di Walter Luzi
Carnevale con il sole. E’ un’altra cosa. E un altro pienone. Scusiamoci subito con le maschere che non citeremo. E’ semplicemente impossibile. Come ogni anno, e ogni anno di più.
Ci sono i “vecchi”, quelli che hanno scritto la storia del Carnevale ascolano, e i loro giovani, e giovanissimi, eredi. Bravi tutti. Ma riuscire a trovarli tutti, nella gran ressa di Piazza del Popolo, è “mission impossible”. Dai temi classici, fino agli ultimi eroi della canzone sanremesi, il passo è breve sotto i lampadari storici del salotto ascolano. Dove si fa esame di dialetto, soprattutto ai forestieri, piuttosto che un improbabile alcol test.
E poi ci sono le dure vite di coppia. Dal lui che in casa deve “abbassà li recchie”, ai corpulenti e anziani coniugi che, invece, hanno preferito mangiarsi tutto lasciando gli eredi con le toppe al sedere.
Dopo il clone di Olly e Fans che si sono sgolati con il brano sanremese vincitore, spopola, più silenzioso, il sosia di Lucio Corsi. Insieme a lui infatti, in piazza, sono in tanti a volerlo più duro. Prepotente il ritorno dei pennuti da cortile. Fra Kara..oche e ‘cchiappaalline.
L’imminente mega restauro di palazzo Saladini Pilastri ispira la scenografia più possente e affollata di personaggi in via Ceci. Uno spaccato di ascolanità allestito senza risparmio in un condominio caratteristico, e un po’ caotico, dal sapore inconfondibile della antica vita di rua. Staremo a vedere il destino che verrà riservato al monumento vero.
Tante promesse non mantenute ce le ricorda invece il bellissimo costume attagliato all’antico detto, La cera si consuma, ma la precessiò nen cammina. Ma le denunce arrivano anche per bocca dei più piccini.
Dopo i giochi per babybodybuilder di Piazza San Tommaso, arrivano i piccolissimi corvi appollaiati sul parapetto inguardabile di rua delle Stelle. I bambini ci guardano. E quest’anno sono stati tantissimi quelli mascherati, e già padroni della scena, in piazza.
Come il piccolo Muti, impettito e impeccabile mini direttore di orchestra, o i piccoli cloni di Melevisione, fra i tanti altri.
Il religioso corteo alcolista di comunicande nei loro abiti candidi da prima cerimonia è di grande impatto. Quando si dice una sbornia a chemmeniò. Sotto la Loggia dei Mercanti (sarà un caso?) si affacciano anche Donald Trump con la first lady. Piccoli miracoli di cui può essere capace solo il Carnevale ascolano.
Qualche gag, siamo alle solite Calimero, è compromessa da un impianto audio non all’altezza. Peccato davvero. Perché chi sta in prima fila, e può sentire tutto, si sbellica dalle risate. Alla berlina finiscono anche gli estasiati proprietari di cani che li chiamano babbo e mamma.
Un’auto con le insegne vaticane fende inaspettatamente la gran folla in Piazza del Popolo preceduta dalle guardie svizzere. Surreale. A bordo, da dietro il finestrino, il Papa benedice i fedeli come quello vero. Qualcuno si è scandalizzato. Ma l’eccezionale somiglianza della controfigura si merita il proscenio. E i migliori auguri, con tutto il meritato affetto, sinceri, dovuti, in questi giorni, al Francesco vero.
Il divertente siparietto fra le due protagoniste gelose, la Pizzeria Ascolana festeggiata per i suoi settant’anni, e la spuma Paoletti ignorata pur contandone molti di più, strappa consensi unanimi.
L’opposizione costruttiva dall’Arengo pensa bene di chiedere aiuto, “Detece na ma’!”, anche in piazza, a Carnevale, per iniziare a contare qualcosa in consiglio comunale.
Annamo bene! Direbbe la signora Lella. E poi botti piene e mogli ubriache da conciliare.
Mestieri del passato che non muoiono mai, e zone 30 del futuro che fanno già discutere. The winner is proprio lui, Re Carnevale.
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Moderni Magi, che ci recano, più volte l’anno, in dono bollette sempre più salate, hanno nomi mutati, Acqua, Luce e Gas, che ci riportano già alla dura realtà. Si è fatta sera. Da domani, lo sappiamo bene tutti, si torna alla vita vera. E ci sarà ben poco da ridere.
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