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Incassa 60mila euro di Cas, ma per la Procura non ne aveva diritto

A giudizio una donna ascolana che ha percepito il contributo per l'autonoma sistemazione a seguito dei danni provocati dal terremoto alla sua casa ad Acquasanta, dichiarata abitazione principale
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Gru ad Acquasanta

 

Il 25 giugno prossimo inizierà un nuovo processo per l’indebito incasso del CAS (Contributo di Autonoma Sistemazione), un contributo statale destinato a coloro che, a causa del terremoto del 2016, hanno dovuto lasciare la propria abitazione principale per trovare una sistemazione temporanea in attesa della ricostruzione.

Numerosi sono stati i soggetti indagati dalla Procura di Ascoli, con molti processi successivi che si sono conclusi con l’assoluzione degli imputati.

Questa volta va a giudizio un’ascolana di 60 anni, difesa dagli avvocati Mauro Gionni e Roberto Allevi; a settembre 2016, la donna ha presentato domanda per ottenere il CAS, dichiarando che il proprio nucleo familiare risiedeva stabilmente in una casa ad Acquasanta, dichiarata inagibile a causa del sisma del 24 agosto.

L’erogazione del contributo, inizialmente riconosciuto, è stata interrotta a luglio 2020. Nei quattro anni precedenti, la 60enne ha ricevuto quasi 60 mila euro, importo che secondo la magistratura ascolana non le sarebbe spettato. Sarà il processo a chiarire questa posizione.


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