di Lino Manni
“Sogna vence”. In dialetto ascolano significa “bisogna vincere”. Attualmente per l’Ascoli si traduce come: “sognare di vincere”. E già perché la vittoria per l’Ascoli a questo punto del campionato diventa un sogno, una vera e propria ossessione. L’avversario odierno non mi è sembrato un gigante eppure i bianconeri non sono riusciti mai a rendersi pericolosi.
Mister Cudini cambia qualcosa a centrocampo. Spera nei piedi buoni di Tremolada e fa riposare Varone. Ma l’ex Modena sembra un ex giocatore: non corre, non contrasta e non riesce neanche a “pennellare” un buon pallone per l’attaccante Corazza. Un primo tempo tutto sommato tranquillo dalle parti dei due portieri.
Al Pineto sta bene così; i tifosi dell’Ascoli pretendono qualcosa in più ma in campo c’è talmente tanta confusione che non si riesce… a cavare un ragno dal buco. L’unico brivido, un palo esterno di Marsura: troppo poco per poter vincere una partita. Si va al riposo con l’ennesimo cartellino giallo di Carpani che ne ha presi tanti quante le partite giocate.
Nella ripresa un episodio cambia la partita: Baldassin prende il secondo giallo e l’arbitro lo manda a farsi la doccia. Non finisce qui: sopra il fuoco l’acqua bollita. Sulla punizione per il Pineto il portiere Livieri mette talmente tanta gente in barriera che non vede partire il pallone e…prende gol.
Mister Cudini non trova le soluzioni per mettere a posto le cose e la partita in pratica finisce qui. Con il passare dei minuti da una parte (Ascoli) aumenta il nervosismo; dall’altra (Pineto) l’ostruzionismo. Il tutto sotto gli occhi del direttore di gara, molto permissivo, che si è limitato a qualche giallo. In simili situazioni ci vorrebbe il cronometro per conteggiare il tempo effettivo di gioco. Ma per ora il calcio è questo e a situazione invertita, probabilmente, si sarebbe giocato nello stesso modo.
Sugli spalti i tifosi sono più concentrati sulle vicende societarie che su i risultati che la squadra sta ottenendo. O meglio non sta ottenendo. Il Del Duca è ormai diventato un terreno di conquiste.
Sette sconfitte in stagione sono tante. Le società avversarie, con una storia calcistica nei campionati di Eccellenza e serie D portano a casa “trofei e vittorie” da mettere in bacheca e in bellavista. Tra una decina di anni potranno dire: «Ti ricordi quella volta che vincemmo ad Ascoli….».
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