Rua di Ponte oscuro. A sx, l’incrocio con Via Pretoriana (ph G. Zucchetti); a dx, l’arco affrescato (ph L. Castelli Pagnoni)
di Gabriele Vecchioni
Questo articolo vuole essere un omaggio all’Ascoli segreta delle rue: oltre alla città dei palazzi, delle chiese e delle piazze, c’è una città meno conosciuta, con angoli segreti e affascinanti. Le rue ascolane sono posti poco frequentati, custodi di storie spesso sconosciute. Aiutati dalle immagini, vediamo brevemente un po’ più da vicino questa interessante realtà cittadina.
Il centro storico della città picena è “inciso” da una fitta rete di stradine caratteristiche, le rue. Nella sua più volte citata opera “Ascoli, città d’arte” (1983), Antonio Rodilossi spiega l’origine e il significato della parola “ascolana” che indica vie di piccole dimensioni, spesso strette e tortuose e fiancheggiate da case e botteghe artigiane, che «come rughe profonde ne solcano il tessuto urbano».
L’esteso, compatto centro storico di Ascoli Piceno presenta una stratificazione di stili architettonici, tutti leggibili, che permettono una decifrazione della sua storia; le rue sono inserite nel contesto urbano, parte integrante della storia della città. A questo proposito, ricordiamo le parole di Jean-Paul Sartre, scrittore e filosofo francese: «Una passeggiata per le strade della parte vecchia di Ascoli, per i vicoli divisi tra ombra e sole, è come sfogliare un libro sulla storia dell’arte e avere la fortuna di trovare le illustrazioni più rappresentative ed espressive dei vari periodi dell’arte italiana».
Il tipico selciato di una delle rue ascolane (ph G. Vecchioni)
Il brano citato dà una visione complessiva della città picena ma basta allontanarsi un po’ dai luoghi più frequentati, dalle piazze e dagli itinerari più frequentati e si scopre un’Ascoli segreta, la “città delle rue”. Il breve spazio dell’articolo di un quotidiano on line non consente di approfondire l’argomento; qui ricordiamo solo che le rue ascolane, così come le vediamo oggi, sono sì di epoca medievale ma sicuramente ricalcano l’antico tracciato romano, costruito magari su quello italico, più antico.
Rua Pietro Vannini (ph G. Zucchetti)
Il termine “rua”, usato in Ascoli e attestato in documenti già nel sec. XII e poi negli Statuti cittadini del 1377, deriva dal latino ruga (o ruca) che indicava una piega o un solco nel terreno. In realtà, la parola è usata anche in altre zone del Paese, in Italia settentrionale come in quella meridionale e anche nel vicino Abruzzo; ha oltrepassato i confini geografici e politici e si è affermata in lingue nazionali, come il francese e il portoghese.
È interessante notare che, negli Statuti, la cura di queste “vie minori” era affidata a un “viale”, «un officiale forestiero, bono, legale et discreto homo licterato […] captolico et amatore de lu presente stato de la ciptà d’Asculi».
Passeggiando tra la fitta ragnatela di viuzze (per esempio, raggiungendo Via Pretoriana dall’area di San Gregorio e salendo verso la Piazzarola; oppure, seguendo le rue, perpendicolari al corso del Tronto, che incrociano Via dei Soderini) o semplicemente leggendo un manuale di toponomastica ascolana è possibile trovare i nomi più disparati assegnati a queste caratteristiche vie ascolane.
Troveremo nomi dedicati a famiglie e personaggi storici cittadini (Rua degli Sgariglia, Rua d’Argillano, Rua Lazzaro Morelli); di luoghi e di antiche popolazioni (Rua Corfinio, Rua dei Piceni, Rua dei Vestini, Rua dei Longobardi); nomi legati alla storia della città (Rua Lunga, Rua della Cisterna, Rua del Cassero); nomi legati a professioni, più o meno antiche, i cui rappresentanti era concentrati in quella location (Rua dei funai, Rua dei tintori, Ria dei notari); nomi con dedicazioni “strane” (Rua dell’Aurora, Rua del Castoro, Rua della Befana).
(Continua a leggere dopo le foto)
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la città di Ascoli Piceno è stata una delle “capitali” della seta europea (o meglio, del cosiddetto seme-bachi). Le 50 aziende (stabilimenti bacologici) attive sul territorio coprivano un terzo dell’intera produzione nazionale e davano lavoro a circa 5000 addetti. La memoria di questa importante attività è affidata alla toponomastica (Rua della seta, Rua del gelso).
Del mondo delle rue, brillantemente descritto da Giuseppe Merciai («Ecco quindi che la rua diventava un piccolo mondo a sé stante. Un microcosmo sociale con la sua fontana, a volte una chiesa, un’osteria»), rimane il guscio ma è sempre interessante percorrerle – a passo lento – per scoprirne, tra luci e ombre, i segreti: uno scorcio, una porta aperta, un giardino, memoria degli horti conclusi medievali, un architrave parlante, un selciato – là dove non è stato sostituito da pavimentazioni moderne.
Nelle foto a corredo di questo articolo, un piccolo repertorio delle tante rue che caratterizzano in maniera netta il centro storico ascolano, lasciando un ricordo indelebile nel frequentatore.
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