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Area Brancadoro, metà opposizione chiede di ricomprarla: ma con quale piano?

SAN BENEDETTO - A sinistra qualcuno ipotizza il riacquisto lasciando l'area così come è, altri, come il Pd, pensano a una diversa destinazione. Ma siamo ancora nell'ambito del chiacchiericcio, perché per essere alternativi al progetto Rapullino, come minimo, occorrerebbe una valutazione urbanistica ed economica che manca. Acquistarla per fare un bando per la gestione che rischia di essere deserto sarebbe pericoloso
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Luigi Rapullino e alle sue spalle una delle idee per il San Park in Area Brancadoro

 

di Pier Paolo Flammini

 

Può una stradina di 350 metri diventare il tassello di un domino imprevedibile? Sì, se si è a San Benedetto: la questione della strada pubblica chiusa dalla Sideralba di Luigi Rapullino è giunta a conclusione durante il Consiglio Comunale aperto di sabato scorso. Prima di affrontare il tema del nostro articolo, torniamoci brevemente: acquirente e Amministrazione Comunale dovevano sapere la situazione, carte o meno (clicca qui); qui leggi le dichiarazioni di Rapullino, Spazzafumo e dei consiglieri comunali e cittadini intervenuti; qui un nostro ulteriore commento.

 

Ma veniamo alle opposizioni sulla questione che ha fatto più discutere dopo le parole di Rapullino: l’ipotesi di riacquisto dell’Area Brancadoro. Spazzafumo lo ha detto chiaramente: «Ma scusate, c’è un privato che non chiede varianti e si attiene alle previsioni del Piano Regolatore, e voi mi dite di riacquistare l’area per farci le stesse cose? Preferisco destinare le risorse ai marciapiedi e alle strade che fanno schifo».

 

Le opposizioni, consiliari e non, si muovono in ordine sparso. Il centrodestra, su questa ipotesi, resta in silenzio: evidentemente condivide il punto di vista di Spazzafumo.

 

Gli ex consiglieri di maggioranza Giorgio De Vecchis e Luciana Barlocci, al momento nel gruppo misto e i due più pungenti oppositori dell’assise, spingono dichiaratamente per un riacquisto.

 

A sinistra si segnala la grande presenza di esponenti extra-consiliari del Pd intervenuti: un partito non presente in consiglio se non con la rappresentanza esterna di Aurora Bottiglieri si è quasi sfogato dopo anni di non rappresentanza ma, forse, sarebbe stata più opportuna una sintesi attraverso un proprio rappresentante. E poi di Sinistra Italiana e del Comitato Stop al Consumo del Suolo.

 

Tutti, però sostanzialmente d’accordo con la riacquisizione, come Barlocci e De Vecchis.

 

E qui tuttavia occorre scendere dalla terra dei sogni e toccare quella concreta, magari proprio l’incolto dell’Area Brancadoro. L’unica posizione chiara (e semplice) è quella del Comitato e forse di Sinistra Italiana: riacquistare l’area e lasciarla sostanzialmente campagna incolta, perché rappresenta uno sfogo di raccolta idrica fondamentale e l’unica area pianeggiante non edificata. Posizione che ha una sua logica ideale anche se difficile da far digerire a molti cittadini: si parla di oltre 2 milioni di euro da sottrarre a opere pubbliche per lasciare uno spazio immenso così come è?

 

Il Pd ha avuto almeno il merito di uscire con un comunicato unitario sul tema. Leggiamo cosa scrive: «Unico polmone verde cittadino rimasto, l’Amministrazione deve avere il coraggio di fare un investimento serio destinandolo alla cittadinanza; l’Amministrazione deve dimostrare la capacità di fare politica facendo una sintesi delle istanze emerse ieri, di avere una visione su un’area fondamentale per la nostra Città smarcandosi da logiche privatistiche e facendo finalmente chiarezza. Un’area condivisa da studenti, tifoseria, utenti del campo “Las Vegas”, skate park e balneari che deve diventare un bene comune in cui poter ricavare anche spazi sociali e non rimanere una zona grigia e incolta. Fare politica non è trovare una strada facile a problemi complessi, ma assumersi la responsabilità di avere una visione e trovare tutti gli strumenti necessari per cambiare le cose».

 

Lo scenario politico sull’Area appare chiaro: maggioranza e centrodestra che attendono che Rapullino passi all’investimento come proprietario autorizzato; Sinistra che vuole lasciare l’area come è sotto controllo pubblico; Pd che vuole riqualificarla sotto controllo pubblico.

 

L’obiettivo del Pd è grandioso ma molto difficile. Sintetizziamo: investire oltre 2 milioni per riacquistarla. Poi, nell’ambito probabilmente di un Piano d’area Particolareggiato, predisporre un bando per concedere l’area a privati che eseguano degli investimenti concordati (a meno che non si parli di investimenti pubblici comunali, totali o parziali). Perché la gestione di un’area così grande ha dei costi non indifferenti in termini di manutenzione e personale; oltre che a un mancato incasso rispetto all’ipotetico San Park in termini di Tari e Imu da non sottovalutare. Bando che rischia ovviamente di andare deserto se i vincoli posti non coincidono con i rientri auspicati dal privato. Come dimostra l’assenza di interesse per piccole strutture in zone privilegiate del centro, per le quali, da anni, non si presenta nessuno. Certo, se tutto andasse in porto con una doppia redditività per il Comune (canone di concessione e introiti dalle imposte comunali) si alzerebbero le mani. Ma al momento siamo molto lontani dal solo pensarlo: se qualcuno lo ha fatto, lo renderemo pubblico.

 

Non che quanto scrive il Pd non sia possibile o auspicabile. Ma non bastano interventi volenterosi in Consiglio Comunale o dieci righe di comunicato: qui occorrerebbe arrivare a definire un percorso amministrativo, tempi, chi fa cosa, porre in essere valutazioni urbanistiche ed economiche se si pensa a qualcosa di alternativo. La scomparsa del M5S, la limitatezza numerica della sinistra a confronto con la massiccia partecipazione dei democratici, fanno ritenere che al momento quello sia il solo ambito a poter proporre qualcosa di corposo. Ma se non ci sono idee, meglio tacere, come fa il centrodestra.

 

Senza questo, il progetto ancora embrionale e in qualche occasione – come questa – persino ingenuo di Rapullino sarà l’unico ad avere qualche concretezza di realizzazione.

 


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