognuno di loro desiderava ardentemente di portarsi a casa. Ma uno solo fra di loro sarebbe stato il super fortunato.
I sonni del nostro direttore, abbiamo appreso da fonti riservate, continuano ad essere turbati, ancora oggi, dal fantasma di una fiammante macchinina radiocomandata, un fantastico giocattolo-gioiello, rimasto il sogno irrealizzato più grande della sua vita. Ricordi incancellabili di bambini. Come quello della vecchia befana che veniva di notte, con le scarpe tutte rotte…
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