Samb, quante ne ha indovinate Palladini: da Lonardo a Zini e Paolini per finire con Chiatante

VITTORIA DEL CAMPIONATO che forse più delle precedenti porta la firma di "Re Ottavio IV" autore di cambi di modulo e di ruoli per i propri calciatori che nessuno si aspettava
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Gigi Traini, Stefano De Angelis, Vittorio Massi, Giuseppe Marzetti festeggiano la vittoria del campionato

 

di Pier Paolo Flammini

 

Coesione, gruppo, grinta. Queste erano le principali caratteristiche del Palladini allenatore riconosciute a San Benedetto dopo le vittorie nei campionati del 2013 e del 2016. Il proverbio “non c’è due senza tre” ha convinto il presidente Vittorio Massi, un anno fa, a rivolgersi proprio a Palladini, un po’ a sorpresa, perché Re Ottavio IV negli ultimi anni aveva allenato a Porto Sant’Elpidio, in Promozione, anche per motivi personali.

 

Ma la stagione per la Samb virtualmente conclusa con la vittoria di Teramo, anche se mancano due partite di campionato e poi la coda della poule scudetto a partire dal girone con Livorno e Forlì, ha fatto conoscere forse un Palladini diverso. Soprattutto nell’ottenere il massimo dai calciatori impiegati in inattesi.

 

Si è iniziato ovviamente dalla quarta giornata di campionato, quando la Samb abbandonò il 4-3-3 programmato in estate per indossare quello che secondo Palladini è stato il “vestito adatto” alla formazione, ovvero il 4-2-3-1. Con Lonardo a supporto di Eusepi e, sugli esterni, Kerjota e Baldassi nella prima occasione poi, più di frequente, Battista. Lonardo (impiegato in quel ruolo dal vice Mancinelli nella finale play off de L’Aquila della stagione precedente) ha ripagato con gol spesso di buona fattura per tutto il girone di andata (8) prima di essere ceduto dietro moneta sonante all’Atalanta, dove ha giocato con la seconda squadra in Serie C.

 

Ma la vicenda Lonardo, forse la più vistosa, non è stata l’unica. Sempre nella partita contro L’Aquila il lancio di Lonardo ha liberato un posto per un altro over tra difesa e centrocampo, e la scelta di Palladini è stata quella di impiegare Zini come terzino destro. Arrivato come centrale difensivo, suo ruolo fino alla scorsa stagione, Zini ha garantito con la sua fisicità una supremazia sulla corsia destra di cui ha beneficiato per primo Kerjota (non a caso il suo primo gol arrivò proprio in quella partita).

 

E quando Zini ha sofferto qualche acciacco fisico, ecco la terza invenzione: Paolini terzino sinistro. Il giocatore sambenedettese, conosciuto per lo più come centrocampista offensivo, ha poi mostrato doti notevoli anche nel nuovo ruolo, con un contributo decisivo nella parte finale del torneo dopo il periodo di flessione della squadra.

 

Non è finita qui: chi aveva immaginato di vedere Chiatante esterno offensivo? Il giovane brindisino (come l’amico di sempre Orfano e Guadalupi) aveva giocato prevalentemente come terzino destro, anche se forse per caratteristiche è un classico quinto destro di centrocampo in un 3-5-2. Ma l’incastro degli under ha suggerito a Palladini di impiegarlo come esterno sinistro offensivo, a partire da L’Aquila: e lui ha ripagato con il primo gol della vittoriosa trasferta abruzzese. Reimpiegato ad Avezzano e poi a Senigallia, qui si è ripetuto con una marcatura pesante e bellissima.

 

Come sintesi finale probabilmente va messa la soluzione che a Teramo ha cambiato il corso della partita: il passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-1-2 (poi 3-4-3) a gara in corso, con Chiatante spostato dalla sinistra dell’attacco alla destra del centrocampo e Zini da terzino a terzo centrale.

 

Insomma, se, per ammissione dello stesso Palladini, con la società rossoblù si parlerà del futuro a partire dalla prossima settimana, è certo che le scelte prese in questa stagione hanno dato un contributo importante, se non fondamentale, alla vittoria del campionato.



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