Avvocato Francesco Petrelli
Cosa potrà cambiare con la riforma che il governo Meloni intende attuare in merito alla separazione delle carriere dei magistrati? Il tema, di cui si discute da anni ma che è approdato in Parlamento, sta provocando molte discussioni sia tra i magistrati ma anche nell’opinione pubblica. E di questo si è parlato nel dettaglio a San Benedetto, in un incontro che si è svolto alla sala Galiè dell’Istituto Alberghiero “Buscemi” di San Benedetto. Numeroso il pubblico presente, composto in gran parte da avvocati e professionisti del settore legale.
Presente il Presidente Nazionale dell’Unione Camere Penali, l’avvocato Francesco Petrelli. Ad aprire l’incontro i saluti dell’avvocato Rossana Ulissi, segretaria dell’Associazione Forense Picena, l’avvocato Paolo Travaglini, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Ascoli Piceno, l’avvocato Mauro Gionni, Presidente della Camera Penale di Ascoli Piceno “Ugo Palermi”.
Insieme all’avvocato Francesco Petrelli relazionavano sul tema dell’incontro anche il dottor Ettore Picardi, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Teramo e il professor Massimiliano Mezzanotte, docente di istituzioni di Diritto Pubblico e Diritto Penale e degli Enti Locali del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Teramo.
«Si tratta di un tema molto dibattuto, ovvero della riforma costituzionale per la separazione delle carriere. Spesso c’è una contrapposizione anche dura tra l’Associazione Nazionale Magistrati, il Governo e il Parlamento. Bisognerebbe attenuare i toni, far scendere il conflitto e le tensioni perché il tema riguarda tutti i cittadini. Comprendere bene quali sono gli interessi in gioco, cosa significa separare la carriera del Pubblico Ministero da quella del Giudice. La questione riguarda l’amministrazione della Giustizia e quindi tutti i cittadini» ha detto l’avvocato Petrelli.
«In Italia molti anni fa ci siamo dati un modello accusatorio, ovvero che il Giudice deve essere terzo rispetto all’accusatore – ha continuato – Insomma, il controllore non può agire nella stessa struttura in cui agisce il controllato, ed è giusto che l’arbitro non indossi la maglia di nessun arbitro in campo».
Il tema del convegno è stato sicuramente di attualità: «Inevitabilmente questa riforma, che incide in maniera importante sull’assetto della nostra magistratura, è destinata ad essere un punto di conflitto tra le diverse visioni in campo, ma da troppo tempo in questo paese la giustizia è diventata una specie di clava che viene agitata minacciosamente nei confronti dell’avversario politico – ha affermato Petrelli – Così non dovrebbe essere perché il processo penale è un dispositivo fondamentale per la convivenza civile e come tale dovrebbe essere oggetto di un pacato confronto e non di uno scontro».
Non è mancato un riferimento anche al Piceno. Petrelli, nato ad Ascoli, vive da tempo a Roma ma il legame con il Piceno resta forte: «Le mie radici, l’infanzia, la scuola e la mia formazione le devo tutte a questo territorio, l’affetto prevale ogni volta che torno qui, ho nostalgia del Piceno ma vedo che è un territorio che sa continuare a dare il meglio di sé».
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