“Conversazioni sul futuro”, De Masi & Gambino tra le cento torri

ASCOLI - Il libro ha rimesso in fila le riflessioni del grande docente, sociologo e scrittore scomparso prematuramente poco più di un anno fa durante un partecipato incontro tenutosi alla Rinascita
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di Walter Luzi

 

Ci si è incontrati di sabato, come ha fatto lui, Giulio Gambino, in questo giorno della settimana per due anni, gli ultimi dell’intensa vita del professore, con Domenico De Masi. Il libro che presenta alla Rinascita di Ascoli, “Conversazioni sul futuro” ha rimesso in fila le riflessioni del grande docente, sociologo e scrittore scomparso prematuramente poco più di un anno fa, espresse proprio nel corso di quegli incontri.

La copertina del libro di Giulio Gambino (le foto sono di Bruno Cappelli)

 

Più che interviste formali, conversazioni appunto, ricche di aneddoti, anche inediti, e qualche confidenza sulla sua gioventù e sulla propria vita privata. Ma, soprattutto, un copioso flusso di intuizioni e argomentazioni, riordinate da Gambino in questo libro, e già trattate dal professore in tante pubblicazioni precedenti. Stavolta però toni e contenuti non sono accademici, destinati ad un pubblico colto di addetti ai lavori, ma resi fruibili da Gambino a tutti i lettori.

 

Il mezzo secolo di gap anagrafico che separa il docente universitario emerito nato in Basilicata, e il giornalista romano formatosi alla newyorkese Columbia University, non è stato mai un ostacolo. Anzi. Il senatore Roberto Cataldi e il coordinatore provinciale Massimo Tamburri Cinquestelle a stimolare il dibattito con il fondatore e direttore di The Post Internazionale.

 

L’appuntamento alla Rinascita offre soprattutto l’occasione per sottolineare, ancora una volta, la visionarietà, spesso rivoluzionaria, del professor De Masi, maturata sul campo, curando l’organizzazione del lavoro in grandi gruppi industriali. E andando oltre, in materia di formazione, scienze organizzative, e nuove forme di lavoro destrutturato, in un mercato che oramai non vedeva più l’uomo al centro dei processi produttivi. A lui si devono concetti illuminanti in campo economico e sociologico come la decrescita felice e l’ozio creativo.

La presentazione alla rinascita

 

Personaggio scomodo perché libero, non asservibile a interessi di parte, ha raccolto meriti e apprezzamenti, insieme anche ad inconfessate diffidenze, negli anni, un po’ da ogni parte. Visioni di un mondo nuovo e più giusto, deflagrate dalle cattedre degli atenei, rimbalzate sulla grande stampa, e propugnate dall’intellighenzia e dalla politica di sinistra, quando queste ancora non temevano di dire cose, e condurre battaglie, di sinistra. Come la condizione della vita dei lavoratori, la lotta all’iniquità in ogni sua forma, la dicotomia fra la quantità e la qualità, il consumismo che può generare anche infelicità, il cambiamento di quei modelli che hanno plasmato le nostre vite per sessant’anni. Come credere che diventare più ricchi equivalesse a far diventare, automaticamente, anche più felici.

 

Fino ad arrivare alle contraddizioni più profonde dell’epoca contemporanea. Quella dello smart working, del reddito di cittadinanza e del salario minimo negati, dei diritti in discussione, dello stato democratico minato, delle agende politiche accompagnate da narrazioni mediatiche ad hoc, e delle risposte a paure create e alimentate ad arte. Quella dei contrasti volutamente esacerbati, agli autoritarismi e ai nazionalismi che hanno sempre, inevitabilmente, portato alle guerre. L’epoca della pillolizzazione di concetti e notizie. Senza approfondimenti e confronti veramente costruttivi. In nome di una velocità inutile, di un partito preso a prescindere, che tutto appiattisce e banalizza.

 

Fino all’intelligenza artificiale, altra pericolosa opportunità tecnologica, che, come già successo con la Rete, potrebbe abbagliare, per tradire poi, fra algoritmi e censure imposte da un oligopolio, gli iniziali sogni di pluralismo e libertà. Dicono che perdere un intellettuale, come è accaduto, purtroppo troppo presto, con Domenico De Masi diciotto mesi fa, equivalga ad una biblioteca andata in fiamme. Gravi perdite. Perché certi personaggi, e certi libri come questo, hanno un ruolo importante. Servono ad aprirci la mente.


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