di Luca Capponi
L’impressione costante, con Giorgio Montanini, è quella di trovarsi di fronte ad un artista che si trova sempre un passo avanti al resto della truppa. Ad uno capace di indurti alla riflessione come più gli aggrada, senza filtri, ironico, duro, intelligente. E, soprattutto, mai in maniera fine a sé stessa. Mai banale. Cosa che in passato, in un panorama così piatto e narcotizzato, gli ha causato non pochi problemi, principalmente sul piccolo schermo, regno incontrastato dell’ipocrisia.
Oggi, però, finalmente (è proprio il caso di dirlo), la sua caratura è ben riconosciuta. Non solo dai palchi della stand up comedy, dove è stato uno dei precursori in Italia e dove questo ruolo non è stato mai in discussione, ma soprattutto da altri media, uno su tutti il cinema. Scorrere, per credere, la sua filmografia da attore degli ultimi anni, dove troviamo, tra gli altri, “I predatori”, esordio alla regia di Pietro Castellitto del 2020, con cui ha poi girato anche “Enea” (2024), “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani, la produzione internazionale “Race for Glory: Audi vs. Lancia” e, di imminente uscita, “Nonostante” di Valerio Mastandrea. Qualità, come denominatore comune, non solo delle sue performance.
Parallelamente, per fortuna, Montanini non ha abbandonato il palco. I suoi monologhi e la satira tagliente. I suoi spettacoli dal vivo che tante volte, lui marchigiano della vicina Fermo, lo hanno visto protagonista tra le cento torri. Domenica 9 febbraio, dunque, eccolo tornare protagonista sul massimo palcoscenico cittadino, quello del (già sold out) teatro Ventidio Basso, dove alle 21 porterà in scena “Fall”, la sua ultima creatura che sta mietendo un tutto esaurito dietro l’altro.
Dove, al solito, spazia senza riserva alcuna da un argomento all’altro, con l’obiettivo spianato sul politicamente corretto, sul crollo delle ideologie visto come panacea di tutti i mali, sul progresso illusorio fatti di battaglie spesso vuote, agonie culturali e finta libertà d’espressione.
«”Fall” fa cadere ogni certezza, è l’autunno che ti spoglia delle convinzioni, è la risata che vi seppellirà prima del letargo invernale», ha spiegato Montanini lanciando il tour, partito una decina di giorni fa da Viterbo.
Per lui, si tratta di una rinascita in piena regola, dopo una “caduta” che sembrava definitiva. Sì, perché in mezzo ad una carriera finalmente consacrata, nel 2023 ha dovuto affrontare 45 giorni di coma per una polmonite virale, frutto di una condotta di vita che lui stesso non ha esitato a definire dissoluta, per usare un eufemismo. Un tunnel apparentemente senza uscita da cui è uscito miracolosamente. Anche in questo, Giorgio Montanini si conferma un passo avanti. Forse anche più di uno…
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