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Repetto e gli 883, al Ventidio si balla: è nostalgia anni ’90 (Video)

ASCOLI - L'ex membro del duo fondato insieme a Max Pezzali ha portato in scena "Alla ricerca dell'uomo ragno" davanti ad un Massimo cittadino gremito. Onirica ricostruzione del suo viaggio di una vita, tra filmati, intelligenza artificiale, racconti e soprattutto musica con successi quali "Come mai", "Sei un mito", "Con un deca" e "Nord sud ovest est" col pubblico che balla
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Mauro Repetto al Ventidio Basso

 

di Luca Capponi 

 

È finita come previsto: il teatro tutto in piedi a ballare “Nord sud ovest est”. Proprio come faceva lui più di 30 anni fa. Era l’inizio degli anni ’90, e nella nebbiosa Pavia Mauro Repetto dava vita agli 883 insieme all’amico Max Pezzali.

Mauro Repetto sul palco

 

Ieri, sabato 18 gennaio, l’ex “biondino” del duo musicale simbolo di una generazione ha portato sul palco di un gremito Ventidio Basso il suo one man show “Alla ricerca dell’uomo ragno“, onirica ricostruzione del suo viaggio di una vita, tra filmati, intelligenza artificiale, racconti e soprattutto musica.

 

Una fucina di successi che fecero degli 883 un fenomeno di massa grazie ai primi due album “Hanno ucciso l’uomo ragno” e “Nord su ovest est”, appunto. Prima che Repetto, “vittima” del suo personale american dream, decidesse di mollare tutto all’apice della carriera.

Senza rimpianti, però, perché inseguire i propri sogni  è d’obbligo per quelli come lui. E perché i veri supereroi «sono quelli che danno il massimo ogni giorno a prescindere da cosa facciano, sono quelli che dopo essersi fatti il mazzo tornano a casa col sorriso sulla bocca».

 

Il pubblico intervenuto applaude. Per la maggior parte si tratta di coloro i quali all’epoca dei fatti erano adolescenti o poco più, e che conoscono a memoria canzoni come “Non me la menare”, “Come mai“, “Rotta x casa di dio”, “Con un deca”, “Tieni il tempo”, “Sei un mito”, “Gli anni” («Non ce la faccio a cantarla, mi commuove», dice Repetto prima di lasciare che sia lo stesso pubblico a farlo, tra il primo ed il secondo tempo) e persino “Nella notte”, «la prima che portammo a Cecchetto, che la bocciò dicendoci che “non c’era l’idea e faceva ca….re”».

 

Non così tanto, evidentemente. Visto che ancora oggi siamo qui a cantare.

 

 


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