L’ex Ascoli Gomis racconta la sua dipendenza: «Tre anni sotto alcol e droghe, adesso sono rinato»

CALCIO - In bianconero per una breve parentesi nella stagione 2012-2013 (6 presenze), l'ex portiere ha rilasciato una testimonianza schietta ai microfoni del podcast "OcwSport": «Il calcio è un mondo in cui, se fai vedere la tua debolezza, sei finito. Dal 2020 sono stato per tre anni in un circolo vizioso. Ora collaboro con il centro di riabilitazione che mi ha salvato»
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di Salvatore Mastropietro

 

Non ha lasciato particolarmente il segno in maglia Ascoli (6 presenze e 9 gol subìti nella seconda parte della “maledetta” stagione 2012-2013, culminata con la retrocessione in Serie C a cui avrebbe fatto seguito qualche mese dopo anche il fallimento), ma da Lys Gomis arriva una testimonianza schietta e sincera di una problematica poco pubblicizzata ma spesso presente nel mondo del calcio: quella delle dipendenze.

 

Lo ha fatto ai microfoni del podcast OcwSport in un’intervista in cui ha posto l’accento su quanto le difficoltà personali poi si ripercuotano sugli aspetti di campo, soprattutto per chi – indicato fin da piccolo come uno dei migliori prospetti nel panorama nazionale – non sempre è riuscito a mantenere il peso delle aspettative: «La scomparsa di mio padre nel 2015 e poi qualche infortunio di troppo, di cui gli ultimi due a Teramo nel 2018, mi hanno fatto gradualmente perdere le motivazioni. Il calcio, però, è un mondo in cui se fai vedere la tua debolezza, la frittata è fatta».

 

Una somma di “incidenti” che, dal 2020, hanno aperto la porta alle dipendenze, alcol prima e cocaina poi: «Ho iniziato a bere, sentivo l’esigenza di svegliarmi e ubriacarmi. Ho fatto tre anni così, senza rendermi conto che stavo annientando anche chi era accanto a me. Poi ho iniziato a fare uso anche di cocaina, mi sono reso conto del problema quando ho iniziato ad avere attacchi di panico, ma era un circolo vizioso. Una volta sono anche arrivato a sniffare farmaci a caso. Avevo paura di stare da solo e la compagnia che mi ero creato era un po’ un rifugio, con la mia famiglia non provavo più emozioni. Io che dovevo difendere mia figlia, che aveva cinque anni, ero diventato un pericolo».

 

Poi l’aiuto del Sert ed il percorso riabilitativo per uscire dal “buco nero”: «La dottoressa del Sert che mi ha seguito mi ha consigliato un percorso senza l’utilizzo di farmaci, visto che la mia mente era ancora lucida. Poi sono stato in un centro in Piemonte, dove ho recuperato. Ho capito e mi sono preso le responsabilità, tutto quello che ho fatto è perché volevo drogarmi, non per le perdite che ho avuto e le vicissitudini che ho vissuto».

 

Adesso Gomis collabora con il centro che l’ha aiutato, approcciandosi in prima persona con ragazzi e ragazze in lotta con le dipendenze. Una seconda vita, dunque, e un’altra possibilità, ma il mondo del calcio resta parte della sua vita. Lavora, infatti, come preparatore dei portieri per la Freedom Fc, squadra femminile della “sua” Cuneo.


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