di Lino Manni
L’Ascoli mette in campo il gioco delle tre carte e la…sconfitta è servita. O meglio la frittata è fatta. Nel gioco di strada delle tre carte c’è un mazziere che mescola due carte nere e una rossa. Lo scommettitore, generalmente sempre perdente, deve indovinare la carta rossa.
Al “Del Duca” il “giochetto” è fatto con il pallone e lo scambio è tra il portiere e due giocatori. Una sorta di tiki-taka frutto dell’emulazione di squadre di Serie A, di top player, di quel calcio moderno che ormai ha preso tutto e tutti. Poi le grandi abbuffate televisive hanno fatto il resto: guai buttare la palla in tribuna, sarebbe un sacrilegio. Emulazione. L’ho visto fare anche in partite di seconda categoria. Dicono che questo è il calcio moderno. Sarà così ma ogni tanto ho nostalgia di quelle partite giocate alla “viva il parroco”.
L’Ascoli non è Forte…perché si fa male subito. Concedere un simile vantaggio ad una esperta Ternana è stato un vero e proprio suicidio. Tra l’altro non c’è tempo neanche di riordinare le idee che arriva il secondo gol delle fere, veramente feroci. Pomeriggio da dimenticare. Varone sbaglia clamorosamente di testa mentre Silipo non azzecca un cross.
Poi ci si mette l’arbitro che non vede un fallo da rigore grande come una casa. Penso di farmi un caffè (rigorosamente corretto all’anisetta) ma ecco che arriva il terzo gol. “Il triangolo no, non l’avevo considerato” canta Renato Zero. Già perché la Ternana ha confezionato un triangolo da accademia del calcio nella realizzazione del terzo gol mentre l’Ascoli è rimasto a…zero.
Rimando tutto al secondo tempo. Dopotutto la speranza è l’ultima a morire. Ma l’attesa è vana. La squadra non riesce ad imbastire una trama di gioco. Lenta e macchinosa in difesa dove per uscire ci vogliono cento passaggi. A centrocampo tanta grinta e corsa ma non c’è nessuno capace di fare girare la palla o imbeccare gli attaccanti. In avanti i due esterni non riescono a fornire un pallone al centravanti.
Corazza è fermo a quota 11 gol dall’età della pietra e in pratica non la prende mai ma non certo per colpa sua. Alla fine i bianconeri un gol l’avrebbero anche meritato anche se non sarebbe cambiato nulla. Oggi non era giornata. Si fa male pure Curado e alla fine il triplice fischio è liberatorio. Una sconfitta che non interessa nessuno, neanche i tifosi della curva più concentrati alla compravendita della società che ai risultati della squadra. Di questo passo non si va avanti. Una calma piatta che andrà avanti fino alle…idi di marzo.
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