Omicidio di Rosina Carsetti, l’ultimo step il 24 aprile con l’udienza in Cassazione. I giudici della massima corte saranno chiamati a confermare o rivedere le sentenze decise dalla Corte d’appello di Ancona. I giudici di secondo grado, nella sentenza del 10 luglio scorso, hanno modificato molto quanto era stato deciso in primo grado dalla Corte d’assise di Macerata.
La figlia di Rosina, Arianna Orazi, era stata condannata all’ergastolo, il nipote Enea Simonetti a 27 anni, e a 4 anni e sei mesi Enrico Orazi, il marito di Rosina (considerato responsabile di maltrattamenti in famiglia e di simulazione di reato). Per i giudici Rosina Carsetti quel 24 dicembre del 2020 è stata uccisa, a 78 anni, nella villetta di Montecassiano in cui viveva, dalla figlia e dal nipote.
Un delitto che per i giudici della Corte d’appello di Ancona è stato premeditato. In primo grado era stato condannato all’ergastolo Enea, mentre Arianna ed Enrico Orazi erano stati condannati a due anni per simulazione di reato e assolti per l’omicidio.
Dopo la sentenza di secondo grado, l’avvocato Olindo Dionisi, legale di Arianna, aveva detto: «Non condivido affatto la sentenza, si discosta in modo abissale da quella di primo grado. Riconosco sia un processo indiziario ma gli indizi sono stati letti in altro modo rispetto al primo grado. È abnorme, è troppo quello che è stato riconosciuto dalla Corte di appello per quanto emerso nei processi. Il concorso nell’omicidio in che veste? Come ha concorso? La premeditazione? Per un semplice messaggio su Instagram (scrisse al figlio “Sto studiano il piano”, ndr)?».
«Riteniamo che rispetto all’ammontare della pena di primo grado ci sia stata una considerevole riduzione tenuto conto della misura cautelare già sofferta e dei benefici previsti dalla legge – avevano detto i legali di Enea, gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli -. La pena finale per gli anni da scontare ammonta a 20 anni, radicalmente diversa rispetto all’ergastolo di primo grado. Riteniamo che Enea non sia responsabile di omicidio e che il riconoscimento delle attenuanti probabilmente dipenda dal rapporto particolare madre e figlio».
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