«Cambio di rotta nella posizione di Beko rispetto allo stabilimento di Comunanza: non si parla più di chiusura, ma della possibilità di mantenere un “livello produttivo economicamente sostenibile”, valutandone le condizioni». E’ soddisfatto il sindaco del paese dell’entroterra piceno, Domenico Sacconi, dopo l’incontro di ieri, 10 febbraio, al Mimit dove si sono dati appuntamento sindacati, istituzioni e azienda per “ridiscutere” il futuro dei siti italiani. Tra questi, appunto, quello di Comunanza, sul quale tirava vento di dismissione.
Il sindaco Sacconi, con il collega Milani (Montefalcone) ed i sindacalisti piceni alla manifestazione a Roma del 30 gennaio
«Nella prossima riunione del 24 febbraio – afferma il sindaco – si approfondirà il Piano industriale per Comunanza, analizzando gli investimenti previsti e gli incentivi governativi disponibili per ridurre i costi fissi, come già evidenziato dall’azienda nell’incontro precedente.
Come Amministrazione comunale abbiamo ribadito con fermezza l’importanza strategica dello stabilimento per il nostro territorio e la necessità di garantire continuità occupazionale. Durante la riunione sono emerse possibili prospettive di rilancio, su cui continueremo a vigilare con il massimo impegno».
Presenti a Roma le segreterie, locali e nazionali, di Fim, Fiom, Uilm, Uglm che, in una nota congiunta, confermano: «A Comunanza si sta valutando un piano alternativo alla chiusura, con un livello produttivo economicamente sostenibile che verificheremo nel merito e nella concretezza al prossimo appuntamento».
In linea generale però i sindacalisti non si dicono pronti a cantare vittoria. Parlano anzi di un «un piano industriale con poche novità rispetto a quello presentato il 20 novembre a Roma. Tuttavia il punto di partenza era così drammatico, che pur con alcune modifiche da verificare, anche il nuovo piano si presenta insufficiente e suscita dubbi sulle prospettive industriali e sulla sostenibilità sociale».
Fim, Fiom, Uilm, Uglm entrano poi nel dettaglio degli altri stabilimenti italiani a rischio: «Per quanto concerne la fabbrica di Cassinetta, è stata ritirata la decisione di dismettere due linee di montaggio; l’abbassamento dei volumi sarebbe affrontato con una modifica dell’assetto dei turni, ma gli esuberi si abbasserebbero a 350, a fronte degli originari 540. A Siena, ferma restando l’intenzione di cessare la produzione a fine anno, c’è la disponibilità a mantenere il contratto di affitto dell’area e i rapporti di lavoro in essere fino alla fine del 2027, purché ci sia una disponibilità di ammortizzatori sociali e con l’obiettivo di favorire una operazione di reindustrializzazione».
«A Melano e a Carinaro si conferma il numero originario rispettivamente di 68 e di 40 esuberi. Per quanto concerne le attività di staff, nel comparto R&D ci sono 198 esuberi, di cui la massima parte sussiste fra Cassinetta e Fabriano; 98 esuberi sono inoltre nella parte commerciale, principalmente a Milano e in misura minore a Fabriano; 19 esuberi nella divisione medio oriente e Africa; ben 363 esuberi infine nelle funzioni regionali».
Nel complesso dunque nelle funzioni impiegatizie «siamo in presenza di 678 esuberi, che, anche se potrebbero diminuire in conseguenza della revisione del piano industriale, rimarrebbero un numero insostenibile. Più in generale la Direzione di Beko – proseguono i sindacalisti – ha dato la disponibilità ad affrontare gli esuberi anche attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione. Si conferma l’intenzione di investire 300 milioni di euro in un triennio, a condizione che venga varato il piano di risanamento, con gran parte dell’investimento sulla divisione cottura, ma che manca tuttavia di tutti gli elementi di dettaglio».
Come sindacato «esprimiamo delusione per una posizione aziendale che appare ancora insufficiente per provare ad arrivare ad un’intesa. Chiediamo anche al Governo di dar seguito con fatti alle parole espresse nell’incontro precedente, a cominciare dall’acquisizione del sito di Siena, e far pesare davvero sulla multinazionale il peso politico più volte richiamato. Al prossimo incontro del 24 febbraio ci aspettiamo un chiarimento sugli investimenti che dimostri una effettiva volontà di rilanciare anche la refrigerazione ed il lavaggio, una svolta sullo stabilimento di Siena e una modifica profonda nelle decisioni inerenti le funzioni impiegatizie».
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