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Alberi monumentali del Piceno: la quercia di Villa San Pio X, a Spinetoli

LA MAESTOSA pianta può essere dichiarata “monumentale” seppure non raggiunga i parametri per pochi centimetri, per il suo elevato valore paesaggistico. In Italia sono stati catalogati 4.288 alberi monumentali, di questi, 123 sono nelle Marche e 21 nel Piceno
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La Roverella di San Pio X. L’escursionista alla base della pianta dà idea delle sue dimensioni

 

di Gabriele Vecchioni

«Vera e propria epifanìa della Natura, l’albero fin dal nascere della civiltà si è caricato di forti simboli e significati […] Attraverso l’immagine dell’albero, che continuamente si rinnova e rinasce, l’umanità ha dato corpo a una delle sue più profonde aspirazioni, quella dell’immortalità (A. Farina, 2018)».

 

Spesso, le Marche vengono definite “il paese delle querce”, per la presenza costante di questa bellissima pianta nel paesaggio agrario regionale: «Su queste architetture del paesaggio marchigiano regnano, incontrastate, le grandi querce, che possono essere assunte come emblema regionale (Il quaderno delle Marche, 1983)».

 

Querce isolate sul poggio

 

L’armonioso paesaggio rurale marchigiano, pur se intensamente antropizzato, è caratterizzato dalla presenza di alberi maestosi, le cosiddette “querce camporili”. Sono alberi isolati, testimoni di una maggiore presenza, fino al recente passato.
La quercia è un albero vigoroso che raggiunge, a maturità, dimensioni importanti; una è rintracciabile nel territorio del comune di Spinetoli, nella frazione di Villa San Pio X, non lontana dalla trafficata Via Salaria: qui vegeta una roverella di grosse dimensioni, un esemplare arboreo degno di essere censito e tutelato.

 

La Quercia di San Pio X

 

La quercia di Villa San Pio X è stata citata recentemente in un post di Valido Capodarca (conosciuto autore di splendidi volumi sugli alberi monumentali), che ha reso note le sue dimensioni: la circonferenza del tronco, nel 2007, era di 3,57 m; nel 2023 aveva raggiunto la misura di 3,77 m, per una circonferenza della chioma espansa di circa 28 m. Quest’ultimo è un dato importante, raggiunto da pochi alberi, almeno nella nostra regione.

 

Le dimensioni del tronco a confronto con l’autovettura

 

Torneremo più avanti a discettare sulla quercia di Villa San Pio X; ora, qualche notizia sulle querce e sugli alberi monumentali. Anche al giorno d’oggi, tempo contraddistinto da una minore attenzione verso questi monumenti naturali, si incontrano splendidi esemplari che ornano il paesaggio con la loro presenza maestosa.

 

Per inciso, lo stesso nome della città di Ascoli è indicativo [della presenza di querce sul territorio] perché potrebbe essere un fitonimo. Nel Medioevo, la città picena era denominata Esculo: un toponimo legato, per alcuni, all’imbarbarimento del linguaggio (latino) per la dominazione longobarda; per altri, derivato da aesculus, il termine che identificava l’eschio (la farnia), una quercia dall’aspetto possente.

 

Le querce presenti nel territorio piceno sono diverse; nel nostro caso (le querce della campagna picena e, in particolare, quella di Villa San Pio X) sono frequenti le roverelle.
Il ridotto spazio offerto dall’articolo non permette di approfondire la pur importante funzione ecologica di un albero di dimensioni notevoli come quello di Villa San Pio X: si potrebbe parlare addirittura di “ecosistema-albero”, un insieme di nicchie ecologiche che ospitano diverse comunità e specie ecologiche. Ci limiteremo, pertanto, alla sua monumentalità e alla non-trascurabile importanza paesaggistica.

 

Una roverella (a dx) e un gelso incorniciano una strada interpoderale. Sullo sfondo, i Monti Gemelli

 

A questo proposito, il nostro Paese vanta uno straordinario patrimonio artistico che è, da secoli, mèta imprescindibile di visite e pellegrinaggi; altrettanto importanti, però, sono il patrimonio naturalistico e quello paesaggistico, anch’essi definibili come patrimonio culturale per lo stretto legame con l’intervento antropico che ha spesso generato un paesaggio armonioso. A quest’ultimo tipo di paesaggio appartengono gli alberi di grosse dimensioni, autentici monumenti vegetali, da proteggere con cura.

 

Per l’art. 7 della legge n. 10/2013 (quella che istituisce la Giornata nazionale degli alberi) l’albero può essere dichiarato “monumentale” se sono presenti alcune caratteristiche peculiari. Per gli amanti delle statistiche, in Italia sono stati catalogati 4.288 alberi monumentali (c’è un apposito elenco); di questi, 123 sono nelle Marche e 21 nella provincia di Ascoli Piceno (tra questi, la Roverella di Carassai, i Pini di Villa Trocchi a Cossignano, la roverella di Pennile di Sopra, il castagno di Umìto di Acquasanta Terme e l’Albero del Piccioni, oggetto di un recente articolo – leggilo qui).

