I deputati marchigiani del Partito Democratico, Augusto Curti e Irene Manzi, annunciano la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Piantedosi «per fare piena luce su quanto avvenuto ad Ascoli, dove Lorenza Roiati, imprenditrice e titolare di una panetteria, è stata oggetto di un doppio intervento delle forze dell’ordine e di un’identificazione in seguito all’esposizione di uno striscione antifascista nel proprio esercizio commerciale».
«Lo striscione era stato esposto, come ogni anno, in occasione della Festa della Liberazione – continuano -. Un gesto simbolico e coerente con i valori fondativi della Repubblica, che tuttavia ha portato a una inspiegabile attività di accertamento da parte delle autorità locali. Prendiamo atto delle parole del Questore ma è doveroso chiarire per quali motivi un atto perfettamente legittimo e in linea con i principi costituzionali sia stato oggetto di attenzione da parte delle forze dell’ordine, fino al punto di identificare una cittadina che ha semplicemente scelto di esprimere un valore fondante della nostra democrazia: l’antifascismo. Chiederemo al ministro Piantedosi se esistano disposizioni o direttive che giustifichino interventi di questo tipo».
Sul caso è intervenuto anche un altro parlamentare marchigiano, il senatore ascolano dei 5 Stelle Roberto Cataldi
«C’è qualcosa di profondamente inquietante nell’episodio accaduto nella città di Ascoli Piceno – spiega -. Quando la memoria resta viva, diventa bersaglio. E così nel pomeriggio un uomo si è sentito nel diritto di scagliarsi contro quello striscione, strappandolo con violenza. Un gesto simbolico, una ferita alla coscienza collettiva. Esprimo la mia piena solidarietà a Lorenza Roiati, che con dignità e coraggio ha saputo incarnare, in un gesto semplice, il significato più profondo della memoria democratica».
«Si tratta di una vicenda che lascia intravedere una tensione più profonda: quella tra il bisogno di libertà, radicato nella nostra coscienza, e un pericoloso bisogno di controllo, che teme la memoria perché teme una verità che non si può cancellare – continua Cataldi -. Non è un episodio da sottovalutare, perché ogni tentativo di cancellare, reprimere o intimidire chi custodisce la memoria rappresenta una minaccia silenziosa alla coesione sociale e, con essa, alla tenuta stessa della democrazia».
«Serve una presa di coscienza collettiva per riaffermare i principi costituzionali e ribadire con forza che la libertà non è una concessione del potere, ma un diritto imprescindibile in una società che vuole definirsi democratica – conclude -. Che si abbia un pensiero di sinistra o un pensiero di destra, poco importa. Ciò che conta è condividere i valori costituzionali e democratici. E se davvero amiamo la Costituzione, non possiamo non riconoscere che la nostra è una Costituzione antifascista e che dovremmo ammirare chi ancora oggi ha il coraggio di ricordarlo».
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