Quattro passi in città, alla scoperta dell’Ascoli romana

REPORTAGE - Con il professor Gabriele Vecchioni, un tour tra itinerari e scorci di grande sugge­sti­o­ne, arricchito dalle foto di Goffredo Zucchetti. Verranno analizzati alcuni aspetti del­l’impianto urbano dal quale si sarebbe svi­luppata, nei secoli suc­cessivi, la città moderna
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Resti del Teatro romano

 

di Gabriele Vecchioni

 

(Foto di Goffredo Zucchetti)

 

«Testimonianze dell’epoca romana sono offerte dalla pian­ta stes­sa del centro urbano con le strade che cor­rono pa­ral­le­le inter­se­candosi ad angolo retto, dalla Por­ta Ge­mi­na, dal­l’Anfiteatro [il Teatro romano] e dalla splendida Porta Cap­puccina, risalente ad Augusto (F. Fulvi, 1983)».

La città di Ascoli Piceno regala al visitato­re attento itinerari e scorci di grande sugge­sti­o­ne.
In questo articolo, arricchito dalle foto dell’amico Goffredo Zucchetti, analizzeremo alcuni aspetti dell’Ascoli ro­mana, sul­l’impianto urbano della quale si sarebbe svi­luppata, nei secoli suc­cessivi, la città moderna. Il testo, alla lettura, può apparire discontinuo; in realtà, esso è stato concepito come una serie di didascalie a corredo delle immagini e, quindi, va (andrebbe) “letto” in contemporanea con la visione delle fotografie allegate.

 

SARCOFAGI ROMANI 

 

Sarcofago dedicato da Pontulena Casta alla figlia Lollia Procula, loc. Giardino comunale Piazza Arringo

 

Sarcofagi romani presenti del Giardino del Palazzo comunale, a Piazza Arringo. Quello più famoso è dedicato da Pontulena Casta alla figlia Lollia Procula, ed è senza coperchio.
Un al­tro sarcofago romano (sec. IV) contenente i resti del vescovo martire cefaloforo (cioè “che porta la propria testa recisa”) è nella cripta della cattedrale dedicata a lui dedicata. (la scritta medievale recita: CUM SO­CIIS ALIIS EMINDIUS HIC REQUIESCIT [Qui riposa Emidio con altri compagni].

 

SAN GREGORIO MAGNO 

 

La chiesa di San Gregorio Magno, riconversione di un tempio paganoLa chiesa dedicata a San Gregorio Magno (già Papa Gregorio I, convinto sostenitore della riconversione di tempi pagani a edifici di culto cristiani) fu eretta sui resti di un tempio pagano di età tardo-repubblicana (sec. I AC). L’edificio, che si erge nella piazzetta omonima nei pressi della più frequentata Piazza Arringo, era un tempio corinzio pròstilo tetràstilo [con quattro colonne davanti cioè solo sul lato breve del perimetro], a pianta rettangolare e dedicato, secondo il Rodilossi, alla dea Iside.
In una delle foto, il particolare della parete laterale (in opus reticu­latum) del suddetto tempio dedi­cato a San Gregorio Magno. In e­poca medievale, sulla parete fu­ro­no aperti i due finestroni in alto e la finestra in basso, con cornice di travertino.

 

TEATRO ROMANO

 

Teatro romano (ph G. Vecchioni)

 

II Teatro romano (secc. I AC-II DC) fu rinvenuto durante gli scavi archeo­lo­gici dei primi decenni del Novecento. È addossato al pendio del Colle dell’An­nunziata e risale al sec. I AC. Abbandonato dopo l’invasione della cit­tà da parte dei Longobardi, fu usato in seguito dalla popolazione cittadina co­me cava di materiale e per la produ­zio­ne di calce; più tardi, fu interrato a cau­sa degli smottamenti del terreno.
Dopo un lungo restauro, è stato ria­per­to dell’estate del 2010 e utilizzato per spettacoli all’aperto. Nella foto, sono ben vi­si­bili le 32 murature ra­diali e alcuni gra­doni della cavea dove prendevano po­sto gli spettatori.

 

AREA ARCHEOLOGICA PALAZZO DEI CAPITANI

 

Area archeologica del Palazzo dei Capitani, a Piazza del Popolo

 

L’area archeologica di Palazzo dei Ca­pi­tani, a Piazza del Popolo, attualmente non-visitabile. La foto è stata scattata in occa­sione di una mostra fotografica all’interno della struttura.
«I significativi resti archeologici siti nell’antica Platea Maior, rappresentano un vero e pro­prio balcone sul passato della città, aperto sulla piazza. Una passerella perimetrale so­spe­sa sugli scavi (a circa 2 m sotto il piano stra­da­le), permette un vero e proprio per­corso ar­cheologico guidato lungo l’unica a­rea archeo­logica urbana musealizzata delle Marche.
Gli scavi condotti nei sotterranei del Palazzo hanno evidenziato la complessa stratifica­zio­ne edilizia (tra i reperti che offre lo scavo del Palazzo dei Capitani possiamo rico­no­scere ben 12 fasi diverse di intervento edil­izio) che ha confermato l’ininterrotto uti­liz­zo della zona per un lunghissimo arco di tem­po, che va dal periodo romano repubbli­­cano a oggi.
Le alterne vicende edilizie (incasamenti, di­struzioni e sostituzioni) sono riconoscibili dai metodi costruttivi, dalla lavorazione delle pie­tre, dai suoi paramenti murari: que­st’a­rea è stata per più di 2000 anni il forum della città, il cuore di Ascoli (dal sito del Comune di Ascoli Pi­ce­no, ndA)».

