di Luca Capponi
Raramente, ormai, ricorrenze come la Pasqua, a prescindere dal lato religioso, diventano occasione per fermarsi a riflettere. Il tourbillon della vita di tutti giorni non permette infatti fermate, neanche durante le feste. Così si perde il sale di tutto, però. Così si finisce per dimenticarsi dell’altro, e poi alla fine anche di sé stessi. Premere il tasto pausa, dunque, può diventare azione vitale, per certi versi. E farlo davanti a certe iniziative, ancora di più.
Questa storia, che vale la pena leggere, arriva direttamente dall’entroterra piceno, Comunanza per la precisione. Qui, a fare da raccordo con le comunità vicine dei Monti Sibillini, in zone che prima lo spopolamento poi il sisma hanno messo a dura prova, è nata una realtà che va in controtendenza.
Laddove si vanno perdendo servizi di ogni tipo, l’Aniep punta a fare il contrario: difendere e promuovere i diritti delle persone disabili offrendo una valida sponda. Umana e non solo. Una vera e propria “battaglia” iniziata a livello nazionale nel 1957, ma che qui assume un sapore diverso, se possibile più autentico.
A fondare la sezione interprovinciale dei Sibillini, qualche mese fa, è stato Davide Gaspari. Con determinazione, lui che vive in prima persona, ogni giorno, l’esperienza di accudire un figlio con disabilità, ha messo insieme famiglie accomunate dalle stesse necessità e dagli stessi problemi. Rimboccandosi le maniche, con determinazione.
«L’obiettivo è quello di creare opportunità di occupazione e inserimento sociale per tutte le persone diversamente abili del territorio – spiega -. Vogliamo realizzare qualcosa di utile e concreto per far sì che questi ragazzi possano uscire dalle mura di casa ed essere impegnati in attività che permettano loro di riuscire ad esprimere le proprie potenzialità, con passione e serenità, mettendosi anche al servizio della comunità stessa».
Parole non di circostanza, che mettono davanti prima il “noi” rispetto al singolo. E che in questi mesi hanno dato vita alle prime iniziative, incontrando studenti (nella “Settimana dell’inclusione”, quelli dell’Ite di Amandola), donando supporto, consulenza, vicinanza psicologica e pratica, organizzando laboratori. Si tratta di “esserci”, insomma. Roba mica da poco. In questo ultimo mese, poi, i ragazzi dell’Aniep si sono dati da fare per vendere le uova di Pasqua solidali, davanti al Comune di Comunanza, con banchetto e tanti sorrisi. Ma non solo, perché si sono mossi lungo tutto il territorio per portare all’attenzione di più persone possibile la loro meritoria attività. Con un uovo ed un sorriso in più.
«Spesso avere una diagnosi medica è difficile e quando la si ottiene le tortuose vie della burocrazia ci rende la vita ancora più complicata – conclude Gaspari -. Alla luce della nostra esperienza diretta vorremmo metterci a disposizione di coloro che ne hanno bisogno. Nel lungo termine il sogno è di realizzare una bottega del terzo settore dove i nostri ragazzi trovino il giusto spazio, lavorando ed impegnandosi. Nel frattempo, a breve ci doteremo di una sede nei locali della scuola primaria di piazza Garibaldi a Comunanza, dove organizzeremo pomeriggi inclusivi per ragazzi diversamente abili e non, e per cui stiamo cercando volontari che possano darci una mano, per noi fondamentali».
Quale miglior occasione, dunque, per fermarsi un attimo a riflettere. Facendo del bene, al tempo stesso. Aspirazione massima per ogni essere umano degno di essere chiamato tale. Se poi tempo e distanze non lo permettono, poco male. Si può rimediare. Pasqua arriva ormai tra una settimana. Se vi capita di incontrare il fatidico banchetto o più semplicemente di trovare in vendita un uovo di cioccolato con la scritta Aniep, non pensateci su due volte: acquistatelo. Per riassaporare il valore di un gesto vero.
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