Il presidio dei sindacati davanti all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, lo scorso dicembre
Tra Atto aziendale, la recente questione dell’assunzione a tempo determinato degli oss, mentre altri vincitori di concorso sono stati lasciati in attesa, e i problemi di sempre come le liste di attesa, i sindacalisti della Sanità picena sono in pieno fermento.
ATTO AZIENDALE – In una nota congiunta, Viola Rossi (Cgil funzione pubblica) Giorgio Cipollini (Cisl funzione pubblica), Roberto Tassi (Nursing Up), Fausto Menzietti (Fials), Mauro Giuliani (Usb) e Paolo Grassi in rappresentanza della Rsu, chiedono un incontro ai vertici regionali, sull’iter di approvazione dell’Atto aziendale che definiscono «un falso ideologico in quanto riporta una dichiarazione non rispondente al vero».
Poi spiegano: «Diversamente da come disposto dalla normativa, non c’è stato un confronto sindacale preliminarmente la stesura del documento. Le organizzazioni sindacali sono state convocate esclusivamente per la “presentazione” dell’Atto stesso in data 23 gennaio, negando poi, da parte della cessata direzione, un incontro successivo per la presentazione delle osservazioni che la dottoressa Natalini ha voluto ricevere per iscritto “entro e non oltre il 29 gennaio”, riservandosi di convocarci nuovamente una volta esaminate le stesse. Ma poi, il 31 gennaio, ci ha trasmesso una nota e, nello stesso giorno, ha firmato la determina di approvazione dell’Atto.
Eppure nel documento istruttorio della determina in oggetto, la direzione afferma che la proposta “è stata oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali”: questa frase non solo restituisce la reale attenzione che la dottoressa Natalini ha posto durante il suo mandato alle relazioni sindacali ma, ancor più grave, dimostra che era sua premura accelerare la conclusione del procedimento di approvazione della proposta entro il suo ultimo giorno di lavoro ma che non aveva – e non avrà – nessuna premura di prendere atto neppure delle eccezioni eventualmente avanzate, né tantomeno di seguire la riorganizzazione proposta che invece necessiterebbe, come è evidente, di una puntualissima attenzione».
Da qui la richiesta di incontro, da parte dei sindacalisti, ai responsabili della Sanità regionale «di un confronto sulla proposta di Atto Aziendale, prima che diventi atto a tutti gli effetti, così come disposto dalla normativa regionale, vista la vacanza della posizione di dg e viste le sorti incerte dell’Ast di Ascoli Piceno
Viola Rossi (Cgil)
LA QUESTIONE DEGLI OSS – «Sconcertano le dichiarazioni della direzione dell’Ast che, sebbene ammetta di averci incontrato (con una convocazione arrivata a un’ora dall’incontro stesso) solo 2 giorni prima dell’approvazione del PIAO, ritiene di poter affermare che i sindacati “sarebbero” al corrente di quanto deciso in merito alle assunzioni di personale», afferma Viola Rossi della Cgil fp.
L’atto amministrativo contenente, tra gli altri, il Piano Triennale dei fabbisogni di personale, la dotazione organica ed il Piano di stabilizzazioni, prevedeva determinate assunzioni di personale. E, per quel che riguarda gli oss, si sanciva che per il 2024 l’azienda avrebbe provveduto ad assumere l’80% da stabilizzazione, il 10% da mobilità esterna ed il 10% da concorso.
Ad aprile scorso, fu indetto un avviso di mobilità per il reclutamento di 7 oss da mobilità esterna; contestualmente, veniva bandito il concorso unificato per l’assunzione di altri 6 oss. Di queste 13 figure professionali ne è stata assunta soltanto una, da mobilità. Molto più comodo, invece, continuare ad assumere a tempo determinato, come sta avvenendo in questi giorni, per aprire servizi o coprire le voragini di personale dei reparti.
Ci chiediamo dunque – conclude la Rossi – come possa un’Amministrazione pubblica fare male i propri conti, come sia possibile che abbia pianificato le suddette assunzioni, ne abbia stanziato le risorse, lo abbia sancito in un atto pubblico, ma nonostante tutto ciò possa asserire di non aver potuto procedere entro l’anno per vincoli legati alla verifica della “coerenza con la dotazione organica e la compatibilità della spesa».
Mauro Giuliani (Usb)
Non va per il sottile nemmeno Mauro Giuliani dell’Usb: «Ancora una volta, la Dirigenza tenta di giustificarsi parlando di “approvazione dell’iter amministrativo”, un “burocratese” senza fornire spiegazioni concrete sulle reali motivazioni che impediscono l’assunzione a tempo indeterminato dei vincitori del concorso oss, infermieri, ostetriche e tecnici di radiologia.
Piuttosto si continua a sottrarre operatori socio-sanitari, 2 unità, dai Blocchi Operatori di Ascoli Piceno per riaprire l’Urologia, lasciando scoperti reparti già in sofferenza, aggravando i carichi di lavoro su lavoratrici e lavoratori ormai esausti e caricandoli su altri come il personale addetto ai collegamenti dell’ospedale di Ascoli, spesso soli a coprire l’intero stabile.
La situazione risulta ancor più inaccettabile considerando che ci sono segnalazioni di infermieri costretti a coprire turni da oss con prestazioni aggiuntive retribuite fino a 50-60 euro l’ora presso la Rsa di Offida o nell’Hospice di San Benedetto».
Su quest’ultimo punto, addirittura Giorgio Cipollini della Cisl fp parla di «danno erariale e di demansionamento della professione infermieristica.
Al fine di far fronte a diversi turni mancanti l’Ast, da tempo, utilizza personale infermieristico per svolgere le funzioni di oss, attraverso l’utilizzo delle prestazioni professionali aggiuntive extra contrattuali che comportano per il datore di lavoro pubblico un onere pari a 480 euro a turno più oneri. Forse – conclude Cipollini – sarà il caso che si faccia una riflessione sulle scelte aziendali operate, disattendendo valutazioni di funzionari e rappresentanti sindacali».
Giorgio Cipollini (Cisl)
LISTE DI ATTESA E TELEFONATE “CONSOLATORIE” – E’ Giorgio Cipollini (Cisl fp) a tirar fuori la questione alla luce del servizio dell’Ast «finalizzato a lenire i drammatici effetti delle interminabili liste di attesa.
Nel momento in cui non è possibile garantire all’utente la prestazione sanitaria nei tempi previsti o addirittura per liste chiuse, l’operatore rilascia un modulo prestampato per la “presa in carico” ed in cui vengono riportati i termini entro i quali l’utente dovrebbe essere richiamato per la prestazione. Su tale modulo sono altresì riportati il nome del dipendente che effettuerà tale servizio nonché il recapito telefonico.
Il mancato rispetto, nella quasi totalità dei casi di ogni termine di scadenza contemplato ha comprensibilmente scatenato le ire dell’utenza che si riversa sugli incolpevoli operatori individuati nominalmente e indebitamente comunicati alla collettività, sempre in gravissimo dispregio alla vigente normativa. Se aggiungiamo poi che detti incolpevoli operatori sono stati invitati ad effettuare telefonate “consolatorie” a causa del mancato rispetto degli impegni assunti da parte dell’azienda sanitaria, tutta la situazione appare ancor più grottesca anche per i risvolti che ben si possono immaginare».
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