Ebam, un 2024 nero per le Marche artigiane: il 2025 si annuncia “grigio”

I DATI - Riccardo Battisti, presidente dell'ente: «Il nostro ruolo è sempre più strategico nel sostegno ad imprese e lavoratori». Massimo Giacchetti, vicepresidente: «Innovazione e formazione sono le leve per invertire questa tendenza negativa»
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La congiuntura del secondo semestre 2024 è anche peggiore rispetto al semestre precedente, ma le prospettive per la prima metà del 2025 sono di un alleggerimento della caduta. Ecco la sintesi che emerge dal resoconto dei dati dello studio congiunturale proposto dall’Osservatorio Ebam e presentato nel corso del tradizionale evento che ha illustrato il consuntivo 2024 e le previsioni 2025 svolto quest’anno alla Facoltà di Economia e Diritto di Unimc. I dati presentati da Giovanni Dini del Centro studi sistema Cna Marche e Riccardo Zallocco dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Marche evidenziano una ulteriore crescita della polarizzazione tra imprese in miglioramento e imprese in difficoltà, un accentuarsi del prevalere dei casi di difficoltà su quelli di miglioramento. Questo deterioramento congiunturale si conferma più pronunciato per le attività manifatturiere rispetto a quelle dei servizi. Lo studio di Marco Amichetti di Ires-Cgil Marche sul settore calzaturiero ha evidenziato le difficoltà, comuni tuttavia anche al settore delle lavorazioni metalliche e dei prodotti in metallo e del legno-mobile.

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L’incontro coordinato da Cinzia Marincioni, direttrice dell’Ente bilaterale artigianato Marche ha portato a fare sintesi tra dati congiunturali e previsionali confrontandosi sulle possibili soluzioni per sostenere la ripresa dell’economia della regione più artigiana d’Italia. Nell’introdurre gli interventi la direttrice ha evidenziato che “l’analisi dell’Osservatorio Ebam vuole essere uno strumento di monitoraggio e di previsione economica utile agli attori economici, sociali ed istituzionali per capire, orientare, sostenere le scelte delle imprese artigiane e per fornire proposte adeguate in termini di politica industriale del lavoro in un quadro economico complesso ed inedito basti pensare ai temi delle guerre commerciali degli incombenti dazi a livello mondiale con le conseguenze per il tessuto produttivo e sociale regionale”.

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Osservatorio Ebam

Secondo le stime, le previsioni per l’anno corrente sono però orientate ad un alleggerimento delle difficoltà che dovrebbe prodursi non tramite l’aumento dei casi positivi di crescita dell’attività ma tramite la diminuzione dei casi di difficoltà e l’aumento dei casi di stabilità. L’evento si è aperto con il saluto del rettore Unimc John McCourt che ha detto: «L’Università di Macerata può essere un partner fondamentale per il settore artigiano. Siamo pronti ad avviare progetti di formazione e aggiornamento, creando opportunità di collaborazione tra studenti e artigiani. Inoltre, possiamo contribuire alla creazione di percorsi che uniscano le esigenze di tradizione e innovazione». Di fronte alla platea di addetti ai lavori e referenti delle parti datoriali e sindacali il presidente Riccardo Battisti ha detto: «Il quadro economico pone l’obbligo al nostro Ente di essere ancora più incisivo nel dare sostegno alle imprese ed ai lavoratori della nostra regione. Le nuove risorse che derivano dall’accordo interconfederale di dicembre serviranno proprio ad incrementare le prestazioni già a partire da quest’anno. Siamo chiamati attraverso gli strumenti della bilateralità artigiana a creare le migliori condizioni di lavoro per quelle imprese che per vocazione hanno la necessità di un territorio favorevole».

 

Massimo Giacchetti, vicepresidente di Ebam, ha detto: «Si conferma che il settore dell’artigianato sta attraversando una fase di incertezza e difficoltà. Preoccupano soprattutto i settori manifatturieri dove sono più evidenti la diminuzione della capacità produttiva, delle ore lavorate e degli investimenti. Innovazione e formazione sono le leve per invertire questa tendenza negativa. L’EBAM può sostenere imprese e lavoratori verso obiettivi di miglioramento».

Le Marche si confermano la regione più artigiana in Italia in base ad alcune variabili: 1° posto per incidenza imprese artigiane con dipendenti su totale imprese attive con dipendenti (35,9%) rispetto al 25,6% della media italiana, per incidenza degli addetti dell’artigianato su addetti totale imprese con il 24,4% (media Italia 14,5%) e anche per incidenza di occupati nelle MPI artigiane sugli occupati nelle MPI totali con il 32,2% (media Italia 22,8%).

Eppure, le imprese artigiane registrate alla fine del 2024 nelle Marche sono 38.481; alla fine del 2023 nelle Marche erano 39.791, in diminuzione del 3,3%. La maggior concentrazione delle imprese artigiane è nella provincia di Ancona con il 25,6%, segue Pesaro e Urbino con il 23,8%, Macerata con il 23,3%, Fermo con il 14,3% e Ascoli Piceno con il restante 13,0%.

