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Anno giudiziario aperto dalla protesta:
i magistrati se ne vanno mentre parla
il delegato del ministro (Foto/video)

I GIUDICI, tra cui diversi di Ascoli, si sono presentati questa mattina alla Mole con coccarde tricolori appuntate sulle toghe e la Costituzione in mano. Quando ha preso la parola il vice capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia sono usciti in silenzio dalla sala congressi per sottolineare il loro dissenso contro la riforma della separazione delle carriere. Le parole del procuratore generale della Repubblica Roberto Rossi: «Un Paese si caratterizza come democratico se garantisce tutela e indipendenza della magistratura»
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In toga e coccarda tricolore, con la Costituzione italiana stretta in mano alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2025.

L’uscita delle toghe della sala convegni della Mole Vanvitelliana dove si stava svolgendo la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2025

I magistrati delle Marche, arrivati anche da Ascoli – tra loro il procuratore Umberto Monti, il sostituto Gabriele Quaranta, il presidente uscente del Tribunale Luigi Cirillo, il giudice Raffaele Agostini –  sono usciti dalla sala convegni della Mole Vanvitelliana quando ha preso la parola il vice capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia Francesco Comparone, delegato del ministro Carlo Nordio.

 

Sono poi rientrati quando ha iniziato a parlare al microfono il procuratore generale della Repubblica Roberto Rossi.  La protesta silenziosa delle toghe contro la riforma della separazione delle carriere voluta dal governo Meloni, è andata in onda questa mattina ad Ancona, come in tutta Italia, e proseguirà il prossimo 27 febbraio per la giornata di sciopero proclamata dall’Anm.

 

«Il mandato dei magistrati costituisce un presidio di legalità fondamentale» ha detto nel corso del suo intervento il procuratore generale della Repubblica Roberto Rossi che ha ringraziato tutti i presenti e anche le forze dell’ordine. «Credo di parlare a nome di tutti i magistrati del distretto di Ancona nell’esprimere una profonda gratitudine a tutte le forze dell’ordine per il loro quotidiano impegno a favore dei cittadini per garantire sicurezza».

 

In un passaggio il procuratore generale ha anche sottolineato come «il dialogo richiede rispetto delle specifiche competenze ma anche condivisione. Sono convinto che il valore dell’autonomia e della indipendenza della magistratura non appartenga solo ai magistrati e agli operatori della giustizia ma sia un valore condiviso a tutti i livelli, sia di società civile che di istituzioni, e questo non solo perché questo valore è tra quelli previsti dalla nostra Carta costituzionale ma perché e fondante e caratterizzante lo Stato democratico, al pari del suffragio universale e della libertà di stampa. Un Paese si caratterizza come democraticoha evidenziato il procuratore Rossi – se garantisce tutela e indipendenza della magistratura. E sono quindi convinto che solo la consapevole e fattiva condivisione di tali principi potrà essere il punto di partenza perché il rapporto tra istituzioni torni a declinarsi come dovrebbe essere in termini di dialogo e confronto anziché di aspra e a volte aggressiva contrapposizione»

 

(foto/video Giusy Marinelli)

 

Il rientro dei magistrati quando ha preso la parola il procuratore generale della Repubblica Roberto Rossi

 

 


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