di Peppe Ercoli
Ha vissuto un vero e proprio incubo per quasi un anno il 21enne ascolano, studente modello di ingegneria, ingiustamente coinvolto nell’inchiesta della Procura di Ascoli per resistenza e violenza a pubblico ufficiale dopo gli scontri avvenuti al termine della partita Ascoli-Pisa del 10 maggio scorso. L’incontro, che sancì la retrocessione in Serie C dei bianconeri, fu seguito da forti tensioni fuori dallo stadio Del Duca, e il giovane era stato erroneamente identificato come uno dei partecipanti ai disordini.
Oltre all’indagine penale, nei suoi confronti era stato emesso un Daspo di due anni, lo stesso provvedimento adottato per altri undici tifosi indagati e per i quattro ultrà già condannati con rito abbreviato.
A fare chiarezza sulla sua posizione è stato il lavoro difensivo dell’avvocato Umberto Gramenzi, che ha dimostrato come si fosse trattato di uno scambio di persona. L’accusa si basava su immagini delle telecamere di sicurezza e su riprese della polizia, nelle quali un ragazzo somigliante al 21enne appariva aggrappato alla recinzione dello stadio. Tuttavia, il giovane ha sempre sostenuto la sua estraneità ai fatti, affermando di aver assistito alla partita senza partecipare agli scontri.
La sua insistenza ha portato il legale ad approfondire la vicenda. «All’inizio non è stato facile credergli, perché la somiglianza era notevole – spiega l’avvocato Gramenzi – ma ho ritenuto opportuno affidare il caso a un consulente tecnico, che ha escluso ogni dubbio: il ragazzo ripreso non era il mio assistito».
La perizia è stata subito trasmessa alla Procura di Ascoli, che ha archiviato l’indagine e scagionato definitivamente il giovane.
Ora è stata avanzata un’istanza alla Questura per la revoca del Daspo.
Nel frattempo, per la vicenda degli scontri post-partita, i primi quattro tifosi processati sono stati condannati a otto mesi di reclusione, mentre si attende l’esito delle indagini per gli altri undici indagati.
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