Le “Donne dem” della provincia salutano con grande soddisfazione la notizia che all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli sarà somministrata la pillola per l’interruzione farmacologica di gravidanza entro le 9 settimane.
«Il passaggio da sette a nove settimane per la somministrazione del farmaco è un punto significativo di miglioramento conforme, peraltro, alle linee guida nazionali a cui da tempo la Regione Marche deve adeguarsi.; in questo modo, infatti, si permette alla donna di avere il tempo sufficiente per decidere, accedere ai servizi, fare la propria scelta», spiegano.
«Si tratta di un passo avanti significativo nella mobilitazione che le donne democratiche stanno portando avanti da alcuni mesi attraverso dibattiti, incontri e coinvolgimento dei Consigli comunali del territorio – proseguono -. In più della metà dei comuni del Piceno, infatti, è stata presentata una mozione, promossa dalle consigliere regionali Manuela Bora, Anna Casini e Micaela Vitri, tesa a difendere la legge 194 del 1978 dai tentativi della destra di rendere quasi impossibile alle donne marchigiane decidere del proprio corpo e esigere i propri diritti. Per questo, tra le priorità della mozione, c’è proprio la richiesta di di facilitare il metodo farmacologico su quello chirurgico».
«Nei Comuni dove è stata presentata, la mozione è stata approvata a maggioranza o all’unanimità – vanno avanti del donne del Pd -. È degli ultimi giorni dello scorso anno l’approvazione della delibera nei comuni di Castel di Lama e di San Benedetto».
«La bella notizia dell’introduzione dell’interruzione farmacologica a nove settimane al “Mazzoni” ci dimostra che la mobilitazione delle donne sul tema sta portando i suoi frutti – conclude Valentina Bellini -. È evidente che dobbiamo continuare perché le criticità intorno all’applicazione della legge sono ancora tante. Spiace, in questo contesto di grande partecipazione di tante realtà comunali sul tema, che proprio il Consiglio comunale del capoluogo si sia distinto per una bocciatura voluta dalla maggioranza e sostenuta da argomentazioni paternalistiche, retrive ed anche poco informate».
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