 

SAN VENANZIO

 

San Venanzio, il crepidoma

 

La chiesa di San Venanzio è stata innalzata sui resti di un tempio ro­mano. Nella foto relativa, il crepidoma (la piatta­forma-basa­men­to) dell’e­dificio ro­mano (un tem­pio io­nico del sec. I DC) sul quale fu e­levata la chiesa cristiana che era dedicata, all’ini­zio, a San Mar­ti­no.

Il basolato del decumano massimo (decuma­nus maximus) coincide col percorso cit­tadino della Via Salaria (attuale Corso Maz­zi­ni) che correva da Porta Romana fino all’e­stremità orientale del pianoro su cui sorgeva Asculum; incrociava il cardo maximus più o meno nell’area dell’attuale Piazza del Po­polo, dove sono state rinvenute strutture riferibili al foro (area archeologica di Palazzo dei Capi­tani, attualmente non-visitabile).
La struttura era ubicata all’incrocio fra i due assi stradali, quasi al centro al centro della rete orto­gonale di vie che copriva per esteso l’area pianeg­giante.

 

GROTTE DELL’ANNUNZIATA

 

Le Grotte dell’Annunziata, sostruzioni dell’antico Capitolium

 

Le Grotte dell’Annunziata (tecnicamente, sono sostruzioni) sono una delle più originali singolarità monumentali del­la città. Ad­dossate su tre lati dello spe­ro­ne del Colle dell’Annunziata, lo circon­da­no in­te­ramente sul lato orientale. Erano nic­chio­ni alti all’incirca 18 metri e con volta a bot­te; avevano il compito di sta­bilizzare il ter­reno, evi­tan­do movi­men­ti franosi e con­soli­dan­do­lo.
In base alla loro tecnica costruttiva e al­l’u­sanza, tipicamente romana, di rinfor­za­re i rilievi collinari che circondavano le città, si pensa siano state realizzate nei secc. II-I AC, epoca di deduzione della colonia. La tradizione vuole che le strutture impo­nenti sorreggessero, su un terraz­za­men­to artificiale ampio circa un ettaro, l’area dell’A­cro­poli e il Capitolium della città.

 

PORTA ROMANA

 

Porta Romana (o Gemina)

 

Porta Romana, detta Gemina per via dei due archi gemelli che la componevano, era l’antica via d’accesso ad Asculum per chi proveniva da Roma; qui la via consolare pe­netrava in città. Nella foto la porta è incorniciata dall’arco di epoca medievale che si a­pre nella poderosa cinta muraria che sale fino al Colle Pelasgico e costituisce l’opera difensiva del lato occidentale, quello che maggiormente aveva bisogno di difese.

 

PONTE DI PORTA SOLESTA’

 

Ponte romano di Porta Solestà sul fiume Tronto

 

«Il ponte romano di Porta Solestà con il suo maestoso e antichissimo arco varca il fiu­me Tronto collega la città con il suo circondario. La sua costruzione risale all’epoca Au­gustea quando la città, diventata Municipium romano riacquistò importanza politica e commerciale (dal sito FAI, ndA)».
Il Ponte romano (sec. I AC) di Borgo Solestà, denominato dagli ascolani anche come Porta Cap­puccina per la vicinanza con il convento dei frati (francescani) cap­puc­cini è un raro esempio di ponte che utilizza una sola arcata (con una luce di più di 20 m) per l’attraversamento delle incassate ripe del fiume Tron­to. Da qui, un vorsus travalicava le pendici del­l’Ascensione e arrivava a Firmum, fedele co­lonia romana.

È una struttura in essere da circa due­mila anni: uno dei pochi in funzione senza aver subìto, praticamente, modifiche strut­turali. In realtà, per la natura del terreno e le piene del Tronto, ha ricevuto diverse opere di consolidamento; l’ultima, nel 1938, in occa­sio­ne del bi­millenario di Augusto, ricordata dalla scritta in­cisa sul cippo commemorativo: RO­MA­NUS PONS A VETUSTATE FRACTUM FIRMI­TER AC COSTANTER INTUS RO­BO­RA­TUS A.D. MCMXXXIX.
Una scala permette di visitare (su prenotazione) la parte interna del ponte, dove si pos­sono apprezzare il basolato originale e la chiave di volta.

 

PONTE DI CECCO

 

Il cosiddetto Ponte di Cecco sul torrente Castellano

 

Il Ponte di Cecco sul torrente Castellano. Di epoca romana, fu fatto saltare dai te­de­schi in ritirata nel corso del secondo con­flitto mondiale e ricostruito col materiale o­ri­ginario nella seconda metà del Nove­cen­to (nel 1971).

 

Muro medievale sovrapposto a un frammento di opus reticulatum, vicino Porta Corbara (ph G. Vecchioni)


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