facebook rss

Settore vitivinicolo in difficoltà, Vinea: «Silenzio delle istituzioni di fronte al nostro progetto di turismo enogastronomico»

OFFIDA - Il presidente Ido Perozzi punta i riflettori sul calo dell'export e dei consumi, che vanno ad aggiungersi ai danni dell'attacco della peronospora del 2023: «Anello debole sono i viticoltori. Necessario affiancare altre attività, come quella dell’accoglienza turistica, a  quelle tradizionali, per cercare di incrementare il proprio fatturato»
...

 

Ido Perozzi

 

 

E’ forte la preoccupazione di Vinea per il periodo molto difficile che sta vivendo il settore vitivinicolo. «Già agli inizi del dicembre 2024 si parlava di un calo di oltre il 10% dell’export, e di oltre il 20% nel consumo interno. Oggi, anche grazie al nuovo codice della strada che introduce importanti novità per il limite alcol alla guida, con inasprimento delle sanzioni amministrative e sospensione della patente, e spostamento delle soglie di tasso alcolemico da 0,5 a 0,8 g/l, si è arrivati ad un ulteriore calo del 20% del consumo di vino in queste ultime settimane», sottolinea in una nota il presidente della Vinea Ido Perozzi.

 

Vigneti nella valle del Tronto

«Gli esperti a livello nazionale – fa notare ancora Perozzi – ritengono che le aziende più grandi e meglio strutturate risentiranno in minima parte di questo problema, ma secondo loro le altre aziende avranno serie difficoltà, è per questo che ritengono sia necessario affiancare altre attività, come quella dell’accoglienza turistica, a  quelle tradizionali, per cercare di incrementare il proprio fatturato, e cercare di rimanere su livelli simili a quelli degli anni precedenti».

 

«Non dimentichiamo – sono ancora le parole del presidente Vinea – che nel 2023 il nostro territorio ha subito un forte attacco di peronospora, poi dichiarato calamità naturale, i danni a livello di raccolto sono stati molto alti, e spesso le aziende hanno dovuto ricorrere al credito bancario per coprire le spese che avevano sostenuto per ammodernamenti e ristrutturazione dei vigneti, o per l’ampliamento delle cantine. Alcune aziende che non erano più in grado di pagare le rate di mutuo in scadenza hanno dovuto dichiarare la loro insolvenza, con conseguente abbassamento del rating e con il raggiungimento automatico dell’innalzamento dei tassi di interesse.

 

Tutto ciò ha causato maggiori difficoltà di liquidità per le aziende. A partire da luglio 2023 Vinea si è battuta perché fosse riconosciuto lo stato di calamità, perché fosse accordata una moratoria dei mutui per due anni, questa misura da attuarsi con un decreto del Ministero, non avrebbe comportato per le banche la necessità di fare accantonamenti, le aziende avrebbero risolto le loro difficoltà di liquidità, e per il Ministero dell’Agricoltura non ci sarebbero stati costi aggiuntivi.

Sarebbe stato opportuno poi che fossero concessi mutui per cinque anni, a tasso zero, perché le aziende potessero avere un minimo di liquidità.

 

Crediamo che queste misure avrebbero potuto aiutare le aziende. Le istituzioni regionali e nazionali invece hanno scelto di concedere solo un contributo come rimborso dei danni subiti, determinati da AGEA, ma questo copre solo il 4,17% del danno, e si configura come irrisorio, al limite della presa in giro».

 

Ancora Perozzi: «Il nostro territorio piceno rappresenta una piccola realtà vitivinicola, poco conosciuta, con un forte bisogno di evolversi, attraverso una programmazione per i prossimi 5-20 anni. L’anello debole di questa situazione è il viticoltore, che difficilmente riesce ad avere un minimo di utile, una volta coperti i costi di produzione ed è spesso tentato di abbandonare la propria attività. E’ quindi indispensabile per noi di Vinea che vengano sfruttate tutte le opportunità possibili per promuovere le nostre Docg, Doc e Igt picene, in Italia e all’estero con progetti pluriennali in grado di valorizzarle.

 

Data la realtà che stiamo vivendo, sembra sempre più valida la proposta che Vinea sta avanzando da alcuni anni. Il nostro progetto denominato “Turismo enogastronomico, ambientale, culturale” prevede la creazione di una rete iniziale di 80-100 aziende, destinata ad ampliarsi, che con un investimento di 5 milioni di euro, per i prossimi cinque anni. L’obiettivo è la realizzazione di varie iniziative promozionali incoming di operatori commerciali, turisti, giornalisti nazionali ed esteri, e di sei percorsi del gusto, che si sviluppino dalla costa all’entroterra fino alla montagna, e coinvolgano aziende produttrici di vino, olio, salumi, formaggi, tartufi, funghi e prodotti tipici del Piceno, insieme a b&b, agriturismi, alberghi, ristoranti, che nei loro menu comprendano prodotti del territorio.

Del percorso faranno parte anche centri storici, musei, e sono previsti corsi di formazione per preparare all’ospitalità in azienda.

 

Il turismo enogastronomico, ambientale e culturale non è stato inventato da Vinea, sono i massimi esperti a livello nazionale che ne riconoscono la validità. La professoressa Donatella Cinelli Colombini, che è anche titolare di un’azienda vitivinicola, ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo dell’enoturismo. Nella sua pubblicazione “Turismo del vino in Italia– storia, normativa e buone pratiche” afferma che il vino da solo non basta, ma nei percorsi enoturistici occorre abbinare altri settori, tutte le eccellenze di un dato territorio.

 

Il nostro progetto – si legge ancora nella nota della Vinea – prevede proprio questo, è stato presentato in Regione Marche per essere finanziato, è stato inviato al Commissario per la ricostruzione area sisma e del P.N.R.R., senza alcuna risposta, e al Ministero Economia e Finanze, nonché alla Sottosegretaria del Ministero economia e Finanze, che è del nostro territorio. L’istituzione Regione ha anche riconosciuto la validità del nostro progetto.

 

Ci sono anche alcune organizzazioni nazionali che vorrebbero presentarlo come progetto pilota, ma l’interesse delle istituzioni non è mai andato oltre il semplice apprezzamento, e non è mai stato seguito da azioni concrete, avendo preferito queste distribuire contributi a pioggia, senza una vera programmazione.

 

Anche i sindaci ci sembrano poco interessati a quello che a livello economico, nel settore agroalimentare, sta succedendo nei propri territori. E ci sembra di percepire che le aziende siano ormai rassegnate e sfiduciate nei confronti delle istituzioni locali, regionali e nazionali, tanto da non decidere di lottare per vedere il raggiungimento dei propri obiettivi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X