Fusioni tra Comuni, Treggiari rilancia la Città dei Sibillini
COMUNI - «Fusione non significa solo vantaggi economici enormi, ma razionalizzazione degli stessi uffici e servizi: un Comune unico con sette Municipi. E proprio questa specifica mette a tacere le ipocrite paure di perdita di identità»
Nel dibattito che si è aperto, riguardo alle fusioni dei Comuni, essendo uno dei fondatori e Coordinatore del Movimento “Città dei Sibillini”, dal lontano 2003, mi sento in dovere di intervenire per dare il nostro contributo. Fusioni, nelle Marche, ce ne sono state e tutte hanno portato a casa brillanti risultati in termini di immagine ed economici. La Città dei Sibillini, con l’accorpamento di ben sette Comuni di tre province, circa diecimila abitanti, avrebbe rappresentato una voce potente a garanzia del territorio montano. Fusione non significa solo vantaggi economici enormi, ma razionalizzazione degli stessi uffici e servizi: un Comune unico con sette Municipi. E proprio questa specifica mette a tacere le ipocrite paure di perdita di identità.
(Continua a leggere dopo i link degli articoli sull’argomento, portato avanti negli ultimi anni anche dall’ex sindaco di Comunanza e che ha tenuto alto il dibattito in area montana)
«Quale identità? Ormai c’è un’interconnessione, per non parlare di simbiosi, tra gli abitanti dei Comuni dei Sibillini interessati, che si evidenzia nel lavoro, nella scuola, nella composizione del nucleo familiare. Identità è sentirsi, come di fatto è, unico popolo dei Sibillini dove ogni Comune ha il suo Municipio e tutti i Municipi formano la Città dei Sibillini. Immaginiamo la forza di questo logo, oltre a quella politica, quando si reclamizzano le bellezze dei nostri luoghi: un’ unica sigla per l’ intero territorio.
Qualche sindaco è contrario, e posso pure capirlo, considerato l’investimento di natura economica che ne deriva dalla carica: è un po’ come chiedere all’oste se è buono il suo vino. Un’ ultima chiosa. Conosco la posizione, sul tema fusioni, dell’amico sindaco Marinangeli e la rispetto, pur essendo esattamente opposta alla mia; sono felice del fatto che si preoccupa di non “svendere” la storia. Molto bene. Cominci, allora, con il ridare ad Amandola il suo stemma, che è un mandorlo e non una goffa quercia, essendo lui perfettamente a conoscenza del falso storico che hanno creato e sul quale sembra vogliano fare orecchie da mercante.