Continua la polemica sulla Dop dell’oliva ascolana del Piceno, Ferraioli: «Contano i fatti»

DOP - Il presidente di Assindustria Ascoli Ferraioli: «Il fabbisogno annuale per la nostra provincia ammonta a circa 23.000 quintali, mentre la produzione certificata dop disponibile non supera i 100 quintali annui, meno dello 0,5% rispetto alla domanda»
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Ad Ascoli non si placano le tensioni tra il Consorzio di Tutela dell’Oliva Ascolana del Piceno e l’Associazione degli Industriali riguardo alla certificazione Dop. Il presidente di Confindustria Ascoli, Simone Ferraioli, è tornato sull’argomento, evidenziando il divario tra la domanda e la reale disponibilità di olive tenera ascolana destinate alla trasformazione.

 

Simone Ferraioli

«Ritengo doveroso a nome dell’associazione e a tutela delle aziende associate che rappresento, replicare alle ultime gravi esternazioni a mezzo stampa del presidente del Consorzio. Inutile, girare attorno al tema centrale della questione, ovvero – il punto del presidente Ferraioli – quello dei quantitativi perché per chi non conosce la genesi di tutta la vicenda è comprensibile la spendita del proprio ruolo in difesa della posizione del Consorzio o, meglio, di ciò che viene raccontato da quest’ultimo. Il fabbisogno attuale – rimarca il presidente Confindustria con una nota stampa – per la sola provincia di Ascoli Piceno (il consorzio in verità avrebbe come area geografica di riferimento anche le province di Fermo e Teramo) sarebbe di due milioni e trecentomila kg di oliva tenera ascolana annui, ovvero 23.000 quintali di olive verdi da destinare alla produzione/trasformazione in olive all’ascolana, a fronte dell’attuale disponibilità reale di oliva tenera Dop pari a meno di 100 quintali l’anno. In sintesi, il prodotto attuale copre meno dello 0,5% del necessario, ed occorrerebbero almeno altri 2200 ettari di terra piantumata con oliva tenera, che andrebbero a regime tra 10-15 anni, in non meglio precisate praterie che in 20 anni il consorzio non ha mai trovato. Ma la questione in realtà è ancora più grave perché i numeri di cui sopra considerano solamente il fabbisogno per la trasformazione in oliva all’ascolana, quando invece oggi quei 100 quintali scarsi sono destinati anche alla vendita delle olive verdi e alla produzione di olio di oliva tenera ascolana. Figuriamoci. Detto ciò, volendo fare un discorso più serio sulla tutela, e premesso che non a caso sono pochissime le Dop in Italia su prodotti diciamo composti, quali quello dell’oliva all’ascolana, vorrei chiedere al presidente Valenti se i consorziati produttori Dop tengono in considerazione anche le filiere delle carni e del pane grattato necessari per la preparazione del prodotto. Non credo, ma aspettiamo di essere smentiti. E da ultimo, vorrei sempre chiedere al presidente del Consorzio, visto che accusa gli imprenditori di non aver investito nella produzione di oliva tenera, compito che semmai spetterebbe al mondo agricolo e non certo a quello dei trasformatori, per quale motivo non è stato portato avanti il progetto, tanto trionfalmente annunciato, di prendere in gestione dal Comune di Ascoli Piceno la tenuta di Villa Sgariglia a Campolungo dove da anni sono presenti già a dimora circa 22 ettari di oliva tenera ascolana.
O meglio, visto che il Consorzio si era anche aggiudicato la gara, come mai sono stati fatti scadere i termini per l’avvio dei lavori promessi nel progetto, tanto che la stessa aggiudicazione è stata considerata decaduta da parte del Comune che ha addirittura escusso una fideiussione di decine di migliaia di euro a titolo di penale? Stona perciò questo j’accuse alla nostra categoria quando il Consorzio stesso, a mio avviso, ha abdicato al suo ruolo vincendo una gara di evidenza pubblica salvo poi non fare nulla e facendo scadere i termini di operatività della concessione stessa per la gestione dei tanto agognati e preziosi ettari di oliva tenera. Al di là di tante parole spese, sono i fatti sono quelli che contano» conclude il presidente Ferraioli.

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