La “Laga dei segreti”:  storie dimenticate tra montagne dove la natura resta regina incontrastata  

ASCOLI - Una serata, nell’ambito degli “Incontri di primavera” della sezione ascolana del Club Alpino Italiano alla Bottega del Terzo Settore, alla (ri)scoperta di un’area di natura (quasi) incontaminata, di storia e di personaggi singolari, raccontati da Alesi, Calibani e Palermi
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Pubblico in sala (ph GV)

 

di Gabriele Vecchioni

 

(Foto di Gabriele Vecchioni, Claudio Ricci e Antonio Palermi)

 

Sabato 22 marzo, presso la Bottega del Terzo Settore, ad Ascoli, si è svolta un’interessante manifestazione, nell’ambito degli “Incontri di primavera” della sezione ascolana del Club Alpino Italiano.

Alesi durante la sua relazione (ph GV)

«“Quello a destra è il Vettore con i Sibillini, laggiù in fondo a destra si vede invece il Terminillo”. E le montagne in mezzo? “Niente, quelle non sono niente. Si chiamano Monti della Laga”». Questa frase, estrapolata dalla Prefazione alla guida escursionistica della Laga dei relatori, è di Carlo Alberto Pinelli, storico nome dell’ambientalismo italiano, che raccontava come veniva “liquidata” l’area della Laga dagli escursionisti saliti sul Gran Sasso e ammirati dal panorama.

I Monti dalla Laga: così vicini, così lontani. Per gli escursionisti ascolani (e non solo), la Laga è stata, per anni, un’area lontana, quasi sconosciuta, svelata finalmente dalla mitica “guida gialla” della benemerita SER di Alesi, Calibani e Palermi, che la portò alla ribalta.

 

I relatori Palermi, Calibani e Alesi (ph GV))

Nel corso della riuscita serata è emersa una “Laga dei segreti”, uno straordinario intreccio di storia, natura, escursionismo, alpinismo (le cascate di ghiaccio).
Alberico Alesi, alpinista, autore di guide escursionistiche, past president della sezione ascolana del CAI, coadiuvato da Maurizio Calibani e da Antonio Palermi, ha guidato l’attento pubblico presente in un appassionante viaggio tra i misteri della Laga.

Dai documenti, dai racconti dei residenti (indimenticabili quelli del pastore di Preta allo Stazzo dell’Asino e del “ciclista al buio” nel tunnel dell’acquedotto), dalle proiezioni è emersa una Laga d’antan, un luogo che, a due passi dalla città, offriva (e offre ancora) «il piacere clandestino dell’avventura dietro casa (cit. Paolo Rumiz)».

Un sentiero sul Monte Gorzano, “tetto” della Laga e della Regione Lazio (ph CR)

Sullo schermo (e dalle parole del relatore) sono riemerse storie dimenticate, la leggenda della Via Metella e del passaggio del condottiero cartaginese Annibale che, nel corso della Seconda Guerra Punica, avrebbe travalicato questi monti, le storie del brigantaggio e quelle della vita di chi sulla Laga era stanziale (i pastori, i boscaioli…), l’epopea della fluitazione.

E la natura, incontrastata regina di queste montagne: le forre, le cascate, i boschi. A questo proposito, un’ultima citazione, quella del canonico teramano Giacinto Pannella che, alla fine dell’Ottocento, scriveva del Bosco Martese: «A perdita d’occhio alberi per una superficie di trenta chilometri quadrati senza alcun sentiero […] dovevamo farci strada con la scure e con la roncola, tra i tronchi e i virgulti, tra i rovi, le piante e le erbe arboree».

Una serata riuscita quella di sabato, alla (ri)scoperta di un’area di natura (quasi) incontaminata, di storia e di personaggi singolari che ha sicuramente emozionato e arricchito gli ascoltatori.


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