Luca Traini
di Gianluca Ginella
Luca Traini è tornato libero: dopo sette anni di carcere va in affidamento in prova ai Servizi sociali. Ieri (3 marzo) ha lasciato il carcere di Barcaglione di Ancona e tornerà a vivere a Tolentino, in famiglia, e comincerà un nuovo lavoro.
Era in cella dal 3 febbraio 2018 quando bloccò l’Alfa 147 nera di fronte al Monumento ai caduti di Macerata lasciando dietro di sé una città invasa da sirene e terrore. Salì alcuni gradini e si avvolse in una bandiera tricolore. Venne catturato lì dai carabinieri il 36enne Traini dopo aver seminato violenza e panico in giro per la città, ferendo sei persone mentre sparava dall’auto.
Da allora Luca Traini, condannato a 12 anni per strage con l’aggravante dell’odio razziale, ha avuto modo di riflettere a lungo su quello che ha fatto e di seguire percorsi di riabilitazione riuscendo a dimostrare un cambiamento tale da convincere il tribunale di Sorveglianza di Ancona ad accogliere la richiesta avanzata dal suo legale, l’avvocato Sergio Del Medico. Alle 13 di ieri è stata notificata la scarcerazione a Luca Traini.
L’avvocato Sergio Del Medico
«All’esito di un percorso che ha svolto in modo esemplare – commenta il suo legale – il carcere per lui ha perfettamente svolto la funzione rieducatrice. La richiesta di affidamento in prova è stata accolta per due motivi. Il tribunale di Sorveglianza ha ritenuto vi sia stata la revisione critica che lui ha fatto del proprio vissuto e dell’episodio che portò al suo arresto e alla sua condanna. Una revisione critica in cui ha compreso l’enormità di quel gesto e soprattutto l’inutilità, il danno e il dolore che quel gesto ha causato – continua l’avvocato Del Medico – ed è stato dimostrato nel corso di tutte le sedute con gli psicologi che ha svolto. Poi il percorso, dall’altro lato, che ha svolto con la frequentazione di una ventina di corsi, tutti con ottimi risultati. Inoltre c’è il rapporto con il personale carcerario, che è stato ottimo. Ha mostrato impegno e passione in tutte le attività lavorative che gli sono state affidate».
Tant’è che da un paio d’anni Traini poteva anche svolgere dei lavori nelle zone limitrofe al carcere, l’ultimo quello con una azienda agricola: la sua mansione era la cura delle pecore dell’azienda, in sostanza faceva il pastore. Un lavoro a cui è rimasto affezionato, tanto che oggi uscendo dal carcere ha riferito al suo legale che già gli mancavano le pecorelle che custodiva. Fondamentale, per ottenere l’affidamento ai Servizi sociali, era anche trovare un lavoro: «Ha trovato impiego in una azienda di lavorazione di alluminio – spiega il suo legale».
Ma come stava Traini all’uscita dal carcere? «Mi ha telefonato appena uscito. Era contento – dice l’avvocato Del Medico – ma soprattutto l’ho sentito molto centrato sul suo lavoro. Lavoro e famiglia, vuole pensare solo a questo e non rilascerà dichiarazioni se non per tramite mio». Inoltre, aggiunge il legale «intende risarcire le vittime del reato. Lui ha tutta l’intenzione di emendarsi anche da questo punto di vista, risarcire in primo luogo a chi ha causato sofferenza. Ciò ovviamente nei limiti delle possibilità economiche che il lavoro gli concede».
Luca Traini al momento dell’arresto nel 2018
Con l’affidamento in prova Traini torna libero anche se ci sono alcune prescrizioni. Una di queste è che dovrà trovarsi a casa dalle 22 alle 7 del mattino. Non può uscire fuori provincia, salvo che abbia il consenso del magistrato e dell’Ufficio esecuzioni penali esterne (Uepe), e non può avere contatti con persone pregiudicate.
L’arresto di Traini
Traini sta scontando una condanna a 12 anni per strage, con l’aggravante dell’odio razziale, per aver sparato a sei persone di origini africane che avevano avuto la sola colpa di averlo incontrato mentre girava in auto per la città. Quel giorno erano rimasti feriti Kofi Wilson, Festus Omagbon, Omar Fadera, Gideon Azeke, Jennifer Otiotio, Mahamdou Toure. Era il 3 febbraio di 7 anni fa.
Luca Traini all’uscita dalla caserma di Macerata
Il suo gesto, aveva spiegato lui stesso, era nato in seguito all’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa a Macerata da Innocent Oseghale (condannato all’ergastolo per il delitto) il 30 gennaio 2018. Traini, al volante di una Alfa Romeo 147 nera, raggiunse, da Tolentino, Macerata dove iniziò a girare per le strade e sparò a sei persone innocenti, ferendole. Alla fine salì sul monumento ai Caduti di Macerata e si avvolse in una bandiera tricolore. Venne arrestato dai carabinieri.
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