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Ast, l’attacco del Nursind: «L’Atto Aziendale è un topolino malfermo sulle proprie gambe»

ASCOLI - Il sindacato critica la riorganizzazione della sanità picena prospettata dalla direzione generale: «L’ascolto preventivo di tutti gli stakeholders sia esterni che interni, avrebbe migliorato la qualità del documento prodotto»
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«L’Atto Aziendale ci appare come un frutto dalla buccia molto spessa ma con poca polpa all’interno: sebbene vi siano annunci ambiziosi, non sono ancora chiari i contenuti reali né il modo in cui tali propositi verranno concretizzati».

 

Così il segretario provinciale del Nursind Maurizio Pelosi sintetizza il pensiero sul documento di riorganizzazione presentato dalla direzione dell’Ast di Ascoli.

 

Maurizio Pelosi

Il Nursind rimarca che del nuovo impianto del servizio sanitario regionale non se ne parla se non in termini generici. Nulla viene detto riguardo alle modalità, con quali mezzi organizzativi, siano essi economici o di personale, si assolverà a questa mission. Nulla si dice riguardo al funzionamento delle case della comunità, degli ospedali della comunità, delle Centrali Operative Territoriali, delle Unità di Continuità Assistenziali, degli infermieri di famiglia o di comunità, se non una generica e vaga esposizione da manuale.

 

«Parallelamente – afferma Pelosi – desta perplessità la soppressione di alcune Unità Operative Complesse, che ci auguriamo non rappresenti alcuna forma di penalizzazione, ma sia invece il risultato di un’analisi oggettiva dei bisogni del territorio. Come desta perplessità la soppressione del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, una scelta questa addirittura contraria alle norme regionali che ne prevedono invece l’esistenza in ogni Ast».

 

L’ospedale di San Benedetto

Per quanto riguarda il nuovo Dipartimento Orto-Neuro-Motorio-Riabilitativo, il Nursind ritiene che possa rappresentare un’idea interessante, ma le informazioni fornite non risultano ancora sufficienti a chiarirne realmente la mission e la progettualità.

 

«Desta perplessità inoltre l’aumento di incarichi dirigenziale di vertice. L’aumento delle Strutture Complesse sanitarie passa da 50, previste nel precedente assetto organizzativo, alle attuali 67. Le Strutture Semplici Dipartimentali altresì erano 15 ora passano a 16. Sembra che vengano creati generali senza esercito da inviare in guerra senza sapere bene come e cosa fare e con quali mezzi».

 

Il sindacato parla di un diffuso malessere tra gli operatori sanitari, che lamentano un clima di delusione e disorientamento.

L’ingresso del “Mazzoni”

 

«La direzione generale uscente ha sempre usato lo strumento della comunicazione come mezzo di persuasione. Eppure – sottolinea Pelosi – la realtà si scontra con liste d’attesa molto lunghe, carichi di lavoro opprimenti e un costante esodo di personale sanitario verso il privato o l’estero. Emblematico è il recente pronunciamento del Consiglio di Stato a favore del nostro sindacato sul tema della trasparenza, a conferma delle criticità sistemiche».

 

«Va inoltre sottolineata la rapidità con cui si è passati dalla presentazione all’ufficializzazione tramite determina del 31 gennaio 2025. L’adozione di un atto fondamentale per il buon funzionamento dell’Ast avrebbe richiesto un coinvolgimento diverso da quello adottato. L’ascolto preventivo di tutti gli stakeholders sia esterni che interni, avrebbe migliorato la qualità del documento prodotto. Alla fine – conclude il segretario del Nursind – la montagna ha partorito solamente un topolino malfermo sulle proprie gambe».


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