Formazione universitaria di area medico-sanitaria nel Piceno, anche Italia viva interviene nel dibattito.
«È indubbio che il sistema sanitario regionale, inteso nella sua accezione più ampia, esprime criticità importanti determinate da fattori che sono interconnessi tra loro: sistema formativo, progettazione dei servizi assistenziali, infrastrutture ospedaliere, programmazione di interventi territoriali (medicina del territorio). Il tutto incardinato tra la reale volontà politica di attenzione al cittadino e i vincoli normativi nazionali cogenti», spiegano il presidente Italia della sezione ascolana Giuseppe Silvestri e di quella provinciale Maria Stella Origlia.
«A nostro avviso la mission di qualsivoglia intervento deve avere come priorità assoluta l’appropriatezza delle cure attraverso un servizio di qualità, che ponga attenzione massima alla prevenzione sanitaria, che attragga professionisti di livello e che fornisca adeguate strutture sui territori – continuano -. Seguiamo da giorni le vicende che hanno riguardato il possibile approdo di nuove facoltà universitarie nella nostra regione, nella fattispecie la Link University, che “potrebbe” costituire una opportunità per la città di Ascoli Piceno e per il territorio di riferimento e non solo. Leggiamo i tratti non sempre chiari della vicenda anche se, oggi, apparrebbe una pur minima schiarita, alla luce di alcune dichiarazioni espresse da qualche rettore».
«Italia Viva ritiene che questa vicenda sia di estremo interesse per coloro che ricoprono responsabilità politiche ed istituzionali, nonché per coloro che sono istituzionalmente coinvolti nell’attività di formazione del personale medico – vanno avanti Origlia e Silvestri -. È assodato che molte delle criticità che si registrano nel sistema sanitario sono dovute più alla carenza di medici che all’assenza di assetti infrastrutturali».
«Ciò premesso, convinti che il sistema pubblico debba ricoprire un ruolo insostituibile per l’organizzazione dei servizi sanitari e per la formazione dei professionisti che vi operano, riteniamo doveroso assumere un approccio di apertura allo studio di possibili criteri di applicabilità del sistema privato – ribadiscono – affinchè possano coesistere entrambi, mantenendo tutti gli standard che garantiscono parametri di qualità ed appropriatezza nella formazione di nuovi medici. È accertato che in altre regioni esistono università pubbliche e private, così come esistono sistemi di controllo per valutarne gli standard qualitativi».
«Italia Viva non vuole assumere nessun atteggiamento fondato sul pregiudizio a priori o su un approccio ideologico ma, al contrario, si dice propensa ad una riflessione laica sul tema, attivandosi per promuovere iniziative aperta a tutti, rivolgendosi ad esperti del settore, soggetti direttamente interessati, istituzioni coinvolte e a professionisti di area medica», chiariscono Origlia e Silvestri.
«Ci auguriamo vivamente – concludono – che un’occasione di tale levatura non finisca per innescare una sterile contrapposizione politica alla quale per anni abbiamo assistito, che aveva per oggetto la costruzione di nuovi ospedali, voluti da certuni e non da altri, su cui sono state costruite campagne elettorali a favore o contro e che, come abbiamo visto, non hanno migliorato le condizioni di accesso alle cure, né le condizioni di lavoro dei medici e del personale sanitario e soprattutto, non soddisfano le esigenze di giovani che intendono intraprendere la carriera di medico».
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