di Maria Grazia Lappa
I parchi e i viali della Rimembranza sono luoghi simbolo, istituiti per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e che oggi rischiano di essere dimenticati e abbandonati al proprio destino, a causa di una società distratta, che dimentica facilmente il passato. La Prima guerra mondiale, la Grande guerra, come fu ribattezzata, fu un evento catastrofico che lasciò dietro di sé milioni di morti. A Castel di Lama furono 30. Il numero va considerato con la realtà del tempo, caratterizzata da poche famiglie.
Anche a Castel di Lama fu lanciata l’idea nel 1922 di piantumare un albero, una palma europea, per ogni caduto, creando così un ambiente verde in memoria di chi aveva dato la vita per la Patria. Un luogo simbolo di ricordo e onore, ma che nel corso del tempo è stato abbandonato e trascurato. Ne abbiamo parlato con un ex amministratore, Pio Silvestri, che quando è stato assessore ai lavori pubblici si era prodigato per il recupero del luogo.
Silvestri, il prossimo anno, a maggio, trascorreranno 100 anni dalla realizzazione di questo viale, cosa ci può raccontare?
«Il 30 maggio del 2026 saranno trascorsi 100 anni dall’inaugurazione e il completamento di questo parco costruito con tanti sacrifici, stiamo parlando dell’Italia del dopo guerra, dove c’era tanta povertà. Nel 1923, una legge rese obbligatoria la realizzazione di questi spazi urbani. Il progetto è andato avanti per anni, si erano stabilite delle commissioni, nel nostro Comune ne fecero parte Nazzareno Feriozzi, ferito di guerra, che successivamente morì a causa delle conseguenze di una pallottola, due maestre: Linda Calendi e Ida Virgulti. Nel 1925 furono stanziate le ultime mille lire per acquistare 30 palme, per ogni caduto».
Palme che oggi non ci sono più.
«Purtroppo alcune amministrazioni non hanno speso un centesimo per la disinfestazione delle palme dal punteruolo rosso, infischiandosene del significato che rappresentavano. Quando sono stato assessore questo viale è stato restaurato, ho rifatto i muretti con il travertino, l’illuminazione e sono state apposte nuove targhe con tutti i nomi, non capisco il motivo di tanta incuria negli anni a seguire. Il mio intervento può essere criticato, ma mirava al recupero e al rispetto. Ogni palma rappresenta il sacrificio di quei giovani, la fede che hanno avuto per la Patria, giovani che sono morti per noi. Questo viale contava 30 palme europee, non è rimasto nulla.
I soldati non fecero ritorno a casa, c’era povertà, il paese era in ginocchio e nessuno si sarebbe sognato di sopportare la spesa per riportare la salma. Ricordo da bimbo il giorno della commemorazione dei morti, le vedove, i familiari che, con devozione, venivano qui a deporre i fiori, piegati da un dolore, che era forte, vivo. Ogni palma infatti aveva sul tronco una targa su cui era inciso il nome del “Caduto”, tra cui Mario Robert, marito di Luigia Spalazzi, che donò la terra per la realizzazione del viale. Trenta persone che hanno rinunciato alla loro vita per noi, per garantirci un futuro migliore».
Questo luogo è stato stravolto.
«Distrutto. Era fatto da mattoni ad angolo, una lunga merlatura, sul tronco delle palme le targhe di ferro smaltate, tutto distrutto, saccheggiato, devastato non so neanche se è stata fatta denuncia di quanto accaduto. Quello che fa riflettere è che si è distrutto un patrimonio pubblico e nessuno ha alzato un dito. Sono stati sfondati i fanali che illuminavano le targhe e le stesse vandalizzate e addirittura rubate. L’inaugurazione del viale fu fatta il 30 maggio del 1926 alla presenza di tutti gli alunni della scuola e di Enrico Roncalli Benedetti. Il parco era stato realizzato a spese comunali, un paese si era sacrificato per erigere questo monumento a ricordo».
Che cosa si aspetta per il futuro?
«Che per il prossimo anno, per il Centenario, si restituiscano dignità e valore ad un luogo simbolo della memoria del nostro territorio. Un paese senza storia non ha futuro».
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