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Considerando, invece, i saldi annuali (iscrizioni – cessazioni) nelle province, la diminuzione più intensa si registra a Fermo con 125 imprese in meno (tasso di crescita pari a -2,20%), segue Macerata con 84 imprese in meno (tasso al -0,92%), Pesaro e Urbino con 57 imprese in meno (tasso al -0,58%), Ancona con 38 imprese in meno (tasso al -0,38%) ed Ascoli Piceno con 24 imprese in meno (tasso al -0,48%).

Dalla fine del 2019 nella regione Marche il numero di imprese artigiane registrate è inferiore di 5.755 unità, pari ad una variazione percentuale del -13,0% (-3,5% in Italia). La provincia che presenta la dinamica peggiore è Pesaro e Urbino con -15,1% (pari a 1.631 imprese in meno), diminuzione del 13,5% a Macerata (pari a 1.406 imprese in meno), segue Ancona con il -12,8% (pari a 1.442 imprese in meno), Fermo con il 11% (pari a 682 imprese in meno) e infine Ascoli Piceno -10,7% (pari a 594 imprese in meno).

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Prendendo in considerazione la serie storica delle imprese artigiane attive nelle Marche dal 2013, si osserva una diminuzione in tutti gli anni e nell’ultimo anno si supera anche l’Abruzzo, registrando la peggior performance tra le regioni italiane.

I lavoratori delle imprese artigiane aderenti ad Ebam nel periodo di competenza considerato sono 65.686. La dimensione media delle imprese aderenti ad Ebam nel periodo considerato è pari a 5,5 lavoratori per impresa. Prendendo in considerazione i lavoratori delle imprese aderenti, quelle della Meccanica ne assorbono il 35,5% (23.338 lavoratori), della Moda il 15,6%, degli Alimentaristi il 13,7%, dei Servizi alla persona il 9,4%, del Legno e Lapidei l’8,2%, degli Autotrasporti il 4,1%, della Chimica-Gomma-Plastica-Vetro il 3,1%, della Comunicazione il 2,2%

La ricerca della competitività richiederebbe investimenti in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) mentre prevalgono tipologie di investimento volte più alla razionalizzazione dei processi che alla loro innovazione e al loro potenziamento, a conferma della prolungata fase di difficoltà e incertezza attraversata dall’artigianato regionale.

Per quanto riguarda gli occupati sono in aumento le figure in uscita e si registra il valore più basso di figure in entrata dalla pandemia. Per quanto riguarda le previsioni di movimentazioni dell’organico nel prossimo semestre, il I del 2025, prevale un orientamento conservativo anche se in crescita di un punto percentuale: l’ultimo dato, infatti, indica una quota del 13,1% rispetto al 12,1% previsto per il I semestre 2024 nella scorsa rilevazione. Si prevede un saldo positivo di 38 figure, derivante da 67 figure in entrata e 29 in uscita.

Nel 2023 il numero medio annuo di artigiani iscritti al fondo pensionistico Inps è stato pari a 51.482 nelle Marche. Rispetto al 2014 questi sono diminuiti di oltre 14mila unità, ovvero -21,8%, flessione molto più accentuata se confrontata con quella osservata dalla totalità della popolazione residente e, soprattutto, con lo stesso indicatore a livello nazionale (-16,2%).

La retribuzione media lorda mensile totale ammonta a 1.542 euro.

Per quanto riguarda il focus sul settore calzaturiero marchigiano, principalmente concentrato nelle province di Fermo e Macerata, i numeri confermano che ormai da anni è investito da una forte crisi produttiva, la quale ha comportato una perdita non irrilevante di occupati nel settore, tra il 2013 e il 2023 la perdita complessiva ammonta a -11.712 unità (-26,1%).

In termini assoluti (euro), se nel 2013 l’export del calzaturiero marchigiano rappresentava il 19,6% del totale dell’export italiano del settore, nel 2023 l’incidenza si abbassa al 10,8%

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Le recenti crisi hanno generato un aumento considerevole degli ammortizzatori sociali richiesti dalle aziende. Nel 2024, Fsba ha erogato per il settore artigiano della calzatura e pelletteria delle Marche assegni di integrazione salariale ai lavoratori per 7,7 milioni di euro, erano 3,6 milioni nel 2023. In base all’Osservatorio Inps sulla Cassa Integrazione, nel settore pelli-cuoio-calzature marchigiano industriale sono state chieste 5,9 milioni di ore di Cig (ordinaria, straordinaria e in deroga), segnando +163,8% rispetto al 2023. Il rapporto integrale dell’Osservatorio è pubblicato sul sito www.ebam.marche.it

Negli approfondimenti Claudio Socci, professore di Politica dconomica Unimc ha offerto una riflessione sul tema dei possibili dazi e della guerra commerciale spiegando che “la tendenza delle esportazioni è in calo e vale 14 mld di cui 1,2 mld destinato agli Stati Uniti. Gli Usa sono un mercato importante di sbocco per l’economia marchigiana ma non rilevante in termini di approvvigionamento”. Elena Cedrola, professore di Economia e Gestione delle imprese ha invece proposto alcuni case history su aziende che hanno vissuto un cambio generazionale i cui valori sono comuni a tutti: «Valore, territorio, italianità, orgoglio, sostenibilità. Ciò significa portare avanti anche l’eredità culturale del territorio tramandando la tradizione che non può essere replicata dai nuovi players».

 


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