 

Una quercia si considera “maestosa” quando la circonferenza del tronco (misurata a 1,30 m dal piano di calpestio) arriva a 400 cm (= 4 m); è possibile una deroga a questa misura per un elevato valore paesaggistico e per un portamento di elevata maestosità. Nel caso in questione, sono presenti entrambi i parametri richiesti: la roverella di Villa San Pio X è di grandi dimensioni e presenta un elevato valore paesaggistico perché con la sua presenza caratterizza e connota il luogo.

 

 

La domanda di riconoscimento di monumentalità (e il conseguente inserimento nella ristretta lista di tali monumenti vegetali) va inoltrata agli uffici competenti della Regione Marche da parte dell’Amministrazione comunale competente per territorio (in questo caso, quella di Spinetoli, del cui territorio fa parte la frazione dove si trova l’albero.

 

La chioma espansa copre una vasta superficie

 

La quercia di Villa San Pio X è una roverella. La roverella è la specie di quercia più diffusa nella Penisola, longeva e a crescita lenta; presente in collina e nella bassa montagna (fino a 1000 m circa). È una pianta decidua ma d’inverno mantiene le foglie secche attaccate ai rami. Ha un tronco massiccio con fusto corto, ramificato in grosse branche e con chioma ampia e irregolare. Le ghiande della roverella sono state utilizzate, tradizionalmente, come cibo per i suini; in passato, nelle aree settentrionali del Paese e in periodi di carestìa, anche per l’alimentazione umana: dai frutti essiccati si ricavava una farina che poteva essere panificata.

 

La roverella in un antico disegno di un atlante botanico

Per la botanica sistematica, che usa la cosiddetta nomenclatura binomia, la roverella è identificata come Quercus pubescens Willd, 1805, dove Quercus definisce il genere e pubescens (dalla peluria che copre la pagina inferiore delle foglie) la specie. Willd è l’abbreviazione standard per il farmacista e botanico tedesco Carl Ludwig Willdernow (1765-1812), che descrisse, nel 1805, la specie botanica in questione.

 

Una doverosa digressione per spiegare perché i botanici usano il latino per indicare le diverse specie. La nomenclatura scientifica in lingua latina permette che in tutto il mondo ogni specie sia identificata con un solo nome, cosa che non sarebbe possibile se fossero utilizzate le lingue nazionali e, in ambito locale, quelle dialettali.

 

Nelle nostre campagne, la roverella è una quercia (o cèrqua, per dirla con la voce dialettale derivata dalla metàtesi linguistica) allevata come camporile (albero isolato) o come segnale di confine degli appezzamenti. Spesso, le roverelle si trovano ai lati delle strade vicinali dove non costituivano intralcio alle lavorazioni agricole.

 

La Selva, luminoso querceto sulle colline spinetolesi

 

Come scritto in precedenza, la roverella in oggetto ha una circonferenza del tronco di poco inferiore a 4 m, misurata all’altezza canonica di 1,3 m; la circonferenza della chioma è di poco inferiore a 30 m (un valore notevole per un albero, anche di una certa età) ed è alta, all’incirca, 22-23 m (un valore abbastanza alto; i limiti della specie sono di 30 m circa, anche se nelle Marche c’è un esemplare che raggiunge i 35-40 m: la roverella del Parco archeologico di Falerio Picenus, a Falerone, nel Fermano); è inserita in un contesto rurale, ai bordi di una strada di fondovalle che arriva alla ripa sinistra (orografica) del fiume Tronto.

 

Un’altra splendida quercia sulle colline truentine. Questa è ai bordi della strada provinciale che da Pagliare sale verso il capoluogo

 

Considerazioni conclusive. Un albero monumentale è il segnale del rapporto
pluricentenario tra uomo e albero, rapporto che dovrebbe voler dire rispetto e conservazione, in memoria di una sacralità universale. Chiudiamo questo breve report con le parole di Angela Farina (2018): «La tendenza attuale di indicare l’albero vetusto o maestoso come un vero e proprio monumento naturale deriva proprio dalla consuetudine atavica di considerarlo alla stregua di un essere superiore, custode di saggezza, fonte di vita».

 

La quercia di Villa San Pio X non ha storie eroiche da raccontare, passaggi veri o millantati di personaggi famosi; è stata, solamente, testimone silenziosa della fatica dei contadini e, oggi, del passaggio frettoloso di bikers ed escursionisti diretti alla vicina pista ciclabile che costeggia il corso del Tronto; è però un elemento imprescindibile del paesaggio rurale e della natura del luogo.

 


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