Traini libero, boom di commenti.
La sociologa: «Spaccati e polarizzati
Esempio dei tempi che viviamo»

IL CASO - Alessia Bertolazzi, docente di Unimc: «Siamo condizionati da un momento storico che accentua la conflittualità nelle interazioni social. C’è un meccanismo di distorsione cognitiva, si selezionano informazioni per confermare la propria idea»
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di Francesca Marsili

 

Anticipata in esclusiva lunedì sera da Cronache Maceratesi e ripresa da tutte le testate nazionali, la notizia della liberazione di Luca Traini dopo sette anni di carcere ha scatenato un acceso dibattito in tutta Italia. Oggi, come in quella mattina del 3 febbraio 2018 in cui ha sparato con la sua Glock contro sei immigrati, l’opinione pubblica si esprime soprattutto sulla piazza virtuale. Migliaia le reazioni arrivate su Cronache Maceratesi che vanno da “Bentornato eroe” ai tanti “Finalmente”  fino a “Dai commenti si evince che in giro ci sono tanti Traini che non c’è l’hanno fatta” giusto per dare uno spaccato.

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La prof Alessia Bertolazzi

«I commenti sui social sono polarizzati, spaccati – spiega Alessia Bertolazzi, professoressa associata di Sociologia all’Università degli studi di Macerata -, c’è chi lo vede come un eroe, chi non crede alla sua rieducazione e al suo pentimento. Ci troviamo in un momento storico in cui c’è un quadro generale di incertezza, scarsità di risorse economiche e di occupazione, e questo fa si che i conflitti interetnici tra popolazione autoctona e immigrati aumentino: il gruppo di maggioranza vede nelle minoranze una minaccia. Le teorie sociologiche ci dicono che più ci sono queste condizioni tanto più le ostilità si acuiscono».

La polarizzazione delle opinioni è un tema che riguarda molti argomenti di discussione, un esempio è proprio la vicenda di Luca Traini. «Gli effetti di questo fenomeno portano a una marcata divisione tra gruppi di persone e una tendenza alla conflittualità nelle interazioni sui social – spiega Bertolazzi -. Uno dei meccanismi cognitivi alla base del fenomeno della polarizzazione è il bias di conferma. Questa distorsione cognitiva porta gli utenti a cercare e selezionare informazioni che confermino le proprie idee e a sminuire quelle che le smentiscono. I social network, in particolare, amplificano questo meccanismo attraverso la profilazione degli utenti, e in questo modo gli algoritmi dei social tendono a proporre contenuti in linea con le credenze delle persone, solidificandole. In più, l’esposizione selettiva e la preselezione di contenuti creano la falsa percezione che le nostre opinioni siano condivise dalla maggior parte della popolazione. Le interazioni polarizzate non sono finalizzate allo scambio di opinioni, ma al contrasto tra gruppi di pensiero, dinamica estremizzata sui social. Questi meccanismi fanno sì che qualsiasi argomento virale o di interesse comune venga discusso con modalità polarizzate e conflittuali».

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Luca Traini arrestato nel 2018

Per la docente: «Il gesto commesso da Traini, “motivato da odio razziale” come scritto nella sentenza di condanna a seguito dell’omicidio di Pamela Mastropietro da parte del nigeriano Innocent Oseghale, ma più in generale tutti gli atti generati da questo sentimento, mostrano che il problema sociale della gestione dell’immigrazione esiste. Dall’altra parte c’è anche una sfiducia della popolazione nelle Istituzioni. Iin Italia il livello è tra i più bassi d’Europa, tant’è che una parte dell’opinione pubblica non crede che Traini, affidato ai Servizi sociali, abbia pagato nel modo giusto».

Fermo restando che ogni cittadino che ha il diritto di esprimere la propria posizione, «il rischio è che le piattaforme social possano diventare strumento di amplificazione dei discorsi di odio e intolleranza, e questo è un altro problema sociale da affrontare» – evidenzia. Si chiama “disinibizione online” quell’atteggiamento con cui sui social «le persone tendono a scrivere le cose peggiori che di fronte ad una persona in carne e ossa si vergognerebbero a dire – conclude Alessia Bertolazzi – Per mettere un freno a questo fenomeno c’è la necessità che le piattaforme debbano essere sempre più responsabilizzate verso la moderazione dei commenti, dall’altra che gli utenti usino i social media in modo responsabile, altrimenti questi ultimi si trasformano in una cassa di risonanza dell’odio razziale».

 


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