Oliva Dop, Acciarri: «Carloni è entrato come un elefante in una cristalleria»

ASCOLI - La consigliera regionale interviene nel dibattito che si è acceso sulla tutela della denominazione: «Il 99,9% della produzione di olive ripiene avviene senza l’utilizzo dell’oliva tenera ascolana, elemento richiesto per ottenere la certificazione. Presenterò una mozione in Regione per la difesa delle imprese e degli artigiani del nostro territorio»
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Monica Acciarri

 

«Non condivido assolutamente l’interrogazione presentata dal deputato Mirco Carloni sulla tutela dell’Oliva Ascolana Dop che ha generato la risposta del Sottosegretario Luigi D’Eramo sull’uso di denominazioni generiche quali l’Oliva Ascolana del Piceno Dop». Così la consigliera regionale Monica Acciarri commenta la querelle che si è accesa ieri, 27 febbraio  (sotto i link degli articoli, ndr)

 

«E’ mio dovere e convinzione – continua Acciarri – difendere tutti i piccoli e grandi produttori che lavorano con serietà per offrire un prodotto di qualità. Il focus dovrebbe essere lo sviluppo del settore, non divisioni interne e azioni controproducenti che rischiano solo di compromettere una delle eccellenze gastronomiche del Piceno.

Ritengo che in un momento storico così delicato dal punto di vista economico ci sono in gioco la produttività del territorio e tanti posti di lavoro che vanno difesi. Siamo al fianco dei lavori, delle imprese di qualsiasi dimensione, fino ad abbracciare le attività commerciali, i ristoranti e i piccoli artigiani.

Presenterò una mozione al presidente della Giunta e all’assessore all’Agricoltura della Regione Marche e chiederò il sostegno ai consiglieri a difesa delle imprese e degli artigiani del nostro territorio. Stimo l’amico Mirco Carloni, ma ha completamente sbagliato l’analisi effettuata sulla produzione artigianale dell’Oliva Ascolana Dop del nostro territorio».

 

La consigliera regionale poi spiega, evidenziando che «le tutele di cui si parla, riguardano l’oliva tenera ascolana e non la ricetta per fare le olive all’ascolana. Con questa iniziativa Carloni è entrato come un elefante in una cristalleria.

Nello specifico la realtà dei fatti parla di una produzione dell’Oliva Ascolana del Piceno Dop che risulta essere al centro di un acceso dibattito tra il Consorzio di Tutela e il resto del territorio ascolano, che produce la famosa oliva ripiena. Tale affermazione è confermata dai numeri esistenti che evidenziano la netta disparità tra le due realtà produttive.

Il Consorzio di Tutela Oliva Ascolana del Piceno Dop conta 12 soci. La sua produzione complessiva del consorzio è di 60 quintali l’anno. E questa quantità è equivalente a poche ore di produzione di un’azienda del territorio che produce olive all’ascolana. La produzione extra-consorzio invece nella sola provincia di Ascoli Piceno vede operare centinaia di produttori tra industrie, aziende, macellerie, paste all’uovo e ristoranti che producono olive all’ascolana al di fuori della Dop.

In questo caso il 99,9% della produzione di olive ripiene avviene senza l’utilizzo dell’oliva tenera ascolana, elemento richiesto per ottenere la certificazione Dop. In definitiva la vicenda dell’Oliva Ascolana del Piceno Dop evidenzia un contrasto tra il Consorzio di Tutela, che rappresenta una piccola parte della produzione, e il resto del comparto, che traina l’economia locale».

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