«Pur essendo lieti per i nuovi incarichi in Emilia Romagna che la Natalini si accinge ad assumere e per i quali le facciamo i nostri più sinceri auguri, non possiamo che esprimere forte preoccupazione per le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica picena che, da troppi anni, attendono di poter risolvere questioni contrattuali e normative che sino ad oggi nessuna direzione è riuscita a sanare».
«Certamente il presidente Acquaroli ricorderà che in questo territorio, tra direttori generali e commissari straordinari, negli ultimi quattro anni si sono avvicendati ben sei dirigenti che, alcuni per volontà, altri per impossibilità dettata dalla limitatezza temporale dell’incarico stesso, non hanno risolto questioni che nel resto delle province sono sanate da tempo», continua la Cgil.
«Arretrati dovuti, tempi di vestizione e di consegna e buoni pasto sono solo alcune delle questioni sulle quali non si vuole mettere mano e che anzi hanno visto ultimamente da parte della direttrice, forse come ultimi adempimenti prima della dipartita, la produzione di determine fortemente penalizzanti per il personale dipendente e per le quali sono già state prodotte dalle oss delle diffide di revoca».
«Il timore – continua la Cgil – è dunque che questa direzione, che ha accelerato l’assunzione dei suddetti atti, non intenda operare alcuna revoca né rispetto ai tempi di vestizione pregressi né rispetto al nuovo regolamento mensa che se possibile peggiora le condizioni attuali di fruizione della mensa stessa, aumentando il contributo delle lavoratrici e dei lavoratori che ne fruiscono, senza in alcun modo restituire neppure un euro a chi in questi anni avrebbe dovuto ricevere dei buoni pasto che l’azienda non ha mai riconosciuto».
«Se dunque la Natalini rientrerà presto nel suo territorio di origine, le chiediamo a gran voce di intervenire, almeno revocando gli atti da lei adottati, permettendoci di riaprire il confronto con chi, nei prossimi mesi, sarà alla guida dell’Ast ed evitando quindi che venga ricordata come la direttrice che ha lasciato un “regalo sgradito” a chi da anni chiede esclusivamente giustizia», conclude la Cgil.
Critica anche la Cisl, che non evita di definire le Marche come «sedotte e abbandonate.
«Tutt’altro che inaspettato è l’abbandono dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ascoli da parte della direttrice Natalini – attacca il sindacato -. Il normale epilogo nel momento in cui si scelgono dirigenti provenienti da altre regioni. Alla prima occasione, infatti, come già tutti avrebbero dovuto immaginare, la professionista ha colto l’occasione per tornare, con i galloni, nella sua terra natia lasciando alla Regione Marche l’onere di individuare, in appena due anni dalla nascita dell’Ast, il quinto direttore da porre ai vertici della oramai derelitta sanità pubblica picena».
«Il successore, infatti, si troverà a gestire una situazione a dir poco esplosiva in quanto, oltre alle note difficoltà finanziarie che
coinvolgono l’intero sistema della sanità pubblica, nell’azienda di Ascoli i dipendenti, a seguito di una reiterata violazione di diritti, vantano un credito nei confronti del loro datore di lavoro di diverse migliaia di euro cadauno, lamentano carichi di lavoro insostenibili derivanti dagli indiscriminati e drastici tagli del personale», prosegue la Cisl.
«Gli stessi lavoratori risultano stressati per i massacranti turni di lavoro, per le mobilità sul territorio, tanto selvagge quanto illegittime – conclude la Cisl -. Tutti questi elementi hanno compromesso totalmente la condizione ambientale nei singoli luoghi di lavoro con conseguente depauperamento della bontà del servizio sanitario pubblico del territorio tanto che la cittadinanza è costretta, di giorno in giorno, sempre più a rivolgersi alla fiorente sanità privata